tag:blogger.com,1999:blog-20456905941546423342024-02-21T14:09:55.155+01:00Uno indietro per umiltàSaper essere banali al momento giustoBugshttp://www.blogger.com/profile/05414116432756053418noreply@blogger.comBlogger117125tag:blogger.com,1999:blog-2045690594154642334.post-23655796115566505092015-12-16T16:51:00.000+01:002015-12-16T17:49:23.184+01:00Cose che mi aspetto dalla Forza che si sveglia<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://www.telegraph.co.uk/content/dam/film/starwarsforceawakens/forceawakens4-xlarge.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://www.telegraph.co.uk/content/dam/film/starwarsforceawakens/forceawakens4-xlarge.jpg" height="180" width="320" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Nel caso viviate in una caverna e che l'unica pagina di internet che potete vedere sia questa, oggi esce nelle sale di mezzo mondo il settimo episodio di Star Wars, il primo ad uscire nell'era del social network pervasivo. Per quelli che, come me, han la pelle d'oca da <i>Chewie, we're home</i> e che devono attraversare il lungo deserto degli spoiler fino all'oasi della loro prima visione, ecco un piccolo decalogo (tanto piccolo da essere un quatercalogo) su come arrivare in sala nel miglior stato mentale possibile (ovvero le cose che mi sto raccontando per ingannare la tensione dell'attesa)</span></div>
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<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><br /></span></div>
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<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">1. <b>Remember Episode 1?</b> Ecco, episodio 1 si può annoverare tra i dieci film peggiori di sempre, tuttavia la bruttezza è anche negli occhi di chi guarda, occhi che si aspettavano il film del millennio, gli stessi che hai tu ora. Non c'è film che potrà mai pareggiare le nostre aspettative.</span></div>
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<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">2. <b>Episode 5 ci ha già insegnato tutto della vita</b>, dunque non mi aspetto, e non dovresti nemmeno tu, che J.J. <i>Flare</i> Abrams mi insegni altro. Da lui mi aspetto un buon prodotto di intrattenimento, con buchi nella trama che diano ai nerd (quelli originali) di tutto il mondo di che discutere per i prossimi 30 anni.</span></div>
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<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><br /></span></div>
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<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">3. <b>Gli spoiler non possono scalfire il nostro spirito.</b> È chiaro che, da qui a quando vedrete il film, vi imbatterete in qualcuno che è andato alla proiezione mattutina del 16 dicembre. Costui vi apparirà sulla timeline come l'angelo della morte ed esprimerà un giudizio su quanto avrà appena visto. Quel giudizio vi sembrerà uno spoiler, voi lo odierete. Col senno di poi capirete che in fondo non era così importante. È pur vero che la prima volta che abbiamo sentito <i>No, I am your father... search your feelings, you know it is true</i> abbiam pulito i pavimenti con il mento per una settimana, ma è anche vero che i due terzi di quelli che si stan preoccupando tanto degli spoiler han vissuto quel momento sapendo già cosa stava per accadere... e l'hanno adorato comunque. Anche dal punto di vista delle emozioni, se J.J. <i>Occhiolino</i> Abrams non si smentisce, son sicuro che sarete abbastanza immersi nella visione da esservi dimenticati degli spoiler. Infatti son abbastanza certo che, alla prima apparizione di Han Solo, vi sentirete esattamente come alla fine del trailer.</span></div>
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<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><br /></span></div>
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<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">4. <b>Mark Hamill</b>. Sempre sia lodato. Tuttavia è innegabile che la sua vocazione non era certo quella di far l'attore. Quindi più che un'aspettativa è una speranza, la speranza che Mark Hamil compaia il meno possibile e non parli.</span></div>
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<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><br /></span></div>
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<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Insomma, la trilogia originale difficilmente può essere superata, coi prequel non ci son nemmeno lontanamente andati vicino e non credo che i sequel possano fare di meglio (cioè, ovviamente saranno meglio, ma non supereranno la trilogia originale), se non altro perché non ho più 5 anni, non sto scoprendo per la prima volta quel mondo. Tuttavia mi aspetto un film che mi faccia divertire, che forse ripercorrerà un po' di cose già viste in precedenza (come pare dal trailer), ma che finalmente tornerà a lasciare un po' di mistero, un po' di senso di incompletezza, di quella effimera, indefinibile. Insomma, mi aspetto che torni un po' di fascino.</span></div>
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<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><br /></span></div>
<blockquote class="tr_bq" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><i>Now it's on you, J.J.</i></span></blockquote>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
</div>
Bugshttp://www.blogger.com/profile/05414116432756053418noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2045690594154642334.post-72266274659885876442015-04-15T12:03:00.000+02:002015-04-15T12:04:59.376+02:00Lettera aperta a Fabio Tortosa<div style="text-align: justify;">
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<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">Caro Tortosa,</span></span></div>
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<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">quella notte
non ero alla Diaz, non ci siamo mai incontrati e, francamente, spero la
cosa non cambi mai. Ha avuto ragione su molte cose, ci sono in effetti
due verità, una processuale e quel che è successo. Riesco perfino a
comprendere il suo "lo rifarei 1000 volte", sapendo che l'ha già fatto
1000 volte.</span></span></div>
</div>
<div>
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">Lei nella vita esegue ordini, lo fa per gli
ammirevoli motivi che ha elencato, li stessi di chiunque faccia un
qualunque lavoro. I suoi ordini, quella sera, erano di mandare un
messaggio. I suoi ordini erano di colpire un movimento ormai finito con
violenza fisica e psicologica, voi quella sera eravate lì per
terrorizzare. </span></span><br />
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><br /></span></span></div>
</div>
<div>
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">Ci siete riusciti, protetti
dall'impossibilità di venire identificati, in un gruppo senza volto che
fa del cameratismo omertoso il suo baluardo ogni volta che, tra le varie
rapine in casa di cui vi occupate, decidete di esprimere quel lurido
fascismo che vi portate dentro. È vero, non tutti i poliziotti sono
fascisti, solo quelli che si notano. Se ci pensa è anche normale, tra la
puzza e tutto quell'ostentato machismo, tra le teste rotte e le
sospensioni occasionali ed arbitrarie dei diritti democratici, è facile
capire come il poliziotto fascista venga notato più di un poliziotto
qualunque. Ma l'omertà è totale, resta da capire se siete solo voi,
luridi fascisti, a coprire le voci della gente per bene con il vostro
baccano o se questa gente per bene, più semplicemente, stia solo
rimanendo zitta. Spero tanto nella prima, perché una persona per bene
non sta zitta davanti all'ingiustizia.</span></span><br />
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><br /></span></span></div>
</div>
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<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">Non le scrivo per
essere a mia volta un fascista della rete, ne sto vedendo fin troppi sui
siti di informazione. Loro, come voi, sfogano la frustrazione di una
vita meschina con la violenza, in questo caso verbale. Le scrivo per
dirle che immagino quanto lei ed i suoi amichetti vi siate sentiti degli
eroi. Avete espugnato una scuola, piena di pericolose persone intente a dormire in maniera minacciosa, li avete massacrati nel sonno, inseguiti nei
corridoi, resi inermi, picchiati, protetti dalla catena di comando
criminale che vi ha ordinato di farlo. Avete fatto loro dimenticare di
poter esser protetti dai loro diritti, li avete ridotti male, molto
male. Quelli che si reggevano in piedi li avete torturati nel vostro
carcere, privati del sonno e dei più fondamentali diritti, avete fatto
loro dimenticare che esiste una società e che quella società esiste per
proteggerli. Ah, quanto vi sarete sentiti eroici, potenti.</span></span><br />
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><br /></span></span></div>
</div>
<div>
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">E
immagino che pure ora, con quelle sue frasi da vero uomo che non
mostrano nemmeno l'ombra di pentimento per essere un bestia rabbiosa, si
stia sentendo un vero duro. Le riconosco la furbizia di aver aspettato
la fine del processo per dire al mondo che l'eroe è lei, non c'è momento
migliore per essere dei veri duri di quando la cosa peggiore che le
potrebbe mai capitare è di ricevere uno scappellotto da uno che si
chiama Angelino Alfano.</span></span><br />
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><br /></span></span></div>
</div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">Lei è un criminale, uno sgherro
sottopagato di nemici della democrazia, la sua vita fa schifo perché in
quella scuola ci è entrato, non si è risparmiato, ci sarà già entrato
1000 volte da allora e 1000 altre ci rientrerà. Protetto dal suo branco
di sgherri senza volto, dal suo sindacato fascista e dalla convinzione
di non essere proprio lei una delle più grandi minacce al Paese. Le
scrivo per dirle che è un vigliacco, sono persone come lei che mi fan
sentire meglio con me stesso, quella calda sensazione di essere migliore
di qualcuno. Le auguro con tutto il cuore di vivere a lungo ed in
salute, in compagnia di una persona spregevole quale lei è. Non immagino
punizione più grande, visto che ha deciso di mostrare tutto sto
coraggio solo nel momento in cui era sicuro che la verità giudiziaria
non avrebbe più potuto raggiungerla.</span></span></div>
Bugshttp://www.blogger.com/profile/05414116432756053418noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2045690594154642334.post-84598997045839804942015-01-09T12:15:00.000+01:002015-01-09T12:26:23.290+01:00Matite<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://thumbs.dreamstime.com/x/bomba-della-matita-22625372.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://thumbs.dreamstime.com/x/bomba-della-matita-22625372.jpg" height="320" width="209" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Ho aspettato qualche giorno, la fortuna di non esser un giornalista o un politico è che si ha la possibilità di riflettere prima di parlare senza che nessuno te lo venga a rinfacciare. Gli avvenimenti di Parigi son agghiaccianti, un assalto folle che ha risvegliato paure, indignazioni e, di conseguenza, violenza. La propensione a parlare di guerra ha la sua prevedibilità, cionondimeno è raggelante tanto quanto gli spari dentro e fuori la redazione di <i>Charlie Hebdo</i>. In un clima simile, mi son limitato ad osservare, ad osservarci, e proverei ora a dar qualche spunto di riflessione. Tralascio ogni commento su leader di partito da singola cifra o anche meno, perchè è ovvio che finiranno a cavalcare le onde di sangue e parlarne darà loro solo la tavola da surf. E <i>Charlie don't surf.</i></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">I primi che saltano all'occhio sono quelli che invocano la pena di morte (alcuni, guarda l'ironia, parlano di decapitazione pubblica, credo che l'Isis stia raccogliendo i curriculum), tra essi anche persone non comuni, che dovrebbero quindi prestare molta più attenzione a quello che dicono, come Marie Le Pen. Altri, più moderati, si son limitati a crogiolarsi nella fantasia di poter torturare i folli autori di questo massacro, ad esempio strappando la pelle dalle loro carni, spargendoci sale e lasciare che gli avvoltoi facessero il resto. Son contento che esista facebook, perché tutte queste cose posso leggerle insieme al vostro nome, sapendo bene dove abitate, vedendo le vostre foto con cuccioli di beagle che un giorno probabilmente sodomizzerete dopo aver aperto la testa al nipote della vostra compagna accanto a voi ed averci cagato dentro. Sono contento di poterli identificare con quasi certezza, così so di dover cambiare strada se li incrocio e so di non dover mai e poi mai prendere un aereo con loro. A queste persone manca solo un fucile per aprire il fuoco sui vignettisti di domani.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Poi ci son i <b>#JeSuisCharlie</b>, curiosamente alcuni sono Charlie E si sanno inventare modi creativi per far soffrire i terroristi una volta catturati. Che poi, ripensandoci, pensate veramente che la minaccia della morte o della sofferenza possa essere un qualche deterrente per folli assassini? Comunque, torno al popolo degli hashtag. Lo so, si dice per solidarietà, siamo Berlinesi, siamo Newyorkesi, siamo Norvegesi, siamo Londinesi, siamo Giapponesi e ora siamo Charlie (ma non lo dite troppo ad alta voce agli americani). Ma, contrariamente agli altri casi e alle altre tragedie, questo essere Charlie è meno appropriato.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Non siete Charlie, nessuno di voi lo è e smettete di offenderli. Non siete per la libera irriverenza verso qualunque cosa, soprattutto la religione e soprattutto in Italia. Molti di voi han impiegato un considerevole numero di ore di veglia per dedicarsi al sistematico, a suo modo violento, attacco verso quel tipo di satira. E se non vi siete ancora riconosciuti, basta sostituire <i>Dio</i> con <i>Pino Daniele</i>. Voi, come chi scrive, in buona approssimazione non sapete un cazzo di quel giornale e non ne condividete la propensione al disrispetto. È rivoltante vedere persone che sono state, o che saranno di nuovo, tanto violente nel difendere cose inutili per loro e per l'uomo invisibile che venerano, come il crocifissio in un'aula scolastica, cucirsi addosso la veste del vignettista caduto per onorare il ruolo del satiro e cullarsi nell'autocompiacimento per la propria mai dimostrata sensibilità. È vero, preferisco questo tipo di violenza alle pallottole perché tra il vostro fondamentalismo e il vignettista crivellato non c'è solo un fucile, vi serve anche lo squilibrato. Tuttavia, prima o poi, lo squilibrato arriva e uccide 77 ragazzi in Norvegia.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Arrivo così all'ultima riflessione: la sfiga del mondo è stata che gli attentatori erano musulmani. Un'immagine che si è incastonata così bene nel mosaico che abbiamo contribuito a costruire che ci ha impedito di guardare a noi stessi, che ci ha spinto un pochino di più verso l'intolleranza, verso il livello degli attentatori. Perché il problema è la religione per come viene vissuta. Io, l'avrete capito, non sono religioso, non ho quel bisogno di rivolgermi a qualcosa di onnipotente e dentro di me non capisco come nessuno si sia ancora accorto che nessuna preghiera sia mai stata ascoltata. Tuttavia non ho nessun pensiero se qualcuno vuole esprimere tale bisogno. Inizio a diventare ostile se quel bisogno inizia a diventare legge e intolleranza. La religione deve essere un fatto privato, altrimenti la difesa della stessa diventa solo una diversa sfumatura di fondamentalismo, diventa una diversa sfumatura della stessa violenza. Il mosaico che fissiamo mentre intorno a noi sgozziamo i bebé, ci farà parlare di cose pittoresche come il crocifisso, il presepe e tutte quelle cose insignificanti se rapportate all'essere onnipotente che credete di difendere. Non ci farà parlare, per esempio, delle coppie omosessuali che vorrebbero non doversi andare a cercare i diritti altrove, non ci fan parlare dell'adolescente gay che viene picchiato dai buoni cristiani della sua classe e che passa il tempo a sentirsi dire che Dio, in cui magari crede, lo manderà all'inferno per il suo amore e questo lo porta al suicidio. Sono solo due esempi di diverse sfumarure della stessa violenza che crivella i vignettisti. Una violenza perpetrata senza bisogno di essere pazzi e senza venir mai identificata come tale. E questo, vaffanculo, fa più paura di tutto.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><br /></span></div>
<blockquote class="tr_bq" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: x-small;"><i>Se c'è, come voi dite, un Dio nell' infinito, guardatevi nel cuore, l' avete già tradito</i></span></blockquote>
Bugshttp://www.blogger.com/profile/05414116432756053418noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2045690594154642334.post-29479767691307674662014-11-14T02:16:00.002+01:002014-11-14T02:17:06.026+01:00Agili idee per i prossimi servizi del TG4<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Se non vi hanno privato dei vosti organi sensoriali dovreste tutti sapere che qualche giorno fa l'umanità è riuscita in qualcosa di impressionante: colpire un proiettile con un proiettile più piccolo sparato una decina di anni fa. O, come ufficiosamente viene chiamato, NASA ce lo dovete puppare duro. Tralascio il nocciolo della questione, che in fondo ne avrete letto in lungo ed in largo, attenti e curiosi come solo i miei lettori sanno essere e mi concentro sulle frivolezze della vita. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Il Tg4 ha pensato bene di fare un servizio anticonformista. Il video, se l'ho visto pure io l'avete visto pure voi, non sto a riassumerlo, sta <a href="http://www.dailymotion.com/video/x29zzbh_scienza-questa-sconosciuta-il-tg4-e-rosetta_fun" target="_blank">qua</a>. Dunque ho pensato di dare qualche spunto ai redattori per riempire quei fastidiosi ultimi minuti del TG che non sai mai cosa dire, tipo l'imbarazzo dei saluti ad una festa troppo numerosa.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Cose che la scienza, vecchia troia, ha rovinato al bambino ritardato che si annida, superbo, in ognuno di loro:</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><i>Le stelle cadenti non esaudiscono desideri, perché sono, in sostanza, rifiuti dello spazio (o nostri, dallo spazio) che si inceneriscono cadendo. Esattamente come i tuoi desideri.</i></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><i>L'arcobaleno è un effetto ottico, dovuto all'acqua e no, non è il TomTom per la pentola d'oro degli gnomi. </i></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><i>Non esistono gli gnomi. E chiamarli così è offensivo.</i></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><i><br /></i></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><i>Il cielo è blu e le nuvole sono bianche a causa della grandezza delle particelle che li compongono, non perché il gigante dentro il cui occhio noi viviamo ha la congiuntivite.</i></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><i><br /></i></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><i>I tramonti sono più romantici tanto più c'è inquinamento, per il motivo di cui sopra.</i></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><i><br /></i></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><i>I tuoni non sono il diavolo che gioca a bocce con gli angeli.</i></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><i><br /></i></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><i>Pare che la Terra non sia al centro di nulla, tantomeno dell'universo.</i></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Che poi, ripensandoci, veniamo da un'epoca in cui il Ministro dell'Istruzione, Università e Ricerca diceva cose del genere</span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhDSsi0Xi0O-dFC-q-R82kET8BFAEb-ce422dB73o3z69-g5hF8B-zAOSOBaaWZ9ZMOP7-TFQ4qJ92ltWd7j8fh5Fks31pAZsz9JP-ftdZsKSIGuG6FA5q42rlGQBizWb3Gp-DQ7SHWH3U/s1600/gelmini.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="225" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhDSsi0Xi0O-dFC-q-R82kET8BFAEb-ce422dB73o3z69-g5hF8B-zAOSOBaaWZ9ZMOP7-TFQ4qJ92ltWd7j8fh5Fks31pAZsz9JP-ftdZsKSIGuG6FA5q42rlGQBizWb3Gp-DQ7SHWH3U/s400/gelmini.jpg" width="400" /></a></span></div>
<br />
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">E i telegiornali sulla seconda rete nazionale facevano servizi tipo <a href="https://www.youtube.com/watch?v=sri7N7C9N8g" target="_blank">questo</a> o <a href="https://www.youtube.com/watch?v=rB1ZygUQ3co" target="_blank">questo</a>.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">In fondo, io un miglioramento ce lo sto vedendo.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Spendo due paroline nel merito, giusto perché altrimenti è solo un post scialbo qualunque. Il costo, caro Buffa, è di un ordine grandezza superiore, quindi non oso immaginare quale tono avresti usato se avessi saputo fare il tuo lavoro. Qualcuno su internet fa pure notare che quel costo è di 3,5 euro a testa, distribuiti in 20 anni, circa 20 centesimi a testa all'anno. Il prezzo di una Goleador. Con quella Goleador hanno costruito la sonda e l'hanno spedita nello spazio dopo aver calcolato una traiettoria lunga 10 anni. Pertanto c'è pure un certo numero di persone che grazie a quella Goleador all'anno ha potuto lavorare, pagandosi un affitto, le tasse, dei beni di prima necessità. Insomma con una Goleador a testa abbiam dato ad un certo numero di persone l'opportunità di vivere. Come effetto collaterale c'è che potremmo perfino scoprire qualcosa di nuovo, qualcosa che possa aiutare l'umanità.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Che poi, personalmente, anche solo il fatto di esserci arrivati, su quel sasso polveroso, è una grande vittoria per l'umanità, capace di far grandi cose per il gusto della curiosità lavorando uniti, come comunità. Chissà che un giorno non ce ne si renda conto e si smetta di gettare via il tempo con le solite balle che ci propiniamo da decenni, iniziando finalmente ad aprire orizzonti che abbiam solo vagamente immaginato nei film.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Vi lascio, per alzar il tono da un post comunque scialbo, con le parole di uno che non si è limitato ad aver una conoscenza profonda della scienza, ma aveva pure imparato a comunicarla a dovere</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><br /></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<iframe allowfullscreen='allowfullscreen' webkitallowfullscreen='webkitallowfullscreen' mozallowfullscreen='mozallowfullscreen' width='320' height='266' src='https://www.youtube.com/embed/62xVoYeov6Y?feature=player_embedded' frameborder='0'></iframe></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><br /></span></div>
Bugshttp://www.blogger.com/profile/05414116432756053418noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2045690594154642334.post-11193606660876565012014-11-05T20:00:00.000+01:002014-11-05T20:00:20.821+01:0020 Haiku (brutti), manco fossimo su "L'Oltreuomo"<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Questa è un'introduzione, perché, prima di proporvi delle liste tristissime da cui poi prendete ispirazione per gli stati di Facebook, su l'<i>Oltreuomo</i> ci mettono sempre una breve introduzione che alle volte riesce a sollevarsi dalla mediocrità di quanto segue. Sì, avrete già capito che questo sarà un post pieno di invidia verso i redattori di un blog di successo perché riescono sicuramente a raccimolare più figa, pur scrivendo tremende banalità che non facevano ridere nemmeno quando son state pronunciate per la prima volta nel '48. Milleottocento.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">No dai, son troppo severo, alcune volte ci prendono, come scoiattoli ciechi.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Comunque, oggi ho fatto un po' di viaggio in treno perché, sapete, vado nei posti, vedo la gente. Per noia mi son messo a produrre questi 20 Haiku. Non tutti rispettano il 5-7-5, ma non siate proprio voi i nazisti della metrica, <i>santamadonna</i>.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><b>The struggle</b></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><br /></span></div>
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><div style="text-align: center;">
<i>La cosa diffi</i></div>
<i><div style="text-align: center;">
<i>cile degli Haiku sono</i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>le sillabe. Be.</i></div>
</i></span><div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><b>Formalismo</b></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><br /></span></div>
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><div style="text-align: center;">
<i>È un buon Haiku</i></div>
<i><div style="text-align: center;">
<i>se ha giuste sillabe</i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>e c'è la rana.</i></div>
</i></span><div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><b>Rilassati</b></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><br /></span></div>
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><div style="text-align: center;">
<i>Non fa ridere!</i></div>
<i><div style="text-align: center;">
<i>Non fa rima! Stai pensando.</i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>E sti gran cazzi,</i></div>
</i></span><div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><b>Trenitalia</b></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><br /></span></div>
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><div style="text-align: center;">
<i>Io sul treno</i></div>
<i><div style="text-align: center;">
<i>bloccato, luci spente.</i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>Quante bestemmie</i></div>
</i></span><div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><b>Passo io</b></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><br /></span></div>
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><div style="text-align: center;">
<i>Voi fermi al</i></div>
<i><div style="text-align: center;">
<i>passaggio a livello.</i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>Io dico suca.</i></div>
</i></span><div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><b>Bottoni</b></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><br /></span></div>
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><div style="text-align: center;">
<i>Le poesie</i></div>
<i><div style="text-align: center;">
<i>che copi in silenzio</i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>sono più belle.</i></div>
</i></span><div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><b>Reminescenze</b></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><br /></span></div>
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><div style="text-align: center;">
<i>Verso Utrecht</i></div>
<i><div style="text-align: center;">
<i>guardo la nebbia, penso.</i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>Sembra Pavia.</i></div>
</i></span><div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><b>Campanilismo</b></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><br /></span></div>
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><div style="text-align: center;">
<i>Sotto a Zwolle</i></div>
<i><div style="text-align: center;">
<i>è un'altra nazione.</i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>Il Belgio, forse.</i></div>
</i></span><div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><b>Scienza</b></span></div>
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><div style="text-align: center;">
<span style="font-style: italic;"><br /></span></div>
<i><div style="text-align: center;">
<i>Popper lo sapeva,</i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>la falsificabilità,</i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>'na gran cosa no?</i></div>
<div style="text-align: center;">
<br /></div>
</i></span><div style="text-align: center;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><b>Timido romantico</b></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><br /></span></div>
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><div style="text-align: center;">
<i>Sempreverde è</i></div>
<i><div style="text-align: center;">
<i>l'amore, sai no, cioè</i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>no, niente, vabbè.</i></div>
</i></span><div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><b>Introspezione</b></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><br /></span></div>
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><div style="text-align: center;">
<i>Penso spesso che,</i></div>
<i><div style="text-align: center;">
<i>dormissi come scopo,</i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>morirei, cazzo!</i></div>
</i></span><div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><b>Rancore</b></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><br /></span></div>
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><div style="text-align: center;">
<i>Un pugno ti darò.</i></div>
<i><div style="text-align: center;">
<i>Sì, aspetterò,</i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>io mai dimenticherò.</i></div>
</i></span><div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><b>Non fa ridere</b></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><br /></span></div>
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><div style="text-align: center;">
<i>Oltreuomo,</i></div>
<i><div style="text-align: center;">
<i>con i suoi elenchi</i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>da ritardati.</i></div>
</i></span><div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><b>Collettività</b></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><br /></span></div>
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><div style="text-align: center;">
<i>È silenziosa</i></div>
<i><div style="text-align: center;">
<i>la carrozza del rientro.</i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>Fame! È tardi!</i></div>
</i></span><div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><b>Cretino</b></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><br /></span></div>
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><div style="text-align: center;">
<i>Guardo la notte,</i></div>
<i><div style="text-align: center;">
<i>se ricambia lo sguardo,</i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>è la finestra.</i></div>
</i></span><div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><b>Interminabile</b></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><br /></span></div>
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><div style="text-align: center;">
<i>La pancia grida!</i></div>
<i><div style="text-align: center;">
<i>Ti prego, datti 'na mossa!</i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>Trenista cane.</i></div>
</i></span><div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><b>Ostilità</b></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><br /></span></div>
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><div style="text-align: center;">
<i>Soffia il vento,</i></div>
<i><div style="text-align: center;">
<i>chino mi incammino</i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>nel freddo cane.</i></div>
</i></span><div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><b>Confessione</b></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><br /></span></div>
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><div style="text-align: center;">
<i>Te ne sei accorto!</i></div>
<i><div style="text-align: center;">
<i>Sono sbagliati e poi</i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>sono diciotto.</i></div>
</i></span>Bugshttp://www.blogger.com/profile/05414116432756053418noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-2045690594154642334.post-33232074399965999132014-11-04T00:55:00.000+01:002014-11-04T01:00:29.250+01:00Intrappolato<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><i>È il momento</i>. Disse ingoiando gli ultimi calmanti della giornata sotto la tenue luce dei lampioni che, pacati, si proponevano dalle tende tirate. Pensieri felici, pensieri tranquilli. Un rituale ormai consolidato, un rituale rivelatosi sempre inutile. Come andare a messa ogni domenica.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Senza sogni si muore, lentamente, il corpo ha bisogno di ricaricarsi, un riavvio cerebrale necessario, manco fossimo un'avanzata versione di Windows Vista. Ne era ben consapevole, per questo si forzava, nonostante tutto a rinchiudersi nella sua personalissima prigione ogni notte. Per sopravvivere. Letteralmente.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Il torpore, i muscoli rilassati, la mente sempre meno vigile. Un dolce scivolare nelle fauci del diavolo. <i>Dannazione, qualunque cosa accada so che non è reale, è solo un sogno. Solo un sogno</i>. Era sempre quello il suo ultimo pensiero, tutte le notti. A volte funzionava, la pratica aiuta a riconoscere il vissuto quando lo si rivive nella propria testa e, all'occorrenza, a saperne prendere le distanze. <i>Non importa quanto realistica possa essere un'immagine, una parte di me è consapevole che io lì non c'ero, io questo ho solo immaginato di averlo vissuto e ora sto solo riproducendo quell'immagine artefatta, t</i>rasmessa dalla più potente scheda grafica in circolazione<i>. Svegliati, non sei costretto a rimanere in quella casa. Svegliati.</i></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Aprì gli occhi, cercando riferimenti di realtà, un appendino, la sua lampada, i lampioni, quella sensazione spiacevole sul collo tipica del sudore. Il battito torna normale, il fresco del frigorifero va ad infrangersi sulla calura corporea appena sprigionata. T<i>anto vale riposare un po'</i>, in un perenne dormiveglia in attesa della routine.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Ma non è mai così semplice, dopo settimane di prigionia, spolpato di ogni vigore emotivo, il cervello si spegne di nuovo, soffice tra i cuscini. Non è qualcosa di vissuto o immaginato, è qualcosa che sta accadendo ora. <i>Non è reale. O quel telefono squilla sul serio, sarà meglio alzarsi</i>. No, non ce la faceva proprio a forzare se stesso ad uscire da un incubo in divenire, pur consapevole che quella era l'unica altra opzione, una volta addormentato. In isolati momenti, tuttavia, si rendeva conto di vivere situazioni che potevano essere piegate al suo piacere e volere, che non necessariamente doveva subire quelle sbarre. Come criminali che riescono a reinventarsi secondini, riusciva sporadicamente ad esser padrone di quel sogno, a piegare il tormento in qualcosa di diverso, financo sadica vendetta verso quel diavolo. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><i>E se fossi in realtà sveglio?</i></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Questo lo tormentava, in quei sogni che cominciavano con un suo risveglio e terminavano con il consolidato rituale di cui sopra. Il dubbio, non c'è nulla di più logorante. Erano immagini ed azioni assurde, ma ragionevoli. La sua condanna per un crimine non commesso era questa: trascorrere la giornata come un passeggero, incerto se ne fosse padrone o semplicemente spendesse il tempo a sbirciare sotto la sottana della vita. I sogni erano la prigione della sua mente, a prescindere dallo stato di veglia. Lo erano sempre stati, da aspettativa irraggiungibile dalle miserie della realtà a cinico, per nulla distaccato, sguardo su ogni possibilità passata e presente. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Un inferno tanto personale, tanto consapevole della propria deflagrante potenza da rendere ogni altro problema piccolo, insignificante. Come se l'esperienza dell'orrore, con il suo traumatico bagaglio, i dubbi, le insicurezze, potesse in fondo dare quella spinta a riprendere a dar calci nelle palle della vita.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">In quel momento si risvegliò, sudato. E andò a riaprire il frigorifero.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><br /></span></div>
<blockquote class="tr_bq" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><i>I'll see you in the next life, wake me up for meals</i></span></blockquote>
Bugshttp://www.blogger.com/profile/05414116432756053418noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2045690594154642334.post-80999171504871997212014-10-28T00:24:00.001+01:002014-10-28T14:22:18.254+01:00BOOM. Di esplosioni, soluzioni e genuina felicità.<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">Provate mai la sensazione di essere sul punto di esplodere? </span><br />
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><br /></span><span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">Sapete, dopo lunghi periodi della vita in cui mi crogiolo in frivolezze e velleità, sospingendo la mia mediocrità da casa al lavoro, nel presunto eroico tentativo di vivere le due o tre vite che mi son cucito addosso, consapevole di non essere nemmeno lontanamente vicino al potenziale sporadicamente espresso, mi ritrovo nei pochi metri quadri che chiamo casa ad osservare i topi che si litigano l'insalata sul pavimento da qualche giorno. Faccio solo questo, li guardo sguazzare nelle macchie di vino e birra misto a cenere e rifletto sulla pochezza di una simile esistenza. Lontano da ogni cosa che ho sempre definito casa, immerso in quella che si presuppone essere la vita che mi costruisco.</span><br />
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><br /></span><span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">Ecco, quello è il punto, il momento in cui esplodo di voglia di vivere. Quello è il momento in cui apprezzo il soprendente ardore vitale che mi pompa il sangue nelle vene, attiva milioni di idee nel mio cervello, rivalutando, analizzando, risolvendo ogni singolo problema che ho affrontato e che potrei mai dover affrontare. Non è questo, sia chiaro, questo è il momento in cui verso del vino rosso e riempio la stanza di fumo e B.B. King. Questo potrebbe essere tranquillamente annoverato tra i momenti descritti nel primo capoverso. Sempre che capoverso sia la definizione adatta. Non sono nemmeno così sicuro. Ma siam qui mica per prenderci sul serio, per dio, state cazzeggiando su internet.</span><br />
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><br /></span><span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">La verità è che se non scrivo non sugello la gioia di vivere in qualcosa che un giorno posso andarmi a riguardare, ricordando ogni commento, discussione e dialogo che queste poche righe potrebbero mai suscitare, soprattutto se non produrranno nulla da ricordare. Perché sempre di gioia in fondo si tratta, per quanto miserabile possa essere lo stato d'animo lasciato trasudare, non c'è nulla che in fondo mi dia più piacere di vedere la pagina riempirsi, inseguendo le dita via via più agili, aggrovigliandosi in una metadescrizione dell'attimo. Più che il vibrare delle corde sotto l'archetto, più dell'adrenalina di infilare dei guantoni e provare a sopravvivere alcuni minuti di fronte a qualcuno ben più preparato ed in forma di te e sì, a volte pure più della sicurezza che l'equazione tanto sudata si sia rivelata corretta.</span><br />
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><br /></span><span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">Sinistro, destro, evita il sinistro di risposa, colpisci il mento e scaraventa ogni violenza accumulata su quell'unico, liberatorio, gancio appena sotto le costole. Sinistro in allontanamento, non deve capire nemmeno da che parte sei andato. Respira.</span><br />
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><br /></span><span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">Sarebbe dovuta essere la soluzione, fin dal principio.</span><br />
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><br /></span><span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">Esplodere dunque, apprezzare veramente ogni cosa, per quanto ben mascherata forse in un alone di triste solitudine e, ammettiamolo, genuino se pur occasionale disprezzo per se stessi. Per avere finalmente un fugace sguardo verso la lucida follia che si è contribuito a creare intorno a se stessi.</span><br />
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><br /></span><span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">Ad esempio, quando, durante il cammino, l'umanità ha deciso che le vite altrui, o ancor peggio l'immagine altrui della propria vita, dovessero avere una così ostentata rilevanza al punto da opprimere una già di suo stentata esistenza? In che momento è diventato tanto importante che persone bene o male estranee a ogni aspetto del nostro quotidiano sapessero quanto poco disgustosa sia la nostra vita? O anche che sapessero quanto lo fosse. Lavoro tanto, è giusto che la gente lo sappia. Che poi se arrivi a quantificare il tuo lavoro <i>tanto</i> direi che hai sbagliato occupazione. Faccio del bene, è giusto che la gente lo sappia. Non accetterò che qualcuno non informato possa farsi un'opinione sbagliata del mio quotidiano, non trovi interessanti le piccole avventure che decido di esporre al pubblico giudizio, non sia d'accordo con me. Non dico che sia sbagliato, mi incuriosisce il perché, una domanda forse banale di cui francamente mi sfugge la risposta, per quanto ne possa rimanere inconsapevolmente coinvolto. Che si faccia per suscitare invidia? Per un senso di giustizia verso i propri sforzi (e, di nuovo, se son <i>sforzi</i> stai sbagliando qualcosa)? Per l'approvazione di persone con cui, il più delle volte, non condivideremo nemmeno un vodkalemon annacquato?</span><br />
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><br /></span><span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">Guardiamoci in faccia, facciamo del nostro meglio, il più delle volte. Fine. Trasciniamo sollazzi spesso inutili, aspettando con quanta più dignità che morte sopraggiunga. E questa è pura, indiscriminata, felicità. Sapere di riuscire a veleggiare sospinti da quel vento e non da altri ripieghi. </span><br />
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><br /></span><span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">Per altro la aspettiamo perfino nella speranza che, dopo cotanto dolore per arrivarci, essa, l'ultimo passaggio, ne sia totalmente privo. Di dolore intendo.</span><br />
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><br /></span><span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">Farà un male cane. Fa un male cane tutte le volte.</span></div>
Bugshttp://www.blogger.com/profile/05414116432756053418noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-2045690594154642334.post-78169537919459546322014-05-22T00:36:00.000+02:002014-05-22T00:36:02.076+02:00Notturno - Biciclette<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">In quattro mura senza angoli retti ti aggiri, inquieto parli da solo, rubi sorsi dai bicchieri ormai disseminati per l'appartamento. Il pavimento inclinato, la luce del giorno che va a morire dietro il campanile. <br />Devi uscire da qui, non devi pensare. Inforchi la bici, ti fai scivolare addosso le luci di una città senza motivo in festa, la fresca aria di metà maggio ti culla nel tuo fumare come una locomotiva in salita. Non provi più quel disgusto sulla pelle verso quella società ipocrita che ti circondava, no, ora è qualcosa di viscerale, qualcosa che ti porti dentro perché con quelle immagini, quegli esempi, tuo malgrado, ci sei dovuto crescere. Quegli esempi ti sono entrati dentro, ti han scavato solchi che hai imparato a non voler superare o per lo meno a provarci, solchi che ti permettono di riconoscere tali esempi, solchi che ti ricordano di aver il controllo.<br /><br />Fiancheggi il canale, file di alberi ordinati, innaturali, ti passano silenziose dalla parte opposta, accartocci la lattina che ti ha fatto compagnia fino a poco fa, la butti nello zaino aperto per prenderne un'altra, cerchi di non pensare, ma quei solchi ti si riaprono addosso. Come se gli ultimi anni non fossero stati che un vestire la maschera di chi si sa integrare, di chi sa accettare l'errore reiterato altrui. Forse qui stai meglio davvero, se non fossi obbligato per scelte e sfortuna a dover sempre guardare al punto da cui arrivi, alle sue contraddizioni, alla sua "bellezza nonostante". Forse solo non capisci il qui.<br /><br />Decidi di non continuare il giro, tiri dritto, ora la città sta veramente scivolando via, si aprono i prati quasi subito, il vento si fa più fresco e violento, portando odore di campi e laghi. Oscurità, vecchia compagna di silenzi, di emozioni genuine. Siamo gente che non va a votare quando dovrebbe e si lamenta per gli anni rimanenti del fatto che non possa votare. Affondi i piedi nei pedali, non hai la minima idea di dove quel muro nero davanti a te possa portarti, acceleri. Forse sei tu, forse è solo il vento. Siamo gente che le tasse non le vuol pagare perché in fondo niente di quello cui le tue tasse servono funziona a dovere. Siamo gente che ama i loop.<br /><br />Non pensare, stai andando bene, accelera. Le lattine tintinnano nello zaino semi aperto, ne sostituisci un'altra. Sudi e porti la mente sui solchi, ti si aprono più tumultuosi. I solchi sono il motivo per cui ti racconti di essere diverso. Il vento è freddo, non stai andando così forte, stai sudando per i motivi sbagliati. Controlla il respiro, riporta il cuore ad un ritmo normale, usa il cervello.<br /><br />Il muro nero si abbatte, quattro case nel niente ti dicono che è ora di girare la bici. Si, ma verso dove? In che punto posso scappare ora? Ti tocchi la tasca, nessun segnale. Poi l'altra, niente. Riguardi l'oscurità, ora carnefice del tuo smarrimento, dello smarrimento delle linee che vuoi imprimerti sulla pelle. Hai solo 3 lattine di autonomia. Siamo gente che nemmeno prova a capire qualcosa di scientifico, qualora ci sia un torbido racconto su internet che dimostrerebbe il contrario. Siamo gente cui non piacciono i fatti.<br /><br />Segui l'odore di lago, che quello di campi ti porterebbe probabilmente in un mare di merda. Sfiori le tasche, ti è sembrato di aver sentito qualcosa. Hai sentito solo il tuo fallimento nel dominare i pensieri. Ritrovi la strada, determinato, sopravviverai, ti fanno male le gambe, ma i solchi aiutano. La brezza ora ti spinge, come a dire che è ora di tornare, che sei pronto a riconoscere il lupo travestito da pecora che giustifica il sangue intorno alle sue fauci con un non ancora dimostrato "siam pur sempre umani". <br /><br />L'alba non si fa attendere, mentre bruci l'ennesimo tabacco arrotolato, la bici è stanca 3 piani più sotto. L'umanità per giustificare le proprie perverse voglie di distruggere tutto, l'essersi voluto cucire addosso l'abito di chi fa e predica la cosa giusta per far passare più inosservate debolezze sintomo di una profonda, ben radicata, crudeltà verso il prossimo. Che sia uno o l'intero sistema. <br /><br />Si chiama ipocrisia, riassunta nel fatto che sei maleducato se mastichi con la bocca aperta, quando l'alternativa è essere considerato uno con la faccia da coglione quando mastica con la bocca chiusa. Che poi è la mia dimostrazione preferita della non esistenza di Dio.<br /><br />Ti trascini nello stato fluttuante tra vita e svenimento verso il letto, ormai incapace di riconoscere cosa stia accadendo per davvero e cosa sia solo nella tua testa stanca di tener a bada se stessa. <br /><br />Quanto sei dentro le descrizioni che hai di ciò che vedi? Quanto ne sei in realtà protagonista? Quanto riuscirai a non rientrarci? Quanto ancora resisterai mentre fa giorno?<br /><br />No, tu sei diverso, tu vedi queste cose perché ne sei fuori, tu hai i solchi. Ovunque, laceranti, profondi, indelebili solchi.<br /><br />Se parlassi la lingua della gente che ho intorno sarebbe un inferno.</span></div>
Bugshttp://www.blogger.com/profile/05414116432756053418noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2045690594154642334.post-51803668587061205052014-03-12T21:28:00.000+01:002015-01-20T00:50:04.572+01:00Di imbarazzo e stanze piccole.<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://www.anlaidsonlus.it/wp-content/uploads/2012/08/sala-dattesa.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://www.anlaidsonlus.it/wp-content/uploads/2012/08/sala-dattesa.jpg" height="150" width="200" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">Sono giorni in cui <a href="https://www.youtube.com/watch?v=IpbDHxCV29A" target="_blank">un video</a>, che poi è una pubblicità, viene visualizzato milioni e milioni di volte perché sa racchiudere quell'umano imbarazzo che grossomodo tutti han sperimentato almeno una volta nella vita. Sono giorni in cui un giornale pubblica <a href="http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/03/06/sesso-a-14-anni-unadolescente-racconta-se-non-ti-fai-sverginare-sei-una-sfigata/904665/" target="_blank">storielle adolescenziali</a> che grossomodo tutti hanno vissuto o osservato almeno una volta, storielle che colpiscono giusto perché sono sul giornale, perché accadono sporadicamente qua e là nel mondo e non c'è nulla di bizzarro, ma su un quotidiano possono diventare giganti, tetre, perverse (vi ricordate <a href="http://rossaggini.blogspot.nl/2010/10/l-della-morte.html" target="_blank">il diario di Sara Scazzi</a> spiattellato in prima serata con musica appropriata? Io si, pezzidimerda). Certo, avrebbero potuto sottolineare di più che non è un'inchiesta, ma giusto il racconto di una storia, simile magari a tante, ma non a molte. Certo, avrebbero potuto fare una piccola riflessione, giusto per non essere un lancio d'agenzia ma un articolo di giornale. Ma in fondo, al di là del lavoro approssimativo della Bea, credo che più che l'imbarazzo per una storia di libertà sessuale che potrebbe avere della sociopatia dentro, se ne parli tanto perché sotto sotto una buona fetta di lettori ha gradito quel centinaio di parole che ha dato loro immagini mentali utili per i loro momenti di intima masturbazione. Perché si può fare i difensori della dignità della donna, i bigotti indignati, ma c'è una buona fetta di popolazione che non disdegnerebbe sbattersi senza responsabilità e ritegno una quattordicenne, poco importa se ci sono 30 o più anni di differenza, scoparsela perché "tanto lo vuole" è l'intimo desiderio di quella fetta ben amalgamata nella popolazione. Per questo c'è una legge e per questo non si fa educazione sessuale nelle scuole.<br /><br />Storie di imbarazzo o da imbarazzo. Pare che tirino e quindi ve ne puppate una.<br /><br />Si entra con il passo di chi è probabilmente in ritardo, un silenzio quasi religioso, ti pare quasi che i tuoi passi possano riecheggiare nei corridoi. <br />Salve, avrei un appuntamento. <br />Si accomodi prego, arriva subito.<br /><br />Si accomodi, come se fosse comodo aspettare lì. La sala d'aspetto sarà 15 metri quadri, 8 sedie blu, qualche rivista ammassata che non legge mai nessuno. Ci sono altre 4 persone già, al tuo arrivo scambi un mezzo sorriso ad occhi bassi con al massimo due di loro. Ti siedi e ringrazi di non conoscere nessuno. Ognuno cerca di evitare gli sguardi altrui, c'è solo uno che per ingannare il nervosismo osserva con discrezione ogni movimento altrui per scriverci un pezzo sul blog. La testa è sempre mezza china, lo sguardo fisso, può esserci una gamba che saltella nervosa, quello dipende dal soggetto, ma in fondo il comune denominatore sono le mani. Tutti nascondono le mani, c'è chi tiene le braccia conserte, chi le ha sotto le cosce, chi giochicchia con le punte dei capelli, chi le avvolge attorno ad un touchscreen. Te ne accorgi quando noti il tremolio nelle tue.<br /><br />I minuti si scandiscono con l'arrivo di figure differenti dal sorriso rassicurante che abbozzano nomi mal pronunciati.<br /><br />Eppure basterebbe solo iniziare ad ascoltarsi magari, quattro chiacchere sul tempo, qualcosa che ammorbidisca l'aria sopra i capi chini. <br /><br />Inizi a respirare cercando di sembrare meno nudo, la nudità di avere persone nel tuo stesso identico stato di imbarazzo ansiogeno. <br /><i>Pochi minuti e passerà tutto</i>, ti ripeti, pochi minuti e potrò alzarmi e camminare via da questa situazione in cui chiunque potrebbe migliorare le cose ma in cui nessuno, soprattutto tu, accumulerà mai abbastanza coraggio per farlo.<br /><br />È il tuo momento. <i>Dai, alzati e salutali</i>, un sorriso può far sempre bene a degli sconosciuti. Non lo fai, con lo sguardo basso sei arrivato e te ne vai allo stesso modo. Abbandoni quei 15 metri quadri di storie non raccontate e vai. Perché una volta in quei 15 metri quadri, anche se non è un'unità di crisi, è come se tutti, compreso te forse per condizionamento, avessero la faccia di chi in crisi ci entrerebbe se si dovesse aspettare oltre o peggio rimandare.<br /><br />Ripassarci davanti qualche decina di minuti dopo ti cambia lo sguardo ed il sorriso, ma quell'atmosfera di imbarazzata nudità condivisa riesce lo stesso a colpirti. Non scambi mezzo sguardo e torni a cercare il sole sulla faccia.<br /><br />La prossima volta sarà più facile, la prossima volta saranno meno sconosciuti, la prossima volta, te lo ripeti, sorriderai e renderai la giornata di qualcuno più leggera per un secondo, renderai la tua più significativa per un secondo. <br /><br />In fondo basterbbe farci compagnia.<br /><br /><br />No, non è il racconto di chi va a donare sperma. Quello lo pubblico verso Pasqua.</span></span></div>
Bugshttp://www.blogger.com/profile/05414116432756053418noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-2045690594154642334.post-83595287947482360742014-02-18T22:41:00.002+01:002014-02-18T22:46:35.517+01:00Rapido<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">Avrei voluto saper scrivere poesie, invece vado solo a capo ogni tanto.</span></span></div>
<blockquote class="tr_bq">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">Il sole violento</span></span><br />
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">dal finestrino</span></span><br />
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">entra contento</span></span><br />
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">che le foto così non le posso fare</span></span><br />
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">questo è il più grande tormento.</span></span><br />
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"></span></span></blockquote>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><br />Saper scrivere poesie è quella cosa che ti semplifica la vita. Oddio, si vive anche senza, ma francamente darebbe tutto un altro tono al mio guardarmi nelle palle degli occhi col tramonto sopra la Svizzera.<br /><br />Altro viaggio che va a tramontare, altro abbraccio che urla non partire, vieni con me, altre lacrime sorridenti come nervose, sguardi abbassati dalla vergogna, dalla disumanità, dalla rabbia.<br /><br />Hai visto come con un rapido volo si possa tornare tra governi cambiati senza spiegazioni, treni lenti, spazzatura e cene sostanziose. Basta un rapido volo per fermare il tremolio, per mettere ordine, affrontare una vita lontana solo geograficamente. Basterebbero le giuste telefonate, ma anche quel rapido, indolore, volo per prendere la vita a calci nelle palle. <br /><br />Basterà.</span></span></div>
<blockquote class="tr_bq">
<i><span style="font-size: small;"><span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">Vorrei imitare</span></span><br /><span style="font-size: small;"><span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">questo paese</span></span><br /><span style="font-size: small;"><span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">adagiato</span></span><br /><span style="font-size: small;"><span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">nel suo camice</span></span><br /><span style="font-size: small;"><span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">di neve.</span></span></i><br />
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"></span></span></blockquote>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><br /><br /><span style="font-size: x-small;">Gatto.</span></span></span></div>
Bugshttp://www.blogger.com/profile/05414116432756053418noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2045690594154642334.post-17093845684438478792014-02-07T01:52:00.000+01:002014-02-07T01:52:06.237+01:00Moonlight drive<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://www.evans-politics.com/images/night-woodB.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://www.evans-politics.com/images/night-woodB.jpg" height="150" width="200" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><i>Let's swim to the moon</i><br /><br />Alberi ordinati intorno a me, malti sudati come solo un sette febbraio può regalarti. Avrei dovuto portare la giacca.<br /><br /><i>Penetrate the evenin' that the city sleeps to hide</i> <br /><br />Mi addentro, conscio di non saper ritrovare la strada. Non c'è mai stata una strada. Mi posso raccontare di avere una destinazione, quella di partenza per altro, ma non ci sono cammini, ci sono buche, sassi acuminati, umidità e mille animali invisibili intorno a me.<br /><br /><i>Let's swim out tonight, love </i><br /><br />Il bosco può farti sentire piccolo piccolo, dalla facilità con cui l'hai raggiunto non l'avresti detto, dopo <span id="goog_1922138316"></span><a href="http://rossaggini.blogspot.com/2014/02/and-i-ride-and-i-ride.html" target="_blank">quel lago<span id="goog_1922138317"></span></a> poi.<br /><br /><i>It's our turn to try </i></span></span><br />
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><i> </i><br />Mi circondo di predatori intimoriti. Fingono insicurezze, abbindolano la preda- La preda sono io.<br /><br /><i>Parked beside the ocean </i><br /><br />Sfilo le cuffie, tengo il sottofondo alla nuova sinfonia. Sinfonia svuotata di qualcosa, per colpa della mia presenza, parti dell'insieme che non si mostrano, timorose, per il mio respiro, i miei passi spaesati. L'alba è sempre vicina e io sarò sempre qui, aspettando un predatore adatto.<br /><i><br />On our moonlight drive.</i></span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<iframe allowfullscreen='allowfullscreen' webkitallowfullscreen='webkitallowfullscreen' mozallowfullscreen='mozallowfullscreen' width='320' height='266' src='https://www.youtube.com/embed/OCaDjpwuh08?feature=player_embedded' frameborder='0'></iframe></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
Bugshttp://www.blogger.com/profile/05414116432756053418noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2045690594154642334.post-57455010300021367492014-02-06T01:29:00.000+01:002014-02-06T01:29:00.878+01:00And I ride, and I ride<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://digilander.libero.it/alchemilla2008/lago%20di%20fuoco.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://digilander.libero.it/alchemilla2008/lago%20di%20fuoco.jpg" height="229" width="320" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><span style="font-size: small;">Buttiamo pesanti bracciate, implorando il fresco dell'aria, boccheggiando nel nostro lago di fuoco, in balia di correnti interne che proviamo a capire. Alle volte si arriva financo a non provare più dolore a scavare, consumandosi le carni per arrivare dall'altra parte, facendosi evaporare sudore e lacrime dalle guance nell'ennesimo vano tentativo di non inalare sulfurea rovente aria.<br /><br />La traversata nel fuoco, la prova di coraggio verso se stessi, sulla spinta di un fuoco più violento che custodiamo dentro. Un fuoco che ci spinge sulle tastiere della vita, incoscienti e solitari, come impreparati ad ogni cosa ben prevista. In buona sostanza non si sta che ricercando come andare a finire. <br /><br />Affondiamo le nostre braccia, in smorfie di dolore che a tratti si fan sorrisi nel vedere la riva avvicinarsi. Il bosco, ignifugo, circonda il lago e rimane rassicurante, quasi a sbeffeggiarci quando il nostro stile si fa più affannoso. Lui ed il suo brulicare di vitalità, il suo muschio, l'umido abbraccio della freschezza.<br /><br />Arriveremo in un altrove per renderlo qui, per rendere ogni altro altrove un lontano puntino nel lago, una bolla di lava esplosa che ci ha bruciato i capelli, nulla più. Danzeremo nella fresca notte per curare le ustioni, facendo scivolare i muri sotto le nostre ombre.<br /><br />Basta continuare a spingere con mani e braccia. Staremo bene da farci schifo.</span></span></div>
Bugshttp://www.blogger.com/profile/05414116432756053418noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2045690594154642334.post-12133521851253349522014-02-05T02:03:00.000+01:002014-02-05T02:03:05.579+01:00Bianco<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://www.independentstyle.it/public/CMS/Files/3153/bianco.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://www.independentstyle.it/public/CMS/Files/3153/bianco.jpg" height="150" width="200" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><span style="font-size: small;">Una stanza vuota, il tavolo nascosto sotto le carte, i muri bianchi ed immacolati, una sedia buttata per caso, un cavalletto, macchie sul pavimento consumato. Il sole entrava prepotente dalle ampie finestre, si diffondeva repentino in ogni angolo, fin quasi ad appiattire la scena. La profondità doveva venire da dentro. Dipingeva nutrendosi d'aria, di storie impresse in attimi rubati dalla vita, di antidolorifici disciolti in bicchieri di latte, perché la bellezza, in ogni forma, immaginata o scolpita con la grafite e il pelo di bue, avrebbe sempre richiesto il suo tributo. Il passato veniva accumulato in angusti sgabuzzini ormai pieni di polvere e minuscole forme di vita che avidamente ne erodevano i contorni. Si lasciava riempire dalla luce fin dalle prime ore, ne osservava e descriveva i giochi, cercando di carpirne i segreti, cercando di capire la notte.</span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"></span><br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><span style="font-size: small;">Osservava il bianco uniforme della propria vita con la felicità di chi ha uno sgabuzzino pieno d'acari, si immergeva nella vita come corpo estraneo, spiando, assorbendo i colori altrui, talvolta financo inquinandone l'invecchiamento. Tornava nella sua bolla di luce a vomitare dalle dita ogni fermo immagine, a curare le ferite col suo latte speciale, a stipare il suo sgabuzzino fino al limite estremo. </span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"></span><br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><span style="font-size: small;">Ogni storia ha bisogno di un motore, ogni tela di una spinta dopo i sedativi. A lui non mancava, al punto che la grande casa di vuoto ormai aveva solo quella stanza, ogni giorno senza sosta, inalando i colorati respiri della vita spiata faceva. Una rivalità, quello era il motore, una frustrazione verso chi avrebbe sempre mosso le mani sul bianco meglio di lui, verso chi non riempiva solo stanze, verso chi non creava solo sgabuzzini, verso chi non consumava la luce con gli occhi, verso chi non meritava quella luce.</span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"></span><br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><span style="font-size: small;">Sorso. </span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"></span><br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><span style="font-size: small;">Tutto si offuscava, avrebbe smesso di sporcare la luce inalata, avrebbe creato quel candore, l'ultimo, che lo circondava dentro di sé.</span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"></span><br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><span style="font-size: small;">Un pennello affilato, un pennello speciale, il pennello del riscatto, copiose macchie comparivano sotto l'impeto del suo lavoro, movimenti decisi, ad imprimere la propria libertà di essere più di chiunque, più di ogni cosa, per un'ora come per tutta la vita. Delineava contorni, sfumava luci riflesse e fatte ormai proprie.</span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"></span><br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><span style="font-size: small;">Ecco. Raggiunta quella bellezza, quella di cui per anni ha abbozzato maldestre prove ora accatastate in ogni luogo. Gli ultimi ritocchi si fanno con un sorriso. Il gran finale di un crescendo. Alla faccia di quel bastardo.</span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"></span><br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><span style="font-size: small;">Sorso. Intorpidimento. Troppe aggiunte a questo latte. Ma che colori caldi questo tramonto!</span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"></span><br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><span style="font-size: small;">I paramedici chiamati dai vicini allarmati dal cattivo odore dovettero chiamare i pompieri per aprirsi un varco tra le cataste di tele e blocchi intonsi, non sapevano nemmeno dire se ci fossero dei mobili. Lo trovarono seduto verso la finestra con l'ennesima tela bianca sul cavalletto, il viso consumato in una smorfia sorridente. Una rossa pozza secca tutto intorno a lui, adagiato sulla sedia nudo, il sole riempiva uniforme e violento ogni angolo, nessuno notò con quanta cura si era premurato che ogni schizzo sul proprio corpo fosse esattamente dove doveva essere. Di quanto armoniosa fosse la posizione del bisturi sul pavimento. Nessuno lo notò, distratti dal bianco impolverato tutto intorno a loro.</span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"></span><br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><span style="font-size: small;">Nessuno.</span></span></div>
Bugshttp://www.blogger.com/profile/05414116432756053418noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2045690594154642334.post-17165741792954263902014-01-24T22:35:00.003+01:002014-01-25T01:24:08.224+01:00I miei sogni di libertà<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://www.cronachesentimentali.com/wp-content/blogs.dir/3/files/2012/03/Il-valzer-daddio.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://www.cronachesentimentali.com/wp-content/blogs.dir/3/files/2012/03/Il-valzer-daddio.jpg" height="200" width="164" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><span style="font-size: small;">La piccola lampada sul tavolo non bastava nemmeno ad illuminare i pochi oggetti che aveva, ma tanto bastava. La penombra è un abbraccio di brillante fascino. Fuori la città addormentata stava ignara come solo la fase REM ti può rendere. Era quella convinzione, di essere l'unico sveglio in tutta la città, che lo rendeva così pacifico.<br />Cercava sovente risposte sui fondi delle bottiglie, raramente vi trovava altro che un dolce intorpedimento dei sensi e una insensata tendenza ad accentuare le emozioni, sorrisi o lacrime che fossero. Saliva lentamente di gradazione, in maniera inesorabile trangugiava malti e luppoli di vario tipo e preparazione, lasciava l'immaginazione vagare e le sue pagine bianche riempirsi di quella storia che non si sarebbe mai compiuta. <br />Qualche volta era anche solito abbandonare le quattro claustrofobiche mura del suo appartamento appena arredato per uscire, in simil pigiama sfidando le sferzate del mattino non ancora nato, e osservare dal basso quella stessa città che, già con le prime luci dell'alba, si attiverà con le sue formiche operose. Piccoli puntini che osserverà con gli occhi a mezzasta e l'alito acido di chi ha bevuto troppo la sera prima, osserverà dall'alto, dietro il vetro che lo separa dalla vita degli altri.<br /><br />Tutto quello che mi serve è una pagina bianca ed una storia da raccontare.<br /><br />Così si diceva per giustificare il suo non voler prendere parte alla follia collettiva chiamata routine, quella che da sempre aveva alimentato lo slancio creativo, la corsa al collo della bottiglia e il lento spegnimento dell'amor proprio. Un susseguirsi di eventi sempre uguali a loro stessi, la frustrazione di non poter mai, malgrado ogni sforzo, cambiare le cose. Che fosse grazie alla sua creatività o con piccoli gesti quotidiani, il mucchio di formiche operose, il giorno dopo, si sarebbe comportato allo stesso modo.<br /><br />Dunque osservava la vita da lontano, piccola e distante, si nutriva appena per sopravvivere, si attaccava al proprio intorpidimento ed immaginava. Volava col pensiero in situazioni reali ma supposte, dimostrando una chiara capacità di chiaroveggenza ad un occhio esterno. Occhio miope nel vedere che era fredda descrizione di un futuro già avvenuto. <br /><br />Scriveva, sempre delle stesse cose, di tutte quelle possibili, scriveva di ciò che il tempo aveva sgretolato e di ciò che ancora per un po' avrebbe resistito.<br /><br />Sorso.<br /><br />Formicolio tra le sinapsi.<br /><br />Era il momento di correre più veloce, di lasciare che la pagina si sporcasse, di non ostacolare la storia, identica a dieci pagine prima, diversa in tutto e per tutto. I personaggi del suo mondo supposto cercavano di venire a capo di un rompicapo truccato, lui onnipotente si sfogava giocondo nel rendere interessante la vita altrimenti patetica di ognuno di loro. Tesseva fili che tagliava con sadico potere.<br /><br />Sorso, si sale sempre più in direzione di quella esplosione tanto voluta.<br /><br />La storia da sempre supposta si era oramai delineata in un incessante battere di tasti, non restava che concludere, decidere cosa al lettore doveva rimanere di quella notte lunga giorni, ogni pedina era con sapienza stata mossa per toccare i tasti di una vita ormai lontana ma così ben dipinta. <br /><br />Sarebbe stata gioia o crudele fallimento. L'amarezza o un sorriso.<br /><br />In quel momento era finalmente padrone, in quel momento poteva smettere di bere, di cercare di offuscare la raggiunta lucidità. <br /><br />Saltò nella libertà. <br />L'impatto fu notato la mattina dopo, dal giornalaio, la prima di tutte le formiche del giorno.</span></span></div>
Bugshttp://www.blogger.com/profile/05414116432756053418noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2045690594154642334.post-48351571139176001062014-01-12T04:25:00.000+01:002014-01-12T04:25:47.090+01:00Fredda roccia<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://wallpaperart.altervista.org/Immagini/roccia_equilibrio_foto_1024x768.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://wallpaperart.altervista.org/Immagini/roccia_equilibrio_foto_1024x768.jpg" height="240" width="320" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">Perché io finisca sempre qui, lo ammetto, non lo so spiegare davvero. Mi crogiolo nel mio universo di parole a tratti ben scelte, di pensieri a tratti profondi, di equazioni a tratti eleganti, di facce gialle sorridenti, di visualizzato alle, di post scritti con le migliori intenzioni, sempre le stesse, ma che non portano più da qualche parte come un tempo. <br /><br />La verità è che queste pagine potrebbero essere la chiave, questo crogiolarsi in attesa che un'idea originale salti fuori, che si viva su quel tratto per l'ennesima volta, che quindi qualcosa, per qualcuno appollaiato sul proprio letto in attesa di finire la giornata, rimanga. Ma qui, caro sfaccendato lettore, le cose si fanno complicate, è l'ansia da prestazione che va a subentrare. Dunque, per lo stesso motivo per cui lo fai con le donne, bevi per scrivere. Esiste un limite, nel magico mondo dell'accoppiamento quel limite, il limite del <i>nonimportaquantotiimpegni</i>, è proporzionale alla bellezza del fiore che stai per cogliere, ma nella scrittura, che è un mettersi a nudo diverso ma non meno potente, è anche meno facile da individuare. Perché la proporzionalità non sta nel legame fisico o emotivo di un altro essere umano, ma nella violenza del pensiero nella tua testa, nella tua capacità di guardarti dentro, nella tua volontà di colpire il disattento lettore. <br /><br />Il desiderio che ogni interazione con queste pagine, con i pensieri, sia d'impatto assoluto verso il lettore è l'ansia da prestazione di cui sopra. Ha in alcuni casi funzionato, robe da piegare le ginocchia come un bacio ben dato, ma, appunto, non può essere a comando, non può essere sempre. Questo combattere ad ogni post contro l'anonimato può financo distruggerti, ma è lì che ti ricordi che sei una roccia, che sai navigare nella merda come nel nulla fino ad una nuova boccata dell'ossigeno caloroso del lettore. Certo, a parlare di nulla finisci per passare per <i>uno di quei giornalisti di Rolling Stones</i> (scusami, dovevo), ma son anche i rischi del nulla, che la merda è facile da spalar via, sei una roccia, lo sei da un po', sia bene come si affonda facilmente così come sai quanto solidamente tu possa lasciartela alle spalle. Col nulla si han più timori, analoghi ai precedenti. Perché il lettore non è la scialba ragazzetta che vuoi intrattenere giusto il tempo di finire il tuo gin&tonic annacquato, il lettore lo vuoi far tornare, vuoi che ti esprima le sue emozioni, che tra le sconclusionate righe delle tue pagine si ritrovi a suo agio al punto da iniziare a guardarsi dentro lui stesso.<br /><br />Dunque forse devo smettere di pensare a quanto devo dire e semplicemente cominciare ad esprimermi, che la lontananza dalla vita che descrivevo si fa sentire anche nell'incertezza delle dita che corrono su questa tastiera e non ero certo pronto a tutto ciò. Lasci tutto quello che hai, letteralmente, e lo ritrovi solo in schermi retroilluminati, che filtrano la vita altrui, che ti tengono lontano. Devo forse smettere di attaccarmi all'enfasi per negare a me stesso la verità (che per quanto trasparenti siano e quanto lo siano le persone al di là di quegli schermi, saranno sempre un filtro, una proiezione), dando per altro uno sgradevole senso di arteficiosità a chi sta dall'altra parte. Insomma è forse l'ora di far finire l'adolescenza, di tornare a dipingere, di rispettarsi di più. Perché sei una roccia, lo sei sempre stato, hai navigato nella merda come nel nulla, ne sei uscito indistruttibile, determinato, sicuro. La bellezza è qualcosa che ti sa rendere insicuro in una maniera fin troppo profonda, è l'estasi, l'agonia a tratti, che ti sa pervadere quando capisci questo semplice concetto, ma rimani una roccia. Forse hai smesso di esserlo superficialmente, ed era anche ora, ma roccia rimarrai e per gli altri roccia resterai.<br /><br /><br />Ora, <i>pezzidimerda</i>, trovatemi un altro blogger che si prodiga con tanta epicità a parlarvi di masturbazione.<br /><br />Chimica.</span></span></div>
Bugshttp://www.blogger.com/profile/05414116432756053418noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-2045690594154642334.post-1120944313329873202014-01-10T01:42:00.000+01:002014-01-10T01:42:56.379+01:00La rabbia ed altre piccolezze<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">Non ho mai avuto paura degli allarmi, morirò in un incendio in una scuola. </span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><br /></span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">In aeroporto mi sembra di viverci, stringo superficiali amicizie con vari personaggi che popolano le sale d'attesa, ho financo cominciato a dar nomi falsi e false vite, tanto per variare un po' la conversazione tra un viaggio e l'altro. Ho impacchettato tutto al grammo, il violino sta volta me lo porto sulla spalla, che fa tanto figo e la gente ti guarda come se lo sapessi davvero suonare. Attraverso i controlli stancamente, quel contatto umano sgradito da entrambi i partecipanti, ormai non ci si guarda più nemmeno negli occhi, non c'è più sentimento. Forse dovrei tagliarmi la barba una volta tanto.</span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><br /></span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">In aereo dormo come sempre dal momento in cui tocco il sedile a quando l'accelerazione vince la gravità, giusto per vedere il susseguirsi di momenti perfetti vissuti scivolare via tra i fili d'erba della pista, l'estenuante pianura diventare macchia ed in infine il mare di lava bianca e spumosa. Attendo il saluto delle Alpi, che ora si presentano giallastre sotto il sole serale. Scompaiono sotto nuvole veloci, il Bel Paese si fa lontano di nuovo, con le sue pozzanghere e la sua ostilità. Sfreccia via Milano, con la sua archietettura così squadratamente fascista, i suoi angoli che ti esplodono in faccia senza preavviso, i suoi muri scritti da Sesto San Giovanni al Duomo. Sfreccia via Roma, con le sue fermate della metro poco utili, le macchine perennemente in coda e le rovine di uno splendore che fu che ti impediscono di tornare a casa col sacchetto della spesa rotto. Scivolano vie le fermate della rossa, vecchia compagna di messaggi e bestemmie (solo a Conciliazione).</span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><br /></span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">Stiamo atterrando, è il quarto tentativo, tira un vento che ci fa oscillare, dobbiamo rinunciare di nuovo. Non ho mai avuto paura degli allarmi, morirò in un incendio in una scuola. Chi mi sta accando piange dalla paura, è qualcosa che non capita spesso di vedere, l'incontrollabile tremolio di un corpo completamente in balia del panico, che si regge ai poggiabraccia per non muoversi troppo. Parte dal labbro, si incalana in un tremolio di guancia, infine sgorgano muco e lacrime, cerca di nasconderlo ma il tremolio lo paralizza, la paura dello schianto, del vento che riesci per fino a sentire fuori dal nostro spesso involucro di metallo, non è mai successo di dover provare l'atterraggio 5 volte, per forza stiamo per morire.</span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><br /></span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">Siamo stati per due ore a diecimila metri da terra e hai paura ora che saremo a 30 metri massimo?</span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><br /></span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">No, non ha aiutato. Si apre una cappelliera, una valigia scivola fuori con dei cappotti, penso che in fondo è un bene che il violino sia incastrato dietro a bagagli troppo grandi per essere a mano. </span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><br /></span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">Alla fine tocchiamo terra, tutti respirano sollevati, cerco il segnalibro di quel libro, che mi scoccia perdere le cose, chissà dove cazzo è finito, è fastidioso dover usare la quarta di copertina dopo pagina 30. Niente.</span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><br /></span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">Ritorno nella mia prigione con cucina condivisa, attendendo risposte che mai arriveranno, perché in fondo ora saremo troppo lontani, voi e me intendo, perché qualunque risposta possa colmare questi chilometri messi controvoglia quando mi stavo abituando nuovamente al piacere del carboidrato gratuito, al chiamare i posti col nome della via, alle bandiere gialle rosa ed arancio. </span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><br /></span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">Sale con poco preavviso la rabbia su di me, che non ho mai reagito ad un allarme e morirò in un incendio in una scuola, la rabbia di doversene andare dal posto dove in realtà si vorrebbe stare, di non aver potuto affrontare la situazione a piene mani, di tornare epistolari con una vita ormai lontana. Quella rabbia che si ha tornando a casa e non <i>sentendovicisi </i>più, in una camera che non contiene più le tue cose, i tuoi pensieri. Che poi si finisce in un'altra camera che casa ancora non lo è anche se, fortunatamente, che tu lo voglia o no, lo diventerà. Monta dalle estremità e ti si piazza sul petto, provi a scacciarla con la violenza del tuo respiro, rimane, non scompare, devi colpire qualcosa, devi prendere la pioggia di faccia. Niente. Ti si è incastonata dentro, come il passato che non puoi cancellare, come il dramma che sconfiggi quotidianamente chiamato routine. Ti accorgi che oramai di politica interna sai parlare come sai parlare di calcio, saper due nomi, un fatto qua e là e grossomodo puoi parlarne con chiunque per ore sembrando pure un mezzo esperto. La tristezza del non essere i soli, dell'indistinguibilità tra le due cose.</span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><br /></span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">Svanisce grossomodo così come era arrivata, vibrante nelle tue membra pronte a scattare ma in fondo stanche. Guardi tutto bruciare, i lapilli son qualcosa che hai sempre apprezzato. Tornerai, casa tua non sai bene come definirla, ma in fondo è chi la popola che ti importa, che la si trovi tra le spine di birra ed i tavoli resi appiccosi da una media rovesciata o tra le fermate della rossa. </span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><br /></span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">Qualcosa non ti renderà mai tranquillo, ma non ho mai avuto paura degli allarmi, morirò in un incendio in una scuola.</span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><br /></span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">Ci sfonderemo di cibo a due passi da Lotto.</span></span></div>
Bugshttp://www.blogger.com/profile/05414116432756053418noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2045690594154642334.post-76757966387500674632013-12-29T16:31:00.001+01:002013-12-29T16:31:18.274+01:00Notturno - Milano<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiCy95PsGHuHhtcc1x7M1jMsaQ-3GNrXXzW5D9ydtJETdgJtvv7t3eQI7wBxvO4_fPfaImOUFUU9E6PozpkjIP6ZQe_7nzjXZq_v0SgRbsWtiwsMK45upc2T_lQ0zEKQ8_pIbKEW9JuJ0M/s1600/bici.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="183" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiCy95PsGHuHhtcc1x7M1jMsaQ-3GNrXXzW5D9ydtJETdgJtvv7t3eQI7wBxvO4_fPfaImOUFUU9E6PozpkjIP6ZQe_7nzjXZq_v0SgRbsWtiwsMK45upc2T_lQ0zEKQ8_pIbKEW9JuJ0M/s200/bici.jpg" width="200" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><span style="font-size: small;">Una notte ricevetti un link, dentro c'erano pensieri, telai e catene di biciclette come sonagli. Non ho così buona memoria di quanto contenesse, ricordo sensazioni, ricordo che era sempre estate.<br /><br />Milano è il giallo del sodio che si riflette nelle pozzanghere, sempre quello che ritrovi ovunque ma che in fondo sai essere autentico solo lì. È una pizza alta, di quelle che ti portavi a casa nel cartone fumante, tra lo sferragliare del tram e il rumore continuo delle auto sul pavé, una grande piazza disseminata di case. Rimane quel grande paesotto dove in fondo si conoscono tutti, dove scendi al bar per berti una birra, un the, scambiare le due chiacchere stanche di chi si gode la città deserta, assuefatta dal cibo natalizio e dalle case in montagna. <br /><br />Ti appare all'improvviso, tetro, imponente, San Vittore. Per la prima volta lo vedo libero dall'arte di strada, triste più che mai, silenzioso nel suo contenere più respiri di quanti si potrebbe permettere, più storie di quante vorrebbe contenere. Da qualche parte qui intorno ci dovrebbe essere l'edicola, o almeno lo spiazzo che la conteneva, da dove tornavi con le dita sporche di piombo, infreddolito dalla vita in su perché la stufetta elettrica era un toccasana solo parziale. Quella via mi sta urlando contro la vita lontana, di quando contavo le parole, di quando il mondo ti passava davanti per un pomeriggio, una giornata intera, al ritmo sincopato di quotidiani distribuiti col sorriso e delle prime nuvole del denso fumo di Marlboro rosse.<br /><br />Le biciclette ispirate da quella piazza, da quella via. Ci sono dentro, veramente. Ho le scarpe bagnate, perché qua piove poco, ma è come piovesse tre volte in una. Ho un treno da prendere e corro via, sapendo che in fondo Milano, che casa mia non lo è più da un po', sempre così mi aspetterà, al di là delle piazze scintillanti ed artefatte che son spuntate come infestanti funghi dove esistevano parchi e siringhe.<br /><br />L'Essere e Benessere è la nuova versione ben vestita delle botteghe dei cinesi. <br /><br />In realtà la memoria è ancora agile. O così credevamo.</span></span></div>
Bugshttp://www.blogger.com/profile/05414116432756053418noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2045690594154642334.post-4140670228038076772013-12-15T20:45:00.001+01:002013-12-15T20:45:33.032+01:00Notturno - Genova<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjbqm8nURm73Y2aSLy1ZAmozHrENKKiXmEQhndSJs_QnUXZU453FJeTvmmHmdTnvXJWaAm0RCHN7UVWF19E5TUps3YijHlv0YvofXeeYXtXEr2tTcGO7i3gdaHW9_9yygwSftD1O2pMPyE/s1600/20131207_161030.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="112" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjbqm8nURm73Y2aSLy1ZAmozHrENKKiXmEQhndSJs_QnUXZU453FJeTvmmHmdTnvXJWaAm0RCHN7UVWF19E5TUps3YijHlv0YvofXeeYXtXEr2tTcGO7i3gdaHW9_9yygwSftD1O2pMPyE/s200/20131207_161030.jpg" width="200" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">La luce entra di sbieco sul tavolo, intorno a me c'è il sonno pesante, davanti la strada sopraelevata e le sue luci al sodio che fanno così tanto casa. Il porto addormentato è appena percepibile, un'ombra nella notte, una notte che non voglio perdere dormendo. Sto viaggiando da più di 60 ore ormai, se mi fermo temo di non svegliarmi e non voglio dormire, voglio vivere ogni istante.<br /><br />Certo che quella strada, quando non ci sei sopra, è proprio una merda.<br /><br />Genova si rivela ancora incredibile, arrampicata ed oscura, vie strette tra case altissime che sembrano appoggiarsi l'una sull'altra. Vie verniciate di poesie urbane, su ogni muro troverai un pensiero, spesso mal costruito ma comunque potente e, nell'insieme, armonioso. Genova è sporca, è la bellezza dell'immondizia, è il posto migliore dove perdersi. Ti arrampichi, prima o poi da qualche parte arrivi, da qualche parte troverai un'improvvisa apertura a quel claustrofobico labirinto di genuina oscurità. <br /><br />Tanto basta ricordarsi che il mare è da quella parte.<br /><br />La luce innaturale entra sempre con la stessa angolazione, non importa quanto io possa aspettare, rimbalzerà su questo foglio stropicciato e oramai mal scarabocchiato per diffondersi tenue nel resto della stanza, una stanza che è più casa di quanto mi aspettassi.<br /><br />Sto vivendo da qualche mese in stanze come questa, talune possono sembrare prigioni, altre lo possono diventare, ma in ogni caso è ormai questo il mio nuovo concetto di casa, un concetto senza luogo, in balia di un vento freddo che mi spinge e prova a fermarmi allo stesso tempo. Questa volta non è riuscito a fermarmi, per quanto furibondo fosse, questa volta sono arrivato in tempo.<br /><br />La città la si gira con lo sguardo per aria, ispirandosi con la luce per scegliere le vie dove infilarsi, consapevoli e speranzosi che solo così si possa apprezzare il battito di una città sempre meno oscura, sempre più propria, per una sola notte.<br /><br />Ho financo <a href="http://rossaggini.blogspot.nl/2012/03/di-genova-libera-tav-e-lacrime.html" target="_blank">ritrovato</a> l'angolo di paradiso, tra i tanti angoli che ho ritrovato in questo viaggio che è solo a metà strada, che mi aveva accolto quel giorno con gli amici di Libera. L'ho ritrovato deserto, l'ho ritrovato pieno di gente che celebrava il sabato sera, ma rimarrà sempre pieno delle risate dei bambini di quel giorno, del mio bisogno di dormire, della mia voglia di non farlo. <br /><br />Ho preso tanti treni per arrivar fin qui, alcuni in pieno volto, alcuni addormentati intorno a me, quieti, beati, come l'ombra del porto là, dietro le luci, con le sue sagome che si fan più deformate col passar del tempo. <br /><br />Osservo il soffitto, la luce artificiale si fa sconfiggere dalla tenue dirompenza che proviene da levante, con l'azzurro che si mischia all'emissione del sodio fino a cancellarla, fino alla sua resa. Allungo una mano, ora posso chiudere gli occhi per un po'. Ricomincia il cammino, tortuoso, intervallato da pasti poco sani, birre, stazioni ed aeroporti. Non posso dormire sul serio quando sorrido così.<br /><br />Col mal di vivere mi ci sciacquo il culo.</span></span></div>
Bugshttp://www.blogger.com/profile/05414116432756053418noreply@blogger.com3tag:blogger.com,1999:blog-2045690594154642334.post-52074093449038551572013-11-18T09:50:00.001+01:002013-11-18T09:50:30.174+01:00La febbre e la mattina<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">Irrompe con funzione continua nell'oscurità, ha il sapore del tabacco fresco bruciato, ha la violenza di miliardi di fotoni. Cancella la notte, il tramonto precedente e tutto ciò che c'era in mezzo. La mattina ha il volto della mietitrice del fascino. Formichine operose intorno a me camminano spedite, io guardo il cielo come il solito tossico e brucio il mio tabacco con sfrigolii di piacere. Nuvola. La notte è passata, sei sopravvissuto, quasi indenne con i pensieri criminali di una notte insonne, e ne sei uscito più forte. <br /><br />Non prende sonno e quando dorme trema.<br /><br />Una mezzora di follia, cancellata nel turbinio di parole, nella febbre, nei tremori, nelle urla soffocate da un cuscino, da una porta presa a pugni, dai malti. <br /><br />Ma è mattina, sei in piedi e il mondo scorre operoso intorno alla tua nuvola, colazione dei campioni, gli occhi si fanno meno stanchi ad ogni sospiro, l'aria fresca di Parigi in una mattina di metà novembre. Fin da piccolo i malanni li sconfiggi con la notte, un'abilità che non hai perso, perché la notte è la dama delle frasi facilmente costruibili. Sempre.<br /><br />Rimani splendido.<br /><br />Rimaniamo.</span></span></div>
Bugshttp://www.blogger.com/profile/05414116432756053418noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2045690594154642334.post-73881490629630925602013-11-13T23:53:00.000+01:002013-11-13T23:55:24.476+01:00La coperta calda<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">Son notti di lavoro, son notti che non faccio finire fino a che non accade qualcosa, per lo più la chiusura del bar. Mi rifugio nella pagina bianca, antica nemica, antica compagna di tante serate. Faccio correre le dita e vedo cosa ne esce fuori, metto disordinato ordine ai pensieri della giornata. O anche solo a quelli di un momento. Mi diletto per i pochi lettori, per i perversi navigatori delle barre di ricerca, mi diletto nella speranza che qualcosa rimanga. Un punto rosso nel vento della rete.<br /><br />Ho pensato che questo post sarà il primo che non condividerò su facebook, il primo in cui proverò a non mettere dentro nessuno, il primo in cui non proverò a mettere dentro tutti. Un post mio, un eviscerarsi per cambiare marcia. In fondo è sempre quello il punto, un guardare se stessi da una prospettiva distaccata, un coccolarsi in una oscura consapevolezza di voler gridare qualcosa in un prolisso sussurro di nulla.<br /><br />Nel mio smodato parlare della coperta calda di chi non scrive mai ho sempre tralasciato quanto avvolgente sia il momento in cui sporco il mio schermo degli schizzi dei miei pensieri, quanto sia confortante saper di poter riempire un vuoto col proprio vuoto. La pagina da sporcare è ciò che desidero afferrare, ciò che ti stende quando si palesa nel reale. <br /><br />Notte dopo notte si fan finire le dita su una tastiera col solo effetto di occupare gli occhi disattenti di ipotetici lettori. Notte dopo notte si cambia il mondo, che sia descrivendo il proprio o dando prospettive nuove a quello altrui. Notte dopo notte si cerca l'espressione migliore, arrogandosi il ruolo di ricercatore senza alcun merito. Notte dopo notte si controlla quanto sia rimasto e, quando si è fortunati, si finisce in un angolino del cervello di chi si voleva raggiungere. Che poi è sempre solo l'unica cosa che conta.<br /><br />Non metterti dentro, lettore, è impossibile. Se la forza propulsiva è il distacco da quello che odio, nel profondo, è la vicinanza con te, che sia per 4 righe mal costruite o per tutta una notte, quello che voglio. Perché il lettore è il mio distacco, quell'unico vero lettore.<br /><br />Scale mobili.<br /><br />Non ci sono riuscito. Merda.</span></span></div>
Bugshttp://www.blogger.com/profile/05414116432756053418noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2045690594154642334.post-83755162281766454412013-11-11T23:10:00.000+01:002013-11-13T23:53:36.685+01:00Notturno - Paris<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">Il post che scrivi 14 volte in 3 giorni e 14 volte parli di cose diverse. Potrebbe bastare sta cazzata per descrivere Parigi, dove il vostro affezionatissimo è relegato per quello che quasi nessuno definirebbe un lavoro vero. Una Leffe (senza sputo) ad accompagnare questo compimento della prima settimana, vecchi, disabili e minorenni all around me. Il nuovo arrivato che non si integra col gruppo che lavora due tavoli più in là facendomi sentire in colpa per non fare lo stesso. Emozioni talvolta contrastanti ma comunque sempre intense da 7 giorni.<br /><br />Parigi è una città che si sa presentare, non è Brussels, Parigi è un riff di Eric Clapton, un quadro che fa da cornice al tutto, semplice, raffinata, marcia sotto. La percorro sottoterra, il mio tempo scandito dalle sirene della metro. Senzatetto ed odore di piscio separati da una manciata di scalini da scintillanti piazze infiocchetate, musei troppo intensi per farsi percepire. La percorro di notte, con le sue luci gialle a ricordarmi quanto mi piaccia Milano, la percorro con la pioggia, passo spedito, sguardo all'insù, vento che ti ricorda casa.<br /><br />Mi avvolgo nel mio felpone, nel mio cappuccio, nella mia nuvola di fumo e cammino spedito pensando alla serata, ai sorrisi, alle dita che corrono sulla tastiera immaginaria di qualcosa di reale. Parigi rende difficile mettersi poi alla tastiera vera a cercar di rinchiudere in un 16:9 quello che accade. Accade in una notte, forse 3, ora cammino sulla Senna, passando dal Musée d'Orsay al Louvre, nulla che possa capire sul serio, sia chiaro, ci ho bisogno di tempo per notare le cose, per farmele trasmettere. Io son quello che al cinema si gira per vedere le espressioni delle altre persone, in un museo non posso che inebriarmi dell'entusiasmo altrui, financo invidiarlo. Certo, il migliore era quello che, beato, con una mano sulla faccia, dormiva sereno a due passi da decine di Monet, Manet e Cézanne. Tuttavia quello che mi ricordo è il saltellio entusiastico di chi vive, assapora e respira ciò che ha studiato, ciò che ha visto in foto, ciò che forse ha rappresentato dei passaggi formativi. Vibrante entusiasmo, travolto da un insieme di quadri che meriterebbero una stanza privata giusto per pensar un po' a cosa si sta vedendo e alla propria vita.<br /><br />Parigi è fermarsi a mangiare fuori da un bar, godersi la jaaz band che suona lì, a due passi. Parigi è questa casualità. È scalare Montmatre evitando i turisti, farsi stendere tipo Stendhal a Firenze e poi giù, a capofitto, infilandosi nelle stradine, sotto le tende, tra vestiti usati ed antiquariato. In un ristorante che scintilla musica francese, bevi del vino, risate, italfrancegnolo ben annegato nel rosso. Ti scalda l'anima. Poi torni su, quasi non ti capaciti di quanto sia tutto vero quello che provi guardando in basso. Sorriso.<br /><br />Il bar si svuota, gli altri clienti si fanno inghiottire nella notte. Io penso che a Parigi mi manchi proprio una bici. Dovrei piantarla con sti notturni, una volta mi piaceva parlar della vita di voialtri, che però ora osservo nel suo riprodursi sempre identica, col distacco di chi ha già ripetuto la cosa fino a risultare il solito vecchio trombone. Ora sto a guardarmi l'ombelico, accoccolato nel mio felpone e cappuccio, pensando a capucci che si uniscono, sirene della metro, corse nella notte e realtà.<br /><br />Parigi la rivedo nei miei peli delle braccia, Parigi è piena di topi.<br /><br />Palazzo del Congresso.</span></span></div>
Bugshttp://www.blogger.com/profile/05414116432756053418noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2045690594154642334.post-23792880963592666282013-10-29T02:11:00.002+01:002013-10-31T18:32:07.086+01:00Notturno - Groningen<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://www.vogliaditerra.com/photoblog/wp-content/uploads/2010/05/grano-vento3.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="213" src="http://www.vogliaditerra.com/photoblog/wp-content/uploads/2010/05/grano-vento3.jpg" width="320" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">E pensare che non volevo scrivere, ma il vento odierno ha un po' spazzato via la mia volontà di lavorare, coi suoi 120 e più km/h. Mi sto letteralmente drogando da due giorni con <b><i>Rock'N'Roll Animal</i></b>, perché quel maledetto, quello che sentivo la domenica, ogni domenica, come la messa, ha pensato bene di morire, di domenica. Ecco, ci ho sempre un rapporto maniacale con la musica (intera discografia ascoltata in ordine cronologico o morte), ma non per Lou Reed, per lui no, c'è sempre stato <i>Rock'N'Roll Animal</i>, troppo per rischiare di rovinarlo, e poche altre sporadiche canzoni. Un po' come, quattordicenne, ti innamori delle tette di una ragazza. Ecco, Lou Reed ha sempre avuto quel fascino troppo profondo per mettermi ad assorbirlo come solitamente tento di fare, troppo oscuro per buttarmici davvero senza pensarci. Quindi niente, è rimasto quell'amore superficiale ma non meno sincero che in fondo appartiene al passato di ognuno di noi, spero. Che poi, intendiamoci, è amore superficiale perché ho sentito solo 15 album. Si prova la stessa sensazione per John Lee Hooker. O per Frank Zappa.<br /><br />Anche i Doors han fatto quella fine lì nella mia vita musicale.<br /><br />Che poi è un peccato, perché ora non c'è più il tempo di mettersi a studiare come una volta, perché in fondo c'è tutta una musica del divenire che sta acquisendo un suo perché.<br /><br />Oggi tirava vento, ma robe da pazzi, emergenza vera, mi ha piegato un pezzo di bici, mi ha tirato un ramo (piccolo, ma si sa che son na checca) tra capo e collo mentre tentavo invano di decidere che cuffie comprarmi tanto per viziarmi un po' con un oggetto di cui al momento non ho bisogno.<br /><br />Non so esattamente cosa ci si debba aspettare da un blog, in fondo stiamo tutti lì, a migliaia, perfino milioni, a batter tasti nelle nostre oscure camerette, impegolandoci tutti in discorsi tendenzialmente più grandi di noi sulla vita, l'universo, l'amore, il sesso, al solo scopo di far passare a te, lettore capace di una sola espressione facciale, qualche minuto di vaga ispirazione, più naturale espressione di un narcisismo mal celato e talmente ridondante da rendere una qualunque critica allo stesso di una sterile incoerenza e pomposità seconda solo alla scelta dei vocaboli di questa frase.<br /><br />La verità è che non volevo scrivere, nella vita pure, volevo la calda coperta bagnata di chi non scrive, volevo non avere un pubblico. E invece anche solo un lettore fisso esiste e mi preme fargli vedere quanto si possa andare lontano insieme lasciando correre le dita, in questi post che mi piace chiamare notturni, come se scrivessi in altri momenti della giornata poi. La notte è il mio regno, è il nostro regno, nella notte mai ci vediamo e sempre ci leggiamo, nella notte beviamo, nella notte fumiamo alle finestre, nella notte ci sappiamo spogliare di inutili corazze e scaraventarci addosso il fabio volo represso dentro di noi. La notte è la dama delle frasi facilmente costruibili. <br /><br />La notte ci si accorge che ci si sta mettendo troppo dentro le parole, che in fondo si rasenta la pornografia, la notte rende legittima la pornografia. <br /><br />La notte. Una notte. Solo una. Di nuovo.<br /><br />I punti a caso.<br /><br />Parigi.</span></span><br />
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><br /></span></span>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<iframe allowfullscreen='allowfullscreen' webkitallowfullscreen='webkitallowfullscreen' mozallowfullscreen='mozallowfullscreen' width='320' height='266' src='https://www.youtube.com/embed/3qK82JvRY5s?feature=player_embedded' frameborder='0'></iframe></div>
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><br /></span></span></div>
Bugshttp://www.blogger.com/profile/05414116432756053418noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2045690594154642334.post-87128569966617709012013-10-20T18:58:00.000+02:002013-10-20T19:02:48.597+02:00Emozione Libera<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjetoY90SRXrz6PnQj51_izCGNBNi-PLJ3n2gqnufbjSaFQYExk5877bPxiQ4riYoyJE-NrcQOrt0s8HmRKO1Zy_nyjGaFtBxGfrB7i_90mgce98nlLQKuBV_ndE_OkwHVX6rlzlRdTvsc/s1600/lea.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="213" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjetoY90SRXrz6PnQj51_izCGNBNi-PLJ3n2gqnufbjSaFQYExk5877bPxiQ4riYoyJE-NrcQOrt0s8HmRKO1Zy_nyjGaFtBxGfrB7i_90mgce98nlLQKuBV_ndE_OkwHVX6rlzlRdTvsc/s320/lea.jpg" width="320" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">Ieri, 19 ottobre, a Milano si sono celebrati i <a href="http://milano.repubblica.it/cronaca/2013/10/19/news/l_omaggio_di_milano_a_lea_garofalo_la_citt_in_piazza_per_i_funerali-68922413/" target="_blank">funerali laici di Lea Garofalo</a>, testimone (non collaboratrice, testimone) di giustizia uccisa dal marito mafioso. La storia di Lea l'ho raccontata a chiunque abbia incontrato, perché credo sia la <a href="http://milano.repubblica.it/cronaca/2013/03/20/news/il_verbale_dell_orrore_sulla_pentita_garofalo_bruciai_il_suo_corpo_finch_rimase_cenere-54945861/" target="_blank">storia più terribile</a> che abbia mai sentito, intrecciata com'era nella vita di sua figlia, Denise. L'ho raccontata e non riesco a scriverla, perché è un orrore talmente forte quello che sento nelle ossa che non credo di riuscire a reggere un racconto che rimanga nell'aria per più di qualche secondo. <br /><br />L'evento di ieri più che per Lea era per quella fortissima ventenne che è Denise, una vita sotto protezione, una vita rubata da una violenza di uomini che si vogliono definire d'onore e che a volte nell'immaginario collettivo entrano come <i>criminali, ma con onore</i>. Leggetevi quella storia, fino in fondo, poi ditemi quanto onore possono avere bestie simili. Ma mi son lasciato trasportare, volevo dire altro, l'evento di ieri l'ho seguito da 2000 km di distanza e credo che per una volta valga la pena di gettarsi alle spalle la consueta corazza e provare a mettervi due righe, per una volta vorrei provare a trasmettere quell'emozione. Mi manca quel (poco) che facevo in Libera, era un qualcosa di quotidiano, di frustrante perché impalpabile ai più, ma era capace di trasmettermi quel brivido lungo gli arti, quel brivido che ti ricorda che non sei vuoto, che c'è qualcosa dentro di te e quel qualcosa ti può dare la forza di fare un passo in più e così via. Con Libera è veramente cominciato tutto <a href="http://rossaggini.blogspot.be/2012/01/una-melanzana-dopo-laltra-un-filare.html" target="_blank">sui campi confiscati a Polistena</a>, un uragano di sensazioni nuove, un uragano che non finisci mai di descrivere, un uragano che mi portò qualche mese dopo <a href="http://rossaggini.blogspot.be/2011/10/da-nord-sud.html" target="_blank">a Torino</a>, due giorni insieme alla grande famiglia di Libera. Poi cominciò il quotidiano, la mini responsabilità affidatami e con esso i duecentomila problemi, la frustrazione che ti può dare l'indifferenza della gente che non riesci a scalfire, ma sempre, sempre per davvero, un gesto, una fatica, che riusciva a darti la forza di affrontare la frustrazione successiva o la riunione inconcludente successiva. È lì che mi sono chiesto il perché ed è lì che è nata l'idea per questo post.<br /><br />Libera non è l'unico modo di far antimafia, ci sono altre associazioni e anche modi di fare antimafia nel proprio privato, ma è sicuramente un modo di fare antimafia che ti porta ad esperienze decisamente nuove e profonde. Quella profondità è la stessa che ti spinge, come un fuoco quasi eterno, a raccontare a chiunque quello che hai sentito, perché in fondo è la cosa più genuina che puoi trasmettere. Puoi riportare informazioni che hai imparato, altre che ti sei trovato da solo, ma in fondo sai che è quella mole di emozioni che ti sta facendo continuare con passione e vuoi, ne hai bisogno, che anche altri sentano quelle emozioni, perché si attivino (anche solo nel loro piccolo, come te) e raccontino a loro volta. Questo, per me, è il modo di vincere la battaglia culturale contro la mafia, ricordare alle persone che c'è un cuore pulsante in questa Italia cancerosa.<br /><br />Dunque dicevo ieri, una piazza gremita, uno streaming saltellante e i miei occhi a mezz'asta. Me ne stavo in piedi in università, perché solo da lì lo streaming poteva essere almeno saltellante, me ne stavo in piedi con le cuffie e cercavo di capire cosa stava succedendo. Si salutava una donna che è un esempio di coraggio, si salutava una madre di una figlia ventenne che sta dimostrando giorno dopo giorno di avere lo stesso identico coraggio. Una figlia che non vogliamo lasciar sola, un errore che si è già commesso con Lea. Una piazza che è un abbraccio ad una bara, un abbraccio istituzionale e popolare di una città che vuole dire basta a questa melma che le scorre nelle vene da quarantanni. Io me ne stavo in piedi, perché avrei voluto contribuire, perché avrei voluto esserci e abbracciare ogni singola persona persona presente. Fremevo, non potevo stare fermo, ero felice, ma ero triste, relegato altrove. Triste di non poter testimoniare la mia vicinanza con la mia presenza. Avevo fatto il possibile nei giorni scorsi, il possibile da qui, mail, chiamate, inviti, appelli, racconti. Ma no, non era abbastanza, non lo è mai. Avrei voluto consegnare le bandiere <b>IO VEDO, IO SENTO, IO PARLO</b>, avrei voluto far le foto ai balconi che le esponevano, avrei voluto prenderlo quel costosissimo aereo che avevo trovato per tornare e ripartire in giornata. Invece stavo lì, in piedi, pieno di energie e sonno, con le cuffie ascoltavo tratti di quel che succedeva. Poi chiama Denise e solo scriverlo mi ridà quel brivido. Denise, dalla sua vita nascosta, in un giorno durissimo, da l'ennesima dimostrazione di quanto grande sia il suo spirito e <a href="http://tv.ilfattoquotidiano.it/2013/10/19/milano-migliaia-per-funerali-di-lea-garofalo-don-ciotti-non-basta-commuoversi/249830/" target="_blank">chiama</a>. Poche frasi alla piazza, poche ne riesco a sentire per lo meno. Il brivido si concentra intorno agli occhi. Piango, copioso. Ricordandomi ogni istante di violenza di quella storia, ricordandomi come ha dovuto vivere Denise, con un padre e un fidanzato assassini di sua madre, falsi, subdoli, violenti. Bestie. Sono lacrime di rabbia, di dolore infuso. Piango e tutti mi guardano, ma continuo, come se fossi in quella piazza, non posso nasconderlo. La rabbia di sentire dentro la pelle l'ennesima storia di una vita spezzata da un potere che non combattiamo abbastanza, un potere criminale che vive nei nostri silenzi e nei nostri sguardi miopi. Piangevo ed ero felice, perché quella piazza non poteva più essere miope, quella piazza poteva iniziare a parlare. <a href="http://rossaggini.blogspot.be/2012/03/di-genova-libera-tav-e-lacrime.html" target="_blank">A Genova</a> potevo controllarmi, lì no, era una ragazza, giovane, da sempre privata di una vita, che ci gettava addosso il suo coraggio. Eroi, di solito le persone così le chiamiamo eroi.<br /><br />Poi arrivano le foto, vi vedo nella folla, vedo le vostre foto. Sono felice. <br />Telefono. <br /><i>È stato incredibile, non puoi capire.</i><br /><br />È vero, non posso, ma l'ho sentito.<br /><br />Grazie Lea. Grazie Denise. Grazie, ragazze e ragazzi di Libera. Grazie, maledetta Milano.</span></span></div>
Bugshttp://www.blogger.com/profile/05414116432756053418noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2045690594154642334.post-40035340748267255092013-10-10T09:41:00.002+02:002013-10-10T09:41:32.655+02:00Masturbarsi simmetricamente<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><span style="font-size: small;">Dopo tutti sti post depressivi che manco le quindicenni coi baffi, ho pensato di tornare in un sereno clima di scrittura, sfruttando l'impossibilità di dormire, le lezioni di questi giorni, varie cose che sto pensando, la necessità di confrontarmi con le mie ben note difficoltà di comunicazione.<br /><br />Pertanto, proposito di quanto segue è cercar di far capire all'uomo della strada il concetto di simmetria e il perché tutti noi ci si masturbi sopra con gusto via via crescente. Giusto per tenere alta l'immagine di scrittore maledetto drogato e ubriacone un po' radical chic consiglio di accompagnare il tutto con una Grimbergen bionda e un cd a caso di Brassens.<br /><br />Nel tempo il miglior modo che ho trovato per spiegar il concetto di simmetria in fisica è stato: pensa ad una palla perfettamente uniforme in colore, se io applico una rotazione su tal bella palla tu, osservatore, non te ne accorgi, pertanto si dice che c'è una simmetria dovuta al fatto che quel sistema, il sistema palla dico, è invariante sotto rotazioni. Certamente c'è del giusto in quello che ho appena detto, ma credo che in fondo non renda a dovere l'importanza di questo semplice concetto. <br /><br />Supponiamo che io voglia scrivere una teoria fisica che descriva il sistema palla di cui sopra, sicuramente mi serviranno delle variabili che in qualche modo identifichino ogni punto di quel sistema, in modo da poter descrivere con delle formuline il più semplici possibile quello che accade a quei punti. Ebbene io, che ora sono osservatore oltre che scrittore della teoria, dovrò pur fare delle scelte ad un certo punto, per esempio fissare una direzione secondo la quale definisco "dritta" quella palla. Questo è un passaggio in un certo senso obbligato, quello di fare delle scelte, MA, perché è qui che tutto si inizia a schiudere, devo tener conto che sono scelte del tutto mie, non c'è ragione alcuna per cui esse coincidano con quelle della natura. Questo si traduce nel fatto che qualunque formulina io possa usare per descrivere le cose più assurde su quella palla deve tener conto del fatto che io non so veramente, per rimanere nell'esempio poco rispettoso del formalismo di cui sopra, in che direzione quella palla possa essere definita "dritta". Soprattutto perché, vista l'invarianza di cui ancor più sopra, non esiste un "dritta" per quella palla, potrebbe ruotare su se stessa in qualunque modo e la fisica del sistema non ne risentirebbe. Pertanto qualunque cosa io scriva non deve cambiare se sposto il nord dalla classica posizione in alto a quella tutta a destra che chiamiamo est (credo).<br /><br />Dunque, in un certo senso, forse più profondo di quanto possa trasmettere, la simmetria è una misura di <b>quanto in realtà non sappiamo</b>. In meccanica quantistica la cosa è più evidente, ad esempio, in quanto tante più simmetrie sono presenti tanto più un risultato è degenere (ovvero il numerino che misuro ha più "significati"). In altre parole, non so da dove sto guardando la palla, ma so che ok, faccio delle scelte per descriverla con coerenza, ma queste non cambiano il fatto che potrei guardarla da qualunque altro punto e <i>DEVO</i> vedere la stessa cosa.<br /><br />Veniamo dunque all'<b>importanza</b> di tutto ciò. Se devo scrivere una teoria, che parta da dei dati reali o teorici, la cosa da cui devo partire è il set di simmetrie che so essere presenti in quel sistema, dunque la certezza da cui si parte per fare una teoria fisica è l'ammontare di cose che non si conoscono. O meglio, che non dobbiamo conoscere per rispettare quanto più possibile la natura. L'eleganza di tutto ciò risiede nella straordinaria possibilità che da considerazioni del tutto generali come quelle appena esposte si possa ottenere una descrizione della natura estremamente fedele a quello che si osserva. <br /><br /><b>E non è finita qui</b>. Spessevolte (in realtà è proprio quel che si spera) questo genere di considerazioni del tutto generali vanno a suggerire l'esistenza di qualcosa di più grande che contiene quanto osservato fino ad ora come caso particolare. Si parla in questo caso di una simmetria più grande che, a seguito di opportune conferme sperimentali, può essere a sua volta descritta con relativa semplicità rilevando nuovi aspetti della natura cui non avevamo, o non avevamo ancora potuto, prestato attenzione.<br /><br />Riesco a capire la difficoltà di astrarre, così da andar nel magico mondo della fisica moderna. L'invarianza sotto rotazioni è la seconda più semplice da vedere dopo quella sotto traslazioni (se il punto 0 lo chiamo 5 non deve cambiare nulla perché il punto 0 l'ho scelto io, mica Dio, e anche in quel caso sticazzi). Tuttavia mi sento di dire in questo momento di fine birra e giornata che tutta la fisica in fondo si riduce a cose invarianti sotto "rotazioni" in un opportuno spazio (la cromodinamica quantistica, ad esempio, ruota tra loro dei colori) e che in un altro opportuno spazio oscillano. <br /><br />Ebbene, se non cogliete la poesia di un universo composto da <i>pendoli invarianti sotto opportune rotazioni</i> (anche poco intuitive per l'uomo della strada) non avete un'anima. <br /><br />O forse non son stato all'altezza del mio grado accademico (pernacchia) per trasmettervi tal poesia in questa solitudine belga, ma direi che solo una volta assimilata tal bellezza si possa esser capaci di cogliere almeno di sfuggita quanto sia spettacolare l'intuizione di Higgs e colleghi e di quanto <a href="http://rossaggini.blogspot.be/2012/07/una-particella-della-madonna.html" target="_blank">sia stato storico il giorno</a> in cui si è scoperto che quell'intuizione aveva un riscontro sperimentale.</span></span></div>
Bugshttp://www.blogger.com/profile/05414116432756053418noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2045690594154642334.post-14212751346154998992013-10-09T09:35:00.001+02:002013-10-09T09:35:44.568+02:00Notturno - Brussels<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">Cammino per la città, di notte, solitudine accompagnata da luci dal giallo sodio, lapilli di una sigaretta che sporcano il portatile nell'altra mano. Mano tesa, a cercare una connessione da carpire per qualche minuto, giusto per vedere se il mondo si ricorda di far accadere qualcosa.<br /><br />Niente, la città non è nemmanco ospitale come speravo, divisa in due linguaggi e due soltanto, l'università ne è fiero baluardo, di questa divisione, di questa esclusività di linguaggio. Francese o olandese, fuori dalla mia aula non ho altra scelta. E sì che da qualche parte dovrebbe esserci il parlamento europeo qui, il simbolo di un'unione forse fittizia e sicuramente ipocrita in quella che sembra una città che fa della dicotomia la sua caratteristica finora più evidente. È bello difendere la propria cultura, tuttavia le barricate non han mai portato poi così lontano.<br /><br />Tornare a vedere delle automobili intorno a me ha un che di fastidioso, ci sono persino dei clacson. Potrei tornare a casa e dormire un po', tuttavia quel maledetto lampione è esattamente a mezzometro dalla finestra e, come dire, è sempre il cazzo di giorno. Il campus è buio, semideserto, inquietante, alberoso, non vedo a più di 1 metro da me. In effetti una sigaretta non può illuminare più di tanto, senza contare il suo carattere effimero. 318, devo arrivare a 139. Sono pure dalla parte sbagliata, mannaggia al diavolo.<br /><br />Sta cosa di non avere la connessione è sfibrante, unico legame con quella che era una vita precedente, con quella che potrebbe farsi vita presente e un discreto futuro. Sono solo al quarto giorno qui, ne mancano altri 17. Di numeri civici, invece, ne mancano ancora 130. Forse se chiudessi il portatile potrei camminare più rapido.<br /><br />Quel che era un rituale ormai consolidato, il controllare gli italici avvenimenti, lo scambiare quattro chiacchere con gli amici di sempre, l'aiuto to end the day, mi è oramai precluso, schiacciato tra una serie di corsi intensivi e un appartamento rimasto negli anni 90, ma senza l'eroina. La birra aiuta, 7 gradi, praticamente estiva, finisce prima di fare effetto.<br /><br />Finalmente a casa, posso mettere della musica, stasera deve essere Giuradei a fornirmi qualche strofa, un'ultima birra lo richiede mentre scrivo. L'enorme vetrata fa tutta la sua scena, cornice di una stanza vuota, dal soffito di 5 metri abbondanti, un tavolo che contiene a malapena un quaderno e un letto come abbandonato al sole del lampione al sodio che fa capolino prepotente, privando del riposo il vostro affezionatissimo. In realtà forse è la prima cosa che scrivo senza poter pubblicare istantaneamente, la prima volta che non potrò chiedere autorevoli pareri nell'immediato susseguirsi della pubblicazione. Ok, non la prima, ma in fondo serviva un tono di epicità a quello che potrebbe rimanere l'ennesimo, vuoto, gorgoglìo di parole senza tema. Percepisco a volte l'eco del battere dei tasti.<br /><br /><i>Quattro o cinque per gabbia, siete i prigionieri, senza senso né rabbia, siete i matti di ieri.</i><br /><br />L'ultima birra è scivolata nell'interno della pelle, come fodera di un sacco pieno di <i>disorientazione</i> e parole pressapoco inventate. Domani si comincia con String Theory I, finalmente, un barlume di ambiente accogliente, financo rassicurante.<br /><br />La tranquillità unica, che poi è una sensazione mista alla rabbia di sempre, è sapere che, al solito, gli italici avvenimenti sono decine, ma non succede mai nulla. Un Paese addormentato mentre il mondo crolla, brulica di vita.<br /><br />Scoprire di aver vissuto una vera quotidianità della distanza quando forse si pensava ad uno spensierato scambio epistolare è un qualcosa che ti strappa i peli dello stomaco. Sti preti son proprio bravi a far la birra. Forse le birre condivise a distanza han tuttavia un sapore di diversa vitalità, ma confido nel fatto che da qualche parte qualcuno possa condividere cotanta corposità.<br /><br />Più dell'immagine di una birra solitaria al chiaror di led c'è provare a bere una birra esaurita al chiaror di led. In una scala di immagini poco allegre, intendo. Il piano di scrivere per prendere sonno non sta funzionando, ma so per certo che mancano 4 ore allo spegnimento del lampione, alché avrò circa mezzora prima che il sole diventi troppo forte.<br /><br />Mi faccio una passeggiata. 7 sigarette dura, una città che non dorme in effetti, una città che non so dove si dirami, confinati in questa semiperiferia da campus da un precluso utilizzo di google maps. Una città che ha ancora del vibrante adolescenziale sesso seminascosto nelle vene delle sue strade.<br /><br />Forse potrei riconsiderare la mia posizione sugli smartphone, ma in fondo in mondo giusto avrei un appartamento di questo secolo, non credo sia necessario riconsiderare un oggetto del secolo scorso spacciato come indispensabile per il futuro per potersi far accarezzare a caro prezzo.<br /><br />Vado a far l'equilibrista sulla linea tra Olanda e Francia, come se fossi l'unico a percepire quanto sia meno che un segno per terra. Pare che senza muri non ci si scomodi troppo per rimediare.<br /></span></span></div>
<blockquote class="tr_bq">
<i><span style="font-size: small;"><span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">E torniamo a vestirci da diavoli sotto natale, ci sarà tempo per purificare.</span></span></i><br /><span style="font-size: small;"><span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"></span></span></blockquote>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><br />Ryanair.</span></span></div>
Bugshttp://www.blogger.com/profile/05414116432756053418noreply@blogger.com0