giovedì 7 febbraio 2013

Insomnia on my mind

Non dormo da qualche giorno, la cosa inizia a farsi bizzarra. Non provo stanchezza, ma attraverso una totale mancanza di vigore. Ogni sera mi avvolgo nel rassicurante bozzolo della notte, chiudo gli occhi, regolarizzo il mio respiro, sgombro la mente dai miei pensieri e... niente, rimango così, per ore, immobile, vigile, ascoltando il nulla. Le luci del mattino arrivano poi svelte e prepotenti, si infilano, sbuffano violente verso i miei occhi stanchi e mi richiamano al quotidiano impegno.

Da qualche giorno la perdita di coscienza tipica del sonno si è ridotta al punto da avermi dato una completa percezione di cosa mi accade in quelle ore in cui tale percezione mi è un po' sempre stata preclusa. Ho notato, ad esempio, che tipicamente dalle 3 e 20 alle 4 e 50 ho drastici cali della temperatura corporea, tipo un decesso, nulla può riscaldarmi, rimango immobile, impotente, aspettando che passi.

Con il sopraggiungere della mattina è come se mi riattivassi, la temperatura torna verso i 36 gradi, i pensieri tornano a popolare la scatola cranica, il giro riparte, mancano dalle 16 alle 18 ore prima di un nuovo tentativo.

Gli effetti collaterali sono molteplici, ma si limitano per lo più a catatonici sguardi vacui che durano diversi minuti. Fortunatamente mantengo ancora, e grazie a questa situazione vale ad ogni ora del giorno, il controllo di cosa sia vita vera e cosa sia, beh, catatonico sguardo vacuo ed è forse questo il problema. Più che il riposo mi manca proprio l'abbandono tipico del sonno profonto, lo sconfinare in una realtà che tale non è. Il piacere, presente nei giorni di festa, di uscire vagamente dal sonno profondo e decidere consciamente che non vale la pena interrompere il sogno per tornare nella realtà cattiva non è più alla mia portata. La realtà 24 ore su 24 è terribilmente malvagia e l'assenza di vie di fuga mi sta consumando, come se il prezzo da pagare per non essere, nonostante giorni e giorni di assenza di sonno, stanco sia un lento, inesorabile, erodersi fino all'osso. Gli occhi sempre più profondi, la pelle sbiadita, la carni che si ritirano, la vista rallentata, il suono talvolta ovattato.

Sono presenti, tuttavia, elementi di feroce lucidità, l'assenza di qualcosa di tanto semplice e fondamentale mette sotto il riflettore dell'inutilità una serie di routine che oramai consideravo essenziali: controllare il telefono ogni tanto, guardare la televisione, controllare facebook, scrivere cose sensate, discutere con la gente. È come essere 24 ore al giorno attivo e non esserlo mai, nemmeno un secondo, nello stesso piano di esistenza di tutti gli altri.

Senza sogni pare si muoia, piano piano, ma nel frattempo ho una buona scusa per non guidare.

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