venerdì 14 novembre 2014

Agili idee per i prossimi servizi del TG4

Se non vi hanno privato dei vosti organi sensoriali dovreste tutti sapere che qualche giorno fa l'umanità è riuscita in qualcosa di impressionante: colpire un proiettile con un proiettile più piccolo sparato una decina di anni fa. O, come ufficiosamente viene chiamato, NASA ce lo dovete puppare duro. Tralascio il nocciolo della questione, che in fondo ne avrete letto in lungo ed in largo, attenti e curiosi come solo i miei lettori sanno essere e mi concentro sulle frivolezze della vita. 

Il Tg4 ha pensato bene di fare un servizio anticonformista. Il video, se l'ho visto pure io l'avete visto pure voi, non sto a riassumerlo, sta qua. Dunque ho pensato di dare qualche spunto ai redattori per riempire quei fastidiosi ultimi minuti del TG che non sai mai cosa dire, tipo l'imbarazzo dei saluti ad una festa troppo numerosa.

Cose che la scienza, vecchia troia, ha rovinato al bambino ritardato che si annida, superbo, in ognuno di loro:

Le stelle cadenti non esaudiscono desideri, perché sono, in sostanza, rifiuti dello spazio (o nostri, dallo spazio) che si inceneriscono cadendo. Esattamente come i tuoi desideri.

L'arcobaleno è un effetto ottico, dovuto all'acqua e no, non è il TomTom per la pentola d'oro degli gnomi. 

Non esistono gli gnomi. E chiamarli così è offensivo.

Il cielo è blu e le nuvole sono bianche a causa della grandezza delle particelle che li compongono, non perché il gigante dentro il cui occhio noi viviamo ha la congiuntivite.

I tramonti sono più romantici tanto più c'è inquinamento, per il motivo di cui sopra.

I tuoni non sono il diavolo che gioca a bocce con gli angeli.

Pare che la Terra non sia al centro di nulla, tantomeno dell'universo.


Che poi, ripensandoci, veniamo da un'epoca in cui il Ministro dell'Istruzione, Università e Ricerca diceva cose del genere


E i telegiornali sulla seconda rete nazionale facevano servizi tipo questo o questo.

In fondo, io un miglioramento ce lo sto vedendo.


Spendo due paroline nel merito, giusto perché altrimenti è solo un post scialbo qualunque. Il costo, caro Buffa, è di un ordine grandezza superiore, quindi non oso immaginare quale tono avresti usato se avessi saputo fare il tuo lavoro. Qualcuno su internet fa pure notare che quel costo è di 3,5 euro a testa, distribuiti in 20 anni, circa 20 centesimi a testa all'anno. Il prezzo di una Goleador. Con quella Goleador hanno costruito la sonda e l'hanno spedita nello spazio dopo aver calcolato una traiettoria lunga 10 anni. Pertanto c'è pure un certo numero di persone che grazie a quella Goleador all'anno ha potuto lavorare, pagandosi un affitto, le tasse, dei beni di prima necessità. Insomma con una Goleador a testa abbiam dato ad un certo numero di persone l'opportunità di vivere. Come effetto collaterale c'è che potremmo perfino scoprire qualcosa di nuovo, qualcosa che possa aiutare l'umanità.

Che poi, personalmente, anche solo il fatto di esserci arrivati, su quel sasso polveroso, è una grande vittoria per l'umanità, capace di far grandi cose per il gusto della curiosità lavorando uniti, come comunità. Chissà che un giorno non ce ne si renda conto e si smetta di gettare via il tempo con le solite balle che ci propiniamo da decenni, iniziando finalmente ad aprire orizzonti che abbiam solo vagamente immaginato nei film.


Vi lascio, per alzar il tono da un post comunque scialbo, con le parole di uno che non si è limitato ad aver una conoscenza profonda della scienza, ma aveva pure imparato a comunicarla a dovere


mercoledì 5 novembre 2014

20 Haiku (brutti), manco fossimo su "L'Oltreuomo"

Questa è un'introduzione, perché, prima di proporvi delle liste tristissime da cui poi prendete ispirazione per gli stati di Facebook, su l'Oltreuomo ci mettono sempre una breve introduzione che alle volte riesce a sollevarsi dalla mediocrità di quanto segue. Sì, avrete già capito che questo sarà un post pieno di invidia verso i redattori di un blog di successo perché riescono sicuramente a raccimolare più figa, pur scrivendo tremende banalità che non facevano ridere nemmeno quando son state pronunciate per la prima volta nel '48. Milleottocento.

No dai, son troppo severo, alcune volte ci prendono, come scoiattoli ciechi.

Comunque, oggi ho fatto un po' di viaggio in treno perché, sapete, vado nei posti, vedo la gente. Per noia mi son messo a produrre questi 20 Haiku. Non tutti rispettano il 5-7-5, ma non siate proprio voi i nazisti della metrica, santamadonna.

The struggle

La cosa diffi
cile degli Haiku sono
le sillabe. Be.


Formalismo

È un buon Haiku
se ha giuste sillabe
e c'è la rana.


Rilassati

Non fa ridere!
Non fa rima! Stai pensando.
E sti gran cazzi,


Trenitalia

Io sul treno
bloccato, luci spente.
Quante bestemmie


Passo io

Voi fermi al
passaggio a livello.
Io dico suca.


Bottoni

Le poesie
che copi in silenzio
sono più belle.


Reminescenze

Verso Utrecht
guardo la nebbia, penso.
Sembra Pavia.


Campanilismo

Sotto a Zwolle
è un'altra nazione.
Il Belgio, forse.


Scienza

Popper lo sapeva,
la falsificabilità,
'na gran cosa no?


Timido romantico

Sempreverde è
l'amore, sai no, cioè
no, niente, vabbè.


Introspezione

Penso spesso che,
dormissi come scopo,
morirei, cazzo!


Rancore

Un pugno ti darò.
Sì, aspetterò,
io mai dimenticherò.


Non fa ridere

Oltreuomo,
con i suoi elenchi
da ritardati.


Collettività

È silenziosa
la carrozza del rientro.
Fame! È tardi!


Cretino

Guardo la notte,
se ricambia lo sguardo,
è la finestra.


Interminabile

La pancia grida!
Ti prego, datti 'na mossa!
Trenista cane.


Ostilità

Soffia il vento,
chino mi incammino
nel freddo cane.


Confessione

Te ne sei accorto!
Sono sbagliati e poi
sono diciotto.

martedì 4 novembre 2014

Intrappolato

È il momento. Disse ingoiando gli ultimi calmanti della giornata sotto la tenue luce dei lampioni che, pacati, si proponevano dalle tende tirate. Pensieri felici, pensieri tranquilli. Un rituale ormai consolidato, un rituale rivelatosi sempre inutile. Come andare a messa ogni domenica.

Senza sogni si muore, lentamente, il corpo ha bisogno di ricaricarsi, un riavvio cerebrale necessario, manco fossimo un'avanzata versione di Windows Vista. Ne era ben consapevole, per questo si forzava, nonostante tutto a rinchiudersi nella sua personalissima prigione ogni notte. Per sopravvivere. Letteralmente.

Il torpore, i muscoli rilassati, la mente sempre meno vigile. Un dolce scivolare nelle fauci del diavolo. Dannazione, qualunque cosa accada so che non è reale, è solo un sogno. Solo un sogno. Era sempre quello il suo ultimo pensiero, tutte le notti. A volte funzionava, la pratica aiuta a riconoscere il vissuto quando lo si rivive nella propria testa e, all'occorrenza, a saperne prendere le distanze. Non importa quanto realistica possa essere un'immagine, una parte di me è consapevole che io lì non c'ero, io questo ho solo immaginato di averlo vissuto e ora sto solo riproducendo quell'immagine artefatta, trasmessa dalla più potente scheda grafica in circolazione. Svegliati, non sei costretto a rimanere in quella casa. Svegliati.

Aprì gli occhi, cercando riferimenti di realtà, un appendino, la sua lampada, i lampioni, quella sensazione spiacevole sul collo tipica del sudore. Il battito torna normale, il fresco del frigorifero va ad infrangersi sulla calura corporea appena sprigionata. Tanto vale riposare un po', in un perenne dormiveglia in attesa della routine.

Ma non è mai così semplice, dopo settimane di prigionia, spolpato di ogni vigore emotivo, il cervello si spegne di nuovo, soffice tra i cuscini. Non è qualcosa di vissuto o immaginato, è qualcosa che sta accadendo ora. Non è reale. O quel telefono squilla sul serio, sarà meglio alzarsi. No, non ce la faceva proprio a forzare se stesso ad uscire da un incubo in divenire, pur consapevole che quella era l'unica altra opzione, una volta addormentato. In isolati momenti, tuttavia, si rendeva conto di vivere situazioni che potevano essere piegate al suo piacere e volere, che non necessariamente doveva subire quelle sbarre. Come criminali che riescono a reinventarsi secondini, riusciva sporadicamente ad esser padrone di quel sogno, a piegare il tormento in qualcosa di diverso, financo sadica vendetta verso quel diavolo. 

E se fossi in realtà sveglio?

Questo lo tormentava, in quei sogni che cominciavano con un suo risveglio e terminavano con il consolidato rituale di cui sopra. Il dubbio, non c'è nulla di più logorante. Erano immagini ed azioni assurde, ma ragionevoli. La sua condanna per un crimine non commesso era questa: trascorrere la giornata come un passeggero, incerto se ne fosse padrone o semplicemente spendesse il tempo a sbirciare sotto la sottana della vita. I sogni erano la prigione della sua mente, a prescindere dallo stato di veglia. Lo erano sempre stati, da aspettativa irraggiungibile dalle miserie della realtà a cinico, per nulla distaccato, sguardo su ogni possibilità passata e presente. 

Un inferno tanto personale, tanto consapevole della propria deflagrante potenza da rendere ogni altro problema piccolo, insignificante. Come se l'esperienza dell'orrore, con il suo traumatico bagaglio, i dubbi, le insicurezze, potesse in fondo dare quella spinta a riprendere a dar calci nelle palle della vita.

In quel momento si risvegliò, sudato. E andò a riaprire il frigorifero.

I'll see you in the next life, wake me up for meals