Ma, diciamo la verità, non succede quasi mai. Se questa è una di quelle volte, però, lo scoprirò a fine pagina. Oggi, tornato a casa dopo una di quelle lunghe giornate in cui mi sprono a studiare promettendomi rilassanti passatempi ludici come premio che alle volte prendono il sopravvento, mi son messo a rileggere cose che scrivevo nel 2002, quando ancora non ero vaccinato, al contrario di ora che invece lo sono sebbene di aghi io non ne abbia visto l'ombra.
E' lampante in quei testi una certa propensione alle incidentali, abitudine che tra l'altro difenderò con le unghie e con i denti manco fossi La Russa coi crocifissi, e una certa ricerca di creatività. Ricerca che devo ammettere con freddo e distaccato narcisismo avevo alle volte portato a termine. Se si prosegue lungo il filo dei miei componimenti, tra neologismi d'altra scuola (ma anche alta, la scuola dico), lucide analisi dell'universo tutto e fiumi di fascinoso intellettualismo spicciolo che per lo più serviva e serve a riempire qualche riga in più, si può osservare un notevole miglioramento dello stile dal momento in cui ho imparato la parola genoflettersi. Stile che raggiunge il suo apice, il suo glorioso culmine, quando scoprii che mica si scriveva così, la parola della svolta.
Il segreto di quei gloriosi anni è che era il periodo in cui imparavo che in fondo, e in misura minore anche in superficie, il mondo un po' mi stava sulle balle e quindi mica mi andava tanto di parlarci. Però si sa che l'uomo è lo showman degli animali e chi ero io per sottrarmi al destino che il signorenostrogesùcristoonnipotente aveva scritto per me quando scriveva i destini di tutti nel periodo tra i 6 e i 33 anni in cui di lui si è perso ogni traccia. E dunque la mia produzione cartacea e multimediale raggiungeva moli e volumi decisamente non trascurabili. Per dirla con le due parole che avrei potuto usare in modo da non dover tirar in ballo il signorenostrogesùcristoonnipotente: ero allenato. Quindi si, alle volte scrivevo banalità insignificanti e sconclusionate lasciando perfino il rimorso nel lettore che aveva investito tempo per leggermi, per quanto ormai al giorno d'oggi quest'idea possa oggettivamente sembrare fuori da ogni raziocinante pensiero. Però l'allenamento pareva dare i suoi frutti e se non li dava in fondo non mi importava, tanto mica parlavo con nessuno che potesse esprimermi giudizi negativi, nessuno con diritto di opinione in merito per lo meno. Ah si, ho anche notato che col tempo il mio rispetto per le opinioni altrui e la mia presunzione sono notevolmente passate in secondo piano. Però si sa che l'antieroe spinge la popolazione a scrivere idolatranti frasi negli interni delle porte dei bagni del pubblico utilizzo (wow, 3), pertanto non smisi, se non altro per tenere il numero dei miei difetti fisso sull'uno (come disse la rai, nel 61) e per continuare a divertirmi una riga dopo l'altra.
Da qualche anno, tipo 2, non è più tanto così, ve ne sarete accorti, vivo nel ricordo di una gloria che fu, ma che ribolle dirompente in quel limbo rappresentato dal mio dito che a fine pagina si fissa premuto su backspace. Perché ho dovuto, costretto dalla vita e da dei tizi che mi pedinano armati di irrazionalità, interagire con quell'universo tutto, tra l'altro creato dal signorenostrogesùcristoonnipotente mentre impersonificava il padre nella prima recita scolastica che l'uomo non ricorda perché avvenne il giorno 0. E interagendoci ho perso per strada le parole, ho sfoderato la banalità che gelosamente custodivo e portavo sempre con me e insomma lo scrivere è diventato sempre più superfluo.
Oppure deve essere un qualche motivo legato a quegli esseri adepti del demonio chiamate donne, che mi orbitano intorno in quantità spropositate che non sto certo qua a raccontarvi che se no.
Beh non mi importa granché in realtà, però le vecchie abitudini, quasi sempre, son le migliori. Che poi ho scoperto che il destino che per me ha scritto il signorenostrogesùcristoonnipotente, è stato scritto da un bimbo di sei, e dico 6, anni e, vi dirò, si vede. Che poi ci ho pure la sensazione che sia riciclato.
Lascerò il mio angolo di autoreferenzialità con un pensiero: non credete a Babbo Natale, è un bugiardo.
E' lampante in quei testi una certa propensione alle incidentali, abitudine che tra l'altro difenderò con le unghie e con i denti manco fossi La Russa coi crocifissi, e una certa ricerca di creatività. Ricerca che devo ammettere con freddo e distaccato narcisismo avevo alle volte portato a termine. Se si prosegue lungo il filo dei miei componimenti, tra neologismi d'altra scuola (ma anche alta, la scuola dico), lucide analisi dell'universo tutto e fiumi di fascinoso intellettualismo spicciolo che per lo più serviva e serve a riempire qualche riga in più, si può osservare un notevole miglioramento dello stile dal momento in cui ho imparato la parola genoflettersi. Stile che raggiunge il suo apice, il suo glorioso culmine, quando scoprii che mica si scriveva così, la parola della svolta.
Il segreto di quei gloriosi anni è che era il periodo in cui imparavo che in fondo, e in misura minore anche in superficie, il mondo un po' mi stava sulle balle e quindi mica mi andava tanto di parlarci. Però si sa che l'uomo è lo showman degli animali e chi ero io per sottrarmi al destino che il signorenostrogesùcristoonnipotente aveva scritto per me quando scriveva i destini di tutti nel periodo tra i 6 e i 33 anni in cui di lui si è perso ogni traccia. E dunque la mia produzione cartacea e multimediale raggiungeva moli e volumi decisamente non trascurabili. Per dirla con le due parole che avrei potuto usare in modo da non dover tirar in ballo il signorenostrogesùcristoonnipotente: ero allenato. Quindi si, alle volte scrivevo banalità insignificanti e sconclusionate lasciando perfino il rimorso nel lettore che aveva investito tempo per leggermi, per quanto ormai al giorno d'oggi quest'idea possa oggettivamente sembrare fuori da ogni raziocinante pensiero. Però l'allenamento pareva dare i suoi frutti e se non li dava in fondo non mi importava, tanto mica parlavo con nessuno che potesse esprimermi giudizi negativi, nessuno con diritto di opinione in merito per lo meno. Ah si, ho anche notato che col tempo il mio rispetto per le opinioni altrui e la mia presunzione sono notevolmente passate in secondo piano. Però si sa che l'antieroe spinge la popolazione a scrivere idolatranti frasi negli interni delle porte dei bagni del pubblico utilizzo (wow, 3), pertanto non smisi, se non altro per tenere il numero dei miei difetti fisso sull'uno (come disse la rai, nel 61) e per continuare a divertirmi una riga dopo l'altra.
Da qualche anno, tipo 2, non è più tanto così, ve ne sarete accorti, vivo nel ricordo di una gloria che fu, ma che ribolle dirompente in quel limbo rappresentato dal mio dito che a fine pagina si fissa premuto su backspace. Perché ho dovuto, costretto dalla vita e da dei tizi che mi pedinano armati di irrazionalità, interagire con quell'universo tutto, tra l'altro creato dal signorenostrogesùcristoonnipotente mentre impersonificava il padre nella prima recita scolastica che l'uomo non ricorda perché avvenne il giorno 0. E interagendoci ho perso per strada le parole, ho sfoderato la banalità che gelosamente custodivo e portavo sempre con me e insomma lo scrivere è diventato sempre più superfluo.
Oppure deve essere un qualche motivo legato a quegli esseri adepti del demonio chiamate donne, che mi orbitano intorno in quantità spropositate che non sto certo qua a raccontarvi che se no.
Beh non mi importa granché in realtà, però le vecchie abitudini, quasi sempre, son le migliori. Che poi ho scoperto che il destino che per me ha scritto il signorenostrogesùcristoonnipotente, è stato scritto da un bimbo di sei, e dico 6, anni e, vi dirò, si vede. Che poi ci ho pure la sensazione che sia riciclato.
Lascerò il mio angolo di autoreferenzialità con un pensiero: non credete a Babbo Natale, è un bugiardo.
piesse: a una certa, mentre scrivevo, son andato a cena perdendo ogni slancio e voglia, chi trova quel punto esatto gli offro una birra, piccola.