martedì 26 febbraio 2013

Ho fatto uno strano sogno

Un sonno profondo ed agitato, il PdL, dopo non aver mai fatto niente per il Paese e di tutto per il suo padrone, aver indagati e condannati per cose che vanno dalla corruzione al traffico internazione d'armi e aver nuovamente fatto promesse campate per aria, era di nuovo al 30%. Meno male che le elezioni sono ancora lontane qualche mese, se no sarebbe... bizzarro. Spinto da questo scenario post apocalittico che la mia malvagia mente mi ha messo davanti agli occhi mentre non ero cosciente, scrivo una lettera aperta al futuro governo e al futuro parlamento.

Caro potere esecutivo, caro potere legislativo, la situazione in cui siamo, i cui responsabili sono ben distribuiti a vario titolo, chi più ma soprattutto chi molto di più, è drammatica. Economia arrotolata e schiava di se stessa, nessuna prospettiva, istruzione mortificata ogni giorno di più, disgregazione sociale, equitalia, evasione fiscale, sistematica elusione delle regole, giustizia lenta e, non paghi, ostacolata sono solo alcuni dei problemi che da anni dobbiamo fronteggiare. Oddio fronteggiare, più che altro li subiamo inermi. So che non siamo più tanto abituati, ma quella che si propone con le elezioni che arriveranno tra qualche mese, è l'occasione per unirci tutti in un grande abbraccio, da comunità. L'occasione di portare ognuno le proprie idee e confrontarle con quelle degli altri, confrontarle veramente. L'occasione di vedere un parlamento che finalmente non vota a blocchi ogni provvedimento, ma che sa affrontare il dissenso. Mi piacerebbe vedere un parlamento che mette gli interessi degli ultimi in cima alla propria agenda, mi piacerebbe un governo che non ricatta nessuno con la fiducia, ma che discute, essendo pagato per farlo, anche mesi interi senza sosta pur di avere una legge condivisa. Perché è lo spirito di condivisione che ci manca, a noi elettori, l'empatia verso il prossimo e quale luogo migliore del Parlamento per dare il buon esempio. Mi piacerebbe, ve ne prego, che non ci fossero altri indagati in Parlamento e che, se ce ne fossero, il voto che consentirebbe alla magistratura di procedere fosse dettato da una valutazione nel merito e non dai soliti giochi di potere cui siamo abituati. Mi piacerebbe che lavoraste perché non si muoia più ogni volta che piove, perché non è una cosa da settima o ottava economia al mondo, perché piuttosto che promettere di detassare le case sarebbe meglio concentrarsi sul proteggere tali case dalla pioggia. Siamo un grande Paese, malgrado il Paese, siamo perfettamente in grado di diventare un grandissimo Paese se solo ci mettessimo a fare le persone serie e voi, caro futuro potere esecutivo e legislativo, avete questa meravigliosa occasione.

Un'altra cosa, importante, torniamo a concentrarci sulla formazione di futuri cittadini. Non è mortificando la pubblica istruzione che ci garantiremo un futuro di successo. Ricordatevi che il tempio della democrazia, dove si vota, è sempre allestito dentro una scuola pubblica, qualcosa vorrà pur dire no? Il nostro scopo non deve essere impedire ai giovani di trovare lavoro all'estero, deve essere dare l'opportunità a chi è andato via di tornare, deve essere invitare i giovani stranieri a venire da noi.

Non ho la ricetta per realizzare tutto questo (se ce l'avessi avrei provato ad essere lì con voi fra qualche mese), ma forse il punto è che non c'è una ricetta, dobbiamo smettere di cercare una formula magica. Mi son sempre abituato a pensare che quasi nessuno ha un vero talento, le persone vanno avanti spaccandosi la schiena di lavoro ed è questo che vi chiedo di fare. Questo renderà il vostro eventuale fallimento tollerabile, solo se ci metterete tutte le vostre forze perché solo in quel caso non sarete state delle sanguisughe.

E infine parlo a tutti noi, in particolare a chi voterà il Movimento 5 stelle di Grillo (perché son quelli per definizione nuovi e da nuovi si devono comportare), impariamo, vi prego impariamo, a pensare che siamo tutti dalla stessa parte, abbiamo tutti gli stessi diritti e abbiamo idee diverse. Se finalmente accettassimo quest'idea, forse, non ci troveremmo in una situazione in cui ogni osservazione, ogni dissenso, viene visto come un attacco frontale in toto, impariamo a prestare ascolto e a provare, lo ripeto, empatia per chi espone idee diverse dalle nostre. Impariamo ad ascolare le proteste, impariamo a guardare i numeri con atteggiamento critico, cerchiamo di capire (non dico riuscirci, ma provarci, come esercizio) cosa nascondono quei numeri. Impariamo a rispondere alle domande, fare domande non è da nemici del popolo, supporre le risposte prima che vengano date, specularci sopra, lo è. Non so quanti leggeranno questa lettera aperta e quasi sicuramente nessuno sarà nel potere esecutivo e legislativo eletto nelle prossime elezioni, ma se il buon esempio non dovessero riuscire a darcelo loro, diamoglielo noi. Un appunto all'elettorato di sinistra invece: bisogna smetterla di fare a gara a chi è più di sinistra, smetterla di preoccuparsi di cose tanto piccole e concentrarsi su quel senso di comunanza che è il vero cuore della sinistra. Non guardiamo più i sondaggi, exit poll, proiezioni, tutte cose che ci servono solo a far la voce più o meno grossa in discorsi da bar urlati o a sapere i risultati con qualche ora di anticipo.

Non so se mai ci riusciremo, ma provare finalmente a pensare per una volta al quadro generale prima di partire a testa bassa a sostenere od opporsi ad un provvedimento potrebbe essere ciò che veramente da la svolta al Paese. Si, il rispettare le regole, pagare le tasse ecc, è incluso nella richiesta di pensare a sto quadro generale.

Direte che sono un sognatore, ma credo sia colpa di chi non sogna.

giovedì 21 febbraio 2013

Nel segreto dell'urna...

Domani parte il silenzio elettorale. Quello vero intendo, mica quello finto che mi ero imposto tempo fa e che alla fine non ho rispettato. Vi dirò, sono contento di non averlo rispettato, non volevo davvero rispettarlo, mi ero solo imposto di non esprimere con troppa enfasi l'incredibile, radicato, viscerale, furente, biliare disgusto che mi provocate, beh, tutti voi.

Già di base siamo un Paese di gente distratta, durante le elezioni peggioriamo, tutti in curva e vaffanculo. Sono fiero di aver parlato male grossomodo di tutti (in quanto segue continuo, infatti tralascio i partiti di cui mi son già occupato) e di aver espresso, ben nascosti, apprezzamenti su talune posizioni di alcuni partiti e dunque sia chiaro che questo è un post di compiacimento. Da domenica ognuno di noi sarà chiamato a mettere una croce su un numero di liste variabile tra 1 e 3 e vi vorrei riassumere brevissimamente come funziona.

Alla camera votate una lista, che eventualmente fa parte di una coalizione. Il risultato è nazionale, quindi sulla somma totale si distribuiscono i seggi. Se uno è da solo, deve prendere almeno il 4% o non ci entra manco per le palle in parlamento. Se sei una coalizione ti serve il 10% e il singolo partito ha bisogno del 2% per entrare. Ma attenzione, c'è la norma salva casini (maiuscolo). Se in una coalizione 5 partiti non raggiungono il 2%, allora entra lo stesso il migliore degli esclusi. Questo è ciò che garantisce ad un essere insipido, l'inutilità politica fatta brizzolata, come Casini di entrare sicuramente in parlamento (se Monti raggiunge il 10%) perché gli basterà, in una coalizione a 3, prendere almeno un voto in più di Fini, anche se fossero 5 voti totali. Sia chiaro che un voto in più di Fini lo prendo anche io se il 15% dei lettori di questo blog mi votasse. No, non sono candidato, ma credo di poter battere Fini se mi candidassi oggi.

Al Senato il risultato è regionale, cioè ogni risultato, all'interno della regione, distribuisce i seggi attribuiti alla regione medesima (che variano di molto). Lo sbarramento qui è dell'8% per i singoli partiti e del 20% per le coalizioni. In questo senso tutti i voti a liste che poi non ce la fanno sono buttati, nel senso proprio che non conteranno nella distribuzione dei seggi. Si, è una legge del cazzo fatta da un leghista che, duole ammetterlo, ha saputo fare i conti meglio degli altri.

In regione, almeno qui, si vota una lista di sostegno ad un candidato presidente e si può pure esprimere una preferenza. È importante esprimere una preferenza perché, visto che almeno qui in Lombardia le preferenze si comprano dall'ndrangheta per 50 euro l'una, più preferenze libere arrivano, meno contano quelle comprate. Semplice, lineare. In questo senso non andare a votare fa il gioco dei mafiosi.

C'è stata una iniziativa di Libera, che trovate qui e sarebbe brutto riassumerla, contro la corruzione. Sono arrivate tante adesioni di gente comune e di candidati a vari organi (i quali han dovuto farsi radiografare con i metodi di Libera per vedere il loro nome lì). I candidati che hanno aderito sono più di mille, inclusi quelli in via di approvazione intendo, potete trovar l'elenco qui e sono circa distribuiti così (leggeteli anche in funzione della grandezza del partito, non ho voglia di fare le percentuali):
  • 323 del PD
  • 248 di SeL
  • 150 del m5s
  • 130 di Rivoluzione Civile
  • 60 di Fare
  • 49 della lista di Monti
  • 6 del PdL
  • 3 della Lega
  • 3 di Amnistia giustizia e libertà

Dato interessante, alle volte coerente, alle volte no. Nel bene e nel male.

Mi sarebbe piaciuto, oltre a vedere numeri più consistenti e meglio distribuiti nell'iniziativa di cui sopra, che gli elettori si fossero comportati meglio. Nel discutere intendo, troppe volte ho sentito le parole tutti, sempre, nessuno, mai che son quelle cose facilmente falsificabili che nascondono il problema, contrariamente al loro intento. Mi sarebbe piaciuto che il movimento popolare per eccellenza mediatica, il partito di Grillo insomma, fosse stato più capace di ascoltare quello che gli veniva detto, soprattutto le critiche. Invece no, ci si è solo limitati a trattare da stupidi (cosa che è sempre piacevole), da nemici del popolo o servi del potere chiunque osasse anche solo fare domande, figuriamoci come han trattato chi non era d'accordo... No, mi spiace, se questo è il cambiamento preferisco quelli di prima. Affermazione pesante, lo so, ma sono stufo di vedere l'illusione del progresso nelle persone. Loro ne sono state vittime, han creduto di esser diventate persone che approfondiscono con una profonda coscienza critica quando semplicemente stavano seguendo un diverso illusionista, non so se migliore o peggiore ma pur sempre illusionista. Abbiamo evidenza di questo problema proprio nell'atteggiamento che hanno nei confronti nel dissenso, è da ignoranti arroccarsi nelle proprie convinzioni nonostante tutto ma la ferocia è tipica di chi è pure convinto di non essere ignorante. Insomma il passo successivo a tieni il popolo ignorante per dominarlo è illudi il popolo di essere illuminato, la luce negli occhi non farà loro vedere l'ignoranza che covano. Ecco, io ho questa paura, al di là di tutto su programmi, dichiarazioni, impossibilità di governare se per ogni decisione bisogna sentire ogni iscritto al movimento (e gli altri? e chi non ha un accesso a internet?), la mia paura è verso questo tipo di cultura ed è questo tipo di cultura che voglio combattere.

Mi sarebbe piaciuto vedere una sinistra più decisa, che non si facesse trascinare in idioti discorsi pre-elettorali (di altri, mica loro, non è che Bersani comincia i comizi con "ci vogliamo alleare con Monti") su alleanze post-elettorali.

Mi sarebbe piaciuto che gli elettori del centrodestra, visto chi sono costretti a votare, avessero detto qualcosa in merito al fatto che, dopo tutti sti sfaceli che han fatto, si son tutti rimessi insieme. Anche la Meloni, La Russa e Crosetto, che se ne sono andati dal PdL, sono ancora lì con loro ed ogni voto a loro È un voto a Berlusconi. Discontinuità un cazzo. Si, l'han fatto per lo sbarramento, ma, per dio, a quale prezzo? Insomma mi sarebbe piaciuto vedere da parte del centrodestra la costruzione di un'alternativa e non di un modo di ricostruire la macchina da voti buona solo a rendere il Paese meno governabile possibile. Che poi è il motivo per cui non si capisce chi sia il candidato presidente, perché non governeranno in ogni caso, vogliono solo cercare di far sgambetti a chi è favorito. Vedete voi se è negli interessi della nazione. Con chi lo fanno? Con il partito che ha dichiarato che gli interessa solo la Lombardia. Ecco, quando Maroni ha dichiarato questo mi sarebbe piaciuto che qualcuno gli cagasse a spruzzo su quegli occhialetti di merda.

Mi sarebbe piaciuto fare meno generalizzazioni nei miei post elettorali.

Insomma, Stalin è morto, Dio pure, quindi nel segreto dell'urna vi vedo solo io, stronzi.


mercoledì 20 febbraio 2013

Djannino ungraduated

Notizia oramai quasi vecchia, ma la ripeto così: Oscar Giannino, leader e candidato presidente di Fare per Fermare il Declino, baluardo della meritocrazia e della trasparenza, cavaliere contro un mondo accademico incrostato dall'incompetenza e sostenitore del non valore legale del titolo di studio (non ho trovato modo migliore per dirlo senza rompere il ritmo), ha mentito, sia pubblicamente che sui vari curriculum vitae sparsi in giro, sui suoi titoli accademici. Da due lauree ed un master a niente... Oggi si è dimesso dalla presidenza di FpFiD, ma rimane candidato premier (che ok, non è premier, ma è per intenderci).

Sarò breve, ha fatto bene a dimettersi perché è così che si fa e non credo che si possa ritirare la candidatura in liste già presentate con firme a sostegno senza problemi legali. Ha mentito, svilendo ogni sua battaglia di trasparenza ecc ecc, mi pare ovvio che si dimetta uno così. Siamo stati abituati malissimo e la cosa sembra un gesto onorevole, ma, ve lo giuro, è un gesto naturale. Aggiungo però che voglio la garanzia che, in caso di elezione, lasci il seggio.

Voglio parlare, però, un'altra volta di voi, di noi, dell'elettorato. Si, tempistica curiosa per Zingales. Si, molto meno grave (sottolineo meno, che non è per niente... anche perché verrebbe molto per niente grave, 'na schifezza) di altri scandali e chi dice il contrario è in malafede. E si, ci sono state nella storia molte persone di successo, veri innovatori, che non si sono mai laureati e non c'è niente di male a non essere laureato (questo scolpitevelo nella mente, visto il livello di talune lauree).

Però.

Salto l'ovvio se ti metti su un piedistallo poi devi essere integerrimo.

Beh, ormai l'ho detto.

Giannino sono 20 anni che parla di economia, ha ottenuto numerosi lavori grazie al suo parlare, ottenuti con un curriculum a questo punto falso. Questo non è meritocratico. Si, supponendo che tutto ciò che dice sia giusto (e non è ovviamente vero, ma neanche un po'), il fatto che ora si sappia che non è laureato non lo rende certo meno giusto.

Ma per lui si.

Lui, che non è Leonardo, Bill Gates o Nikola Tesla, non era laureato e lui, prima di tutti, ha pensato che rendesse meno corretto il suo pensiero. In realtà lo ha fatto perché siamo noi che ragioniamo così, concentrandoci su chi parla e non su cosa si dice ed in questo lui è come noi, anzi peggio. Giannino, professando di voler togliere valore legale alla laurea, ha da 20 anni agito in maniera esattamente opposta, usando pezzi di carta inesistenti per dare peso a pensieri così meno discutibili.

Ecco, questo è il problema profondo e si, una cultura scientifica più radicata di certo lo limiterebbe.

Poveretti quelli che si sentono migliori o peggiori solo perché hanno o non hanno un titolo accademico e tu, Giannino, dipinto come grande esperto di economia liberale (per quanto non mi trovi spesso in accordo con le tue dichiarazioni è anche capitato che invece mi stupissi), sei un poveretto, per aver mentito su una cosa così inutile a fronte di una formazione generalmente apprezzata.

Di Leonardo, Bill Gates e Nikola Tesla ne nascono pochi ogni generazione, per questo ci ricordiamo i loro nomi, tutti gli altri si fanno il culo per andare avanti in maniera mediocre, detta anche la maniera normale. Ci si fa il culo per laurearsi e ce lo si fa anche se non si proseguono gli studi. Questo nobilita, il resto sono fregnacce.



Piesse già che ci sono, altro argomento. Ho visto i manifesti di Maroni per le regionali in Lombardia che dicono con noi i treni FINALMENTE in orario. Io l'ho presa come un'ammissione di pessima amministrazione per vent'anni. Vedete voi se è il caso di dargli altre possibilità. Poi se ci tengono tanto ai treni possono andare a fare i capostazione, come quell'altro prima di loro.

lunedì 18 febbraio 2013

Non siamo capaci di non essere tifosi

Altra infrazione del silenzio elettorale che mi sono imposto tempo fa e di cui ho reso partecipe solo me. L'occasione, ghiottissima, si relaziona in qualche modo sulle prossime elezioni cui siamo chiamati ed abbiamo il dovere di parteciparvi ma, come sempre su queste pagine che racchiudono la saggezza ultima dell'uomo, si pone come spunto di riflessione sull'umana condizione.

Bene, parliamo di merda.

No dai, la prossima volta magari. Per questa volta, se vogliamo proprio mantenere il ritmo dell'umorismo straripante rinchiuso (non racchiuso) in queste pagine, ci si riferisce al complemento di modo e non al complemento oggetto. Argomento ovvio e dunque per questo tirato per le lunghe che potremmo esprimere con: non siamo capaci di discutere con le persone.

Kaboom eh? Illuminazione spaventosa eh?

Beh insomma, il senso di queste pagine è perdere tempo io, divertirmi nel farlo, farne perdere a voi e, ovviamente, fare la rivoluzione. In tutto ciò, visto che io con le persone non ci parlo, vi scrivo come se vi parlassi, amiche ed amici miei, e mi piace parlare anche di cose ovvie, sia mai che salti fuori qualcosa di meno ovvio.

Ma potrei anche riprendere il filo del discorso, le redini della mia vita e la serietà che permea queste pagine.

In questi lunghi periodi di dibattiti, elettorali e non, emerge la caratteristica, non so se sia solo nostra ma temo che no, di non saper minimamente interagire tra di noi. Lo so, da che pulpito. Però è proprio questo il punto forse, si discute di un argomento, ognuno parte con le proprie convinzioni ed opinioni, le si espone in maniera più o meno ordinata (se sei del PDL o Grillo le urli) e ciò che prima di tutto il tuo interlocutore (che sei anche tu stesso, leggasi electron self-energy) pensa è: ma io sono d'accordo con questa persona? Sfumatura interessante, non si è d'accordo con l'oggetto del contendere, lo si è con chi lo dice. Ma quasi sempre non lo si è. Cioè io non lo sono quasi mai, però mi capita di sentire cose sensate da persone che non mi trovano in accordo generalmente. Da lì la grande illuminazione: anche i pirla possono dire cose sensate, anche le persone che si ammirano possono dire una pirlata e, udite udite, non c'è niente di strano. Se imparassimo  a concentrarci sul fatto che, chessò, un razzista può avere opinioni per noi ragionevoli sulla fermentazione della birra, forse faremmo anche quel passo in più verso ciò che ci manca più in profondità: la capacità di cambiare idea con serenità.

Questo mi consente di andare a bomba sulle elezioni (metto tutte delle parole chiave per attirare i gonzi a zonzo per google). Non ho mai sentito un dibattito politico che finisse con un ah si, hai ragione, è meglio come dici tu. Io dico questo, tu dici che no, io ho la maggioranza e vaffanculo (o io ho la minoranza e vaffanculo stronzo). Se la cosa avviene in un talk show la seconda parte non ha senso e con esso manco il dibattito. E non sono loro, i politici dico, incapaci, siamo noi perché abbiamo già deciso che siamo d'accordo con uno dei due o con nessuno dei due e non ci interessa vedere un'evoluzione del pensiero, bensì la prevaricazione di tale pensiero sull'altro così che, l'indomani, se ce lo ricordiamo ancora, possiamo sbatterlo in faccia a qualcuno al bar, loro ci danno quello che vogliamo. È la democrazia rappresentativa baby. In tutto ciò se ora dicessi che un partito, dicendo che  voglio il 51% e ragionare come se avessimo il 49%, sta dicendo una cosa meravigliosa che manca da questo Paesaccio da sempre, voi mi prendereste per un elettore del PD (da trent'anni, mi è stato detto che lo voto da trent'anni e che, anzi, ne faccio parte da trent'anni, diocaro) e smettereste di ragionare sulla giustezza o meno di quella frase. Ecco, sareste in errore. Come valutare il complesso dunque? Come già detto altrove, non troverete mai qualcuno che dice solo cose giuste e mi sto convincendo che se accadesse vorrebbe dire che avete perso la capacità critica, pertanto valutate serenamente ogni cosa, stando ben attenti a chi dice cose in contraddizione con precedenti dichiarazioni e azioni, e votate il fottuto partito che dice più cose giuste. Chissà che un giorno, a furia di cambiare sta forma mentis demmerda, ci troveremo dibattiti parlamentari in cui la minoranza riesce a metterci del suo ed ammettere che qualcosa di giusto viene fatto dagli avversari. Anche solo, così per caso, per dare senso quando si dice pirla ad una persona.

Che insomma, le buone opinioni sulla fermentazione della birra del razzista non lo rendono una persona migliore ma in un dibattito sulla fermentazione della birra me lo farebbero difendere a spada tratta, merda o non merda che sia.

giovedì 7 febbraio 2013

Insomnia on my mind

Non dormo da qualche giorno, la cosa inizia a farsi bizzarra. Non provo stanchezza, ma attraverso una totale mancanza di vigore. Ogni sera mi avvolgo nel rassicurante bozzolo della notte, chiudo gli occhi, regolarizzo il mio respiro, sgombro la mente dai miei pensieri e... niente, rimango così, per ore, immobile, vigile, ascoltando il nulla. Le luci del mattino arrivano poi svelte e prepotenti, si infilano, sbuffano violente verso i miei occhi stanchi e mi richiamano al quotidiano impegno.

Da qualche giorno la perdita di coscienza tipica del sonno si è ridotta al punto da avermi dato una completa percezione di cosa mi accade in quelle ore in cui tale percezione mi è un po' sempre stata preclusa. Ho notato, ad esempio, che tipicamente dalle 3 e 20 alle 4 e 50 ho drastici cali della temperatura corporea, tipo un decesso, nulla può riscaldarmi, rimango immobile, impotente, aspettando che passi.

Con il sopraggiungere della mattina è come se mi riattivassi, la temperatura torna verso i 36 gradi, i pensieri tornano a popolare la scatola cranica, il giro riparte, mancano dalle 16 alle 18 ore prima di un nuovo tentativo.

Gli effetti collaterali sono molteplici, ma si limitano per lo più a catatonici sguardi vacui che durano diversi minuti. Fortunatamente mantengo ancora, e grazie a questa situazione vale ad ogni ora del giorno, il controllo di cosa sia vita vera e cosa sia, beh, catatonico sguardo vacuo ed è forse questo il problema. Più che il riposo mi manca proprio l'abbandono tipico del sonno profonto, lo sconfinare in una realtà che tale non è. Il piacere, presente nei giorni di festa, di uscire vagamente dal sonno profondo e decidere consciamente che non vale la pena interrompere il sogno per tornare nella realtà cattiva non è più alla mia portata. La realtà 24 ore su 24 è terribilmente malvagia e l'assenza di vie di fuga mi sta consumando, come se il prezzo da pagare per non essere, nonostante giorni e giorni di assenza di sonno, stanco sia un lento, inesorabile, erodersi fino all'osso. Gli occhi sempre più profondi, la pelle sbiadita, la carni che si ritirano, la vista rallentata, il suono talvolta ovattato.

Sono presenti, tuttavia, elementi di feroce lucidità, l'assenza di qualcosa di tanto semplice e fondamentale mette sotto il riflettore dell'inutilità una serie di routine che oramai consideravo essenziali: controllare il telefono ogni tanto, guardare la televisione, controllare facebook, scrivere cose sensate, discutere con la gente. È come essere 24 ore al giorno attivo e non esserlo mai, nemmeno un secondo, nello stesso piano di esistenza di tutti gli altri.

Senza sogni pare si muoia, piano piano, ma nel frattempo ho una buona scusa per non guidare.

martedì 5 febbraio 2013

Elezioni e cultura scientifica

Nelle scorse settimane, ripetendo quanto fatto in occasione delle primarie, la rivista Le Scienze ha rivolto 10 domande ai candidati alle poliche che ci saranno fra 20 giorni. Le risposte, che sono talvolta lunghe ed elaborate le trovate qui con il loro layout discutibile. Quello che segue è un riassunto non esaustivo di quello che son riuscito a leggere.

Prima ed unica considerazione qui presente degna di un vero peso ci è fornita dalle risposte non pervenute. Pare evidente, infatti, che Berlusconi, Monti e Grillo non ritengono di dover dare delle risposte sul futuro della cultura scientifica, della ricerca, dell'istruzione e di varie questioni energetico-ambientali. Monti non è abituato a rispondere alle domande dei giornalisti, Grillo, si sa, alla scienza non ci crede e, non per accanirmi, Berlusconi è di una ignoranza epocale (che non c'è niente di male, a priori, però sarebbe bene che alla guida di un Paese ci sia un gruppo di persone in cui almeno uno sappia di cosa si parla). Ebbene, questo per dire che considero, a prescindere, ognuno degli altri tre candidati, che la briga di trovar almeno qualcuno che rispondesse a delle domande nemmeno troppo impegnative se la sono presa, infinitamente più validi dei tre fin qui citati. Dunque mi sono letto le risposte di Bersani, Giannino ed Ingroia alle 5 domande che mi interessavano di più.

Parto da Ingroia, che, lo dico per trasparenza, è fin qui colui il quale si sta guadagnando il mio voto alla camera. Proprio per questa mia intenzione di voto devo dire, con la feroce lucida brillantezza che mi caratterizza, che Ingroia (o chi per lui, tutte le volte che nominerò un candidato è sempre da intendersi o chi per lui) non ha probabilmente capito cosa gli è stato chiesto, con chi stesse parlando e, non pago, di cosa stesse parlando. Una pessima figura, risposte telegrafiche, che funzionerebbero meravigliosamente in un dibattito televisivo, non su una rivista scientifica. La risposta in merito ad investimenti, meritocrazia e trasparenza per la ricerca e l'università contiene una serie di ovvietà figlie di un mondo ormai lontano e rigido su posizioni che nulla hanno a che fare con gli esempi europei migliori. Se gli si chiede come incentivare gli investimenti privati si mette a parlare di agricoltura, moda, turismo e cultura e, non so voi, non ci vedo la scienza nel filo dei suoi pensieri. Sulla sperimentazione animale incita ad un dialogo con le non meglio definite associazioni di settore che, non me ne vogliano, spesso si sono distinte per poco acume scientifico. Insomma, ogni tanto ha qualche buono spunto (e ne parliamo a breve), ma in generale ha toppato alla grandissima. Peccato.

Visto che ci piace ragionare calcisticamente, dico fin da qui che, incredibilmente, Bersani ne esce vincitore, probabilmente perché ha già l'esperienza accumulata in occasione delle primarie alle spalle. Le sue risposte son interminabili, è vero, però individuano con buona lucidità alcuni problemi esistenti e propongono, con una concretezza che pochissime volte ho visto in quel partito, delle soluzioni, discutibili quanto volete, ma almeno non sono slogan, gli slogan mi han rotto le palle. Ritiene di dover aumentare gli investimenti utilizzando i fondi provenienti da risparmi e da una riorganizzazione della spesa militare che ritengo un bel messaggio da dare, quello di rimettere la ricerca nelle priorità per il progresso. Sulla meritocrazia ha terreno facile, viste le chiacchere fatte fin qui dal precedente governo, ma promette di riportare il finanziamento ai livelli precedenti agli ultimi tagli, destinando 500 milioni al diritto allo studio (campo in cui siamo parecchio indietro), un diritto allo studio legato alla regolarità degli studi di chi ne usufruisce ed esteso agli alloggi, terreno fertile per numerosi approfittatori (per lo meno per quel che ho visto intorno a me). Le idee di Giannino non le commento perché, fin da quando calvacava i tagli del governo precedente, in crociata verso baroni mai identificati e quindi da essi nascosti, non leggo lucidamente le sue idee liberiste, pertanto non commento il suo solito discorso ritrito che fa da 4 anni. Però ho ritenuto interessante la sua idea di controllo sulle università telematiche così da evitare diplomifici.

Un Giannino che si riprende sugli incentivi per gli investimenti privati, evidenziando una buona conoscenza del problema, in particolare nel campo delle biotecnologie, e mi piace che pensi che il primo passo da fare non sia finanziario, ma normativo. Anche Bersani fornisce una buona risposta, più sulle modalità di incentivo, credito d'imposta e green economy, posizione, tra l'altro, condivisa con Ingroia.

Altro punto comune ai tre candidati è la necessità di dover fare un passo indietro in merito alla legge 40, allineandosi all'Europa, ma sottolineo che solo Ingroia parla di testamento biologico come un diritto inalienabile, Giannino punta su sollevare lo stato scaricando sul rapporto medico-paziente, Bersani non perviene.

La domanda successiva era sul contrasto all'analfabetismo scientifico, tema spesso trattato anche su queste pagine (qui, qui e qui direi). Tutti concordi sul dover agire fin dalla scuola primaria (Ingroia mi pare solo concentrarsi sulla necessità di estendere la scuola dell'obbligo fino a 18 anni, che non è la risposta giusta al problema, ma gli da l'assist per esprimere il giusto concetto che è inutile introdurre le nuove tecnologie se non ci sono soldi). Si distingue Bersani per l'idea di chiedere aiuto all'Europa, come ha fatto la Svizzera per colmare le differenze di genere, così da contrastare il fenomeno, mentre Giannino mi pare più intenzionato a puntare sui festival che, almeno per me, di certo attirano curiosità e passione. Giannino si oppone con mio sommo piacere al sensazionalismo degli ultimi anni nei confronti della scienza, puntando su incentivi ad una divulgazione scientifica di maggior spessore e serietà, così che sia veramente accessibile a tutti.

Insomma, questo è quello che ho visto, ammetto di non aver letto con increbile attenzione, consapevole del fatto che son risposte che danno ad un giornale di nicchia e dunque sicuramente pesate su questo. Ingroia mi perde un po' di punti, Bersani e Giannino ne guadagnano, gli altri tre possono morire. No dai, non morire, ma preferisco morire pur di evitare di votarli. Cosa votare ancora non lo so, rimangono le intenzioni, rimangono dei punti scuri su ogni candidato.

Una fortuna che so che mai nessun candidato riuscirebbe a soddisfare completamente un elettore, anche se il candidato fosse l'elettore stesso, se no mi sarebbe proprio impossibile votare.

E non votare è da stronzi.

lunedì 4 febbraio 2013

PDL ombardia, il grande errore politico

Buon lunedì a tutti, oggi infrango un mio voto di silenzio tacitamente fatto per motivi che magari vi spiego la prossima volta. Il motivo di tal infrazione, invece, posso dirvi essere che scrivo nella segreta speranza di essere poi smentito dai fatti, cosa che risulta difficile se si scrive a fatti compiuti.

Fra 21 giorni si vota e, per noi Lombardi, si vota doppio visto che il Celeste ci ha fatto il piacere di farsi indagare e levarsi dalle palle. Con palle si intendono le liste regionali, mentre le liste del senato appartengono a tutt'altro organo. Visto che quelli che tipicamente vincono in Lombardia han fatto una legge che dice che la vittoria in Lombardia conta 9 decimi delle vittorie italiche, la partita è tutta qui.

Questa è una frase che si ripete da mesi, ma quei pirla del PD mi sa che la stavano ripetendo perché qualcuno ha detto loro di farlo, non per sincera convinzione. Dunque, han fatto le primarie finte col ballottaggio Renzi-Bersani, il colpo politico più importante della loro storia, uno spot elettorale lungo settimane, successo vero, in Lombardia votano 400 mila persone. Nel mentre, a consiglio regionale caduto ed indagato, si faceva avanti Ambrosoli, persona splendida tra l'altro, sostenuto da ogni partito, per lui ogni partito avrebbe fatto un passo indietro (col senno di oggi, probabilmente in previsione degli eventi giudiziari successivi, oppure perché appesantiti da tutta quella nutella).

Si fanno avanti altri due candidati, bravissimi, a mio avviso entrambi più bravi, più pieni di contenuti, più concreti, che sapevano di dover guadagnare dei voti. I partiti l'accordo sul candidato Ambrosoli l'avevano già fatto, non pubblicizzarono le primarie e in pochi giorni il centrosinistra, nonostante la platea elettorale fosse più ampia grazie alla presenza di Di Stefano che ha, con ben più che col profumo, attirato la sinistra, ha perso in Lombardia 300 mila voti. Ambrosoli vince con percentuale bulgara, gli altri candidati, come ovvio nello spirito delle primarie, si mettono al lavoro per sostenerlo.

Già lì ho storto il naso ma mi son detto: vabbé, c'è tanto tempo alle elezioni, facciamo che han solo perso un'occasione irripetibile di creare un po' di partecipazione.

Alché i partiti, con Ambrosoli in testa, han iniziato a dire Eh, ma anche nello scontro Pisapia-Moratti... vedrete, la partecipazione arriverà. Dall'altro lato si alleavano tra chi vuol dare ai lombardi più soldi tra quelli che pagano e chi ha preferito passare direttamente alle mazzette, via contanti a casa, o meglio sulla prima casa. Partono con la campagna elettorale, e la mia lombardia ce l'ha più lungo, cercando di riprendere una base di elettorato che, viste le lauree albanesi, stava aprendo gli occhi dopo 20 anni. Il tutto con l'occhio alla politica nazionale, dove non possono vincere perché oggettivamente sarebbe masochismo, però vincendo in Lombardia di certo non possono far trionfare nessun altro. E i partiti della sinistra lombarda? Niente, la campagna elettorale non la fanno partire (mi riferisco ai due partiti maggiori, PD e sel, gli altri non hanno potenza mediatica, lavorano duro sul locale, sul dibattito al circolino), non la fanno partire nemmeno quando realizzano che la presenza di Rivoluzione Civile potrebbe dar loro problemi. Non se ne preoccupano che tanto lo sbarramento è all'8%, gli elettori mica voteranno loro al senato, sanno che sarebbero voti persi, siamo gli unici da votare al senato in Lombardia. Tutto vero, però tu la gente la devi portare a votare, gli astenuti li devi attirare, gli indecisi li devi convincere. Niente, passivi in nome di una campagna elettorale finalmente pacata, ma stolti nel confondere pacato con assente.

Arrivano i primi sondaggi, sorpresa: i partiti che per lo sfacelo fatto dovevano essere al 3% sono in vantaggio. Eh ma anche nello scontro Pisapia-Moratti ci davano perdenti. Uno si aspetterebbe l'inizio della campagna elettorale a questo punto, ora lo sanno che a livello regionale stanno rischiando, la politica nazionale è a rischio. Se lo sanno sono dei bastardi a non fare nulla, perché è quello che stanno facendo, gli altri appaiono, fanno parlare (male, ma che ci possono fare, sono quelli che sono) di loro, continuano a guadagnare voti. Loro no, la campagna elettorare stenta a partire, i partiti stanno ben nascosti, Ambrosoli evidenzia tutta la poca grinta che alle primarie si era intravista, confidando che per qualche motivo la partecipazione allegra intorno a Pisapia si sarebbe ricreata spontaneamente, per fluttuazione quantistica probabilmente.

I manifesti negli spazi elettorali non si possono mettere per via delle liste che han fatto ricorso, l'altra parte delle regole se ne fotte e li mette abusivamente così che, visivamente, il monopolio è assoluto. Ambrosoli è lasciato probabilmente solo, visto che è forte perché libero, il sostegno non arriva e così, con un colpo di genio dell'ecosostenibilità, inizia a girare la Lombardia in camion. Si, in camion, cristodio, in camion. Il primo comizio l'avrebbe fatto in una periferia semivuota di Pavia, per fortuna che la nebbia era tanta e han potuto annullare l'evento.

Quello del PD, in particolare del PD perché è la sua la sconfitta nelle politiche, è il più grande errore politico della sua storia di mezze vittorie, che arriva nel momento in cui non solo è favorito, ma sta anche dicendo più cose giuste del solito. Quello del PD è l'errore che consegnerà il Paese al televenditore per la quarta volta.

Quindi, nella speranza che mi leggano, darei giusto due linee politiche per le prossime settimane:
  • Ambrosoli non è Pisapia.
  • Maroni non è la Moratti.
  • La Lombardia non è (nel bene, ma soprattutto nel male) Milano.
  • Pisapia il sostegno in prima linea del partito, che ci mette la faccia anche per prendersi gli sputi, l'ha avuto.
  • Le cose nel vostro programma son cose giuste, cose belle, che fanno sognare, dirle alle persone potrebbe essere una buona idea.

Giusto perché magari l'idea che una vittoria nel passato debba per forza ripetersi vi piace, vi do un punto extra:
 
  • Ambrosoli faceva il palo mentre Pisapia rubava autoradio.

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