Caro Tortosa,
quella notte
non ero alla Diaz, non ci siamo mai incontrati e, francamente, spero la
cosa non cambi mai. Ha avuto ragione su molte cose, ci sono in effetti
due verità, una processuale e quel che è successo. Riesco perfino a
comprendere il suo "lo rifarei 1000 volte", sapendo che l'ha già fatto
1000 volte.
Lei nella vita esegue ordini, lo fa per gli
ammirevoli motivi che ha elencato, li stessi di chiunque faccia un
qualunque lavoro. I suoi ordini, quella sera, erano di mandare un
messaggio. I suoi ordini erano di colpire un movimento ormai finito con
violenza fisica e psicologica, voi quella sera eravate lì per
terrorizzare.
Ci siete riusciti, protetti
dall'impossibilità di venire identificati, in un gruppo senza volto che
fa del cameratismo omertoso il suo baluardo ogni volta che, tra le varie
rapine in casa di cui vi occupate, decidete di esprimere quel lurido
fascismo che vi portate dentro. È vero, non tutti i poliziotti sono
fascisti, solo quelli che si notano. Se ci pensa è anche normale, tra la
puzza e tutto quell'ostentato machismo, tra le teste rotte e le
sospensioni occasionali ed arbitrarie dei diritti democratici, è facile
capire come il poliziotto fascista venga notato più di un poliziotto
qualunque. Ma l'omertà è totale, resta da capire se siete solo voi,
luridi fascisti, a coprire le voci della gente per bene con il vostro
baccano o se questa gente per bene, più semplicemente, stia solo
rimanendo zitta. Spero tanto nella prima, perché una persona per bene
non sta zitta davanti all'ingiustizia.
Non le scrivo per
essere a mia volta un fascista della rete, ne sto vedendo fin troppi sui
siti di informazione. Loro, come voi, sfogano la frustrazione di una
vita meschina con la violenza, in questo caso verbale. Le scrivo per
dirle che immagino quanto lei ed i suoi amichetti vi siate sentiti degli
eroi. Avete espugnato una scuola, piena di pericolose persone intente a dormire in maniera minacciosa, li avete massacrati nel sonno, inseguiti nei
corridoi, resi inermi, picchiati, protetti dalla catena di comando
criminale che vi ha ordinato di farlo. Avete fatto loro dimenticare di
poter esser protetti dai loro diritti, li avete ridotti male, molto
male. Quelli che si reggevano in piedi li avete torturati nel vostro
carcere, privati del sonno e dei più fondamentali diritti, avete fatto
loro dimenticare che esiste una società e che quella società esiste per
proteggerli. Ah, quanto vi sarete sentiti eroici, potenti.
E
immagino che pure ora, con quelle sue frasi da vero uomo che non
mostrano nemmeno l'ombra di pentimento per essere un bestia rabbiosa, si
stia sentendo un vero duro. Le riconosco la furbizia di aver aspettato
la fine del processo per dire al mondo che l'eroe è lei, non c'è momento
migliore per essere dei veri duri di quando la cosa peggiore che le
potrebbe mai capitare è di ricevere uno scappellotto da uno che si
chiama Angelino Alfano.
Lei è un criminale, uno sgherro
sottopagato di nemici della democrazia, la sua vita fa schifo perché in
quella scuola ci è entrato, non si è risparmiato, ci sarà già entrato
1000 volte da allora e 1000 altre ci rientrerà. Protetto dal suo branco
di sgherri senza volto, dal suo sindacato fascista e dalla convinzione
di non essere proprio lei una delle più grandi minacce al Paese. Le
scrivo per dirle che è un vigliacco, sono persone come lei che mi fan
sentire meglio con me stesso, quella calda sensazione di essere migliore
di qualcuno. Le auguro con tutto il cuore di vivere a lungo ed in
salute, in compagnia di una persona spregevole quale lei è. Non immagino
punizione più grande, visto che ha deciso di mostrare tutto sto
coraggio solo nel momento in cui era sicuro che la verità giudiziaria
non avrebbe più potuto raggiungerla.