lunedì 31 maggio 2010

Viaggi da disadattato

Lunedì ventoso, in quel della Milano più rossa e spigolosa, quella che un tempo era la punta di diamante dell'industria milanese e ora è la punta di diamante della Pirelli. E' un po' il tempo che meglio mi si addice, quello della Milano più rossa e spigolosa di oggi. Se non altro perché mi toglie dall'imbarazzo di trovare un incipit che non crei alcuna spettativa su quanto potrebbe mai seguire.

Giusto per non deludere nessuno.

Capita, alle volte, che mentre il treno si avvicina, lemme lemme, fischiando un sidiesis il cui fastidio è solo parzialmente attutito dalla musica, altissima, nelle orecchie, mi si scarichi il vetusto lettore mp3, che nella vita sa fare solo il lettore mp3, perché per me le cose devono saper fare quello che devono fare, quindi il lettore mp3 legge gli mp3, la macchina fotografica fotografa e il cellulare, unica eccezione, telefona e fa da sveglia. Ecco quando capita, che si scarichi il vetusto lettore mp3 dico, mi trovo nell'imbarazzante situazione del viaggiatore, nel suo piccolo inferno chiamato vagone in cui non viaggerebbero neanche Paolo e Francesca perché ne hanno passate abbastanza, che è costretto ad ascoltare i discorsi altrui.
Il fastidio di ascoltare discorsi quasi sempre di assoluta irrilevanza e spesso di un'ignoranza non solo marcata, ma anche sbandierata così, senza pudore, è quasi completamente compensato dalla possibilità che mi da di fare lo snob oltre ogni limite, fino a risultare sufficientemente odioso al lettore che si mette quasi istantaneamente alla ricerca di errori di sintassi o di battitura, giusto per trovar un sano e solido motivo di insultarmi. Ebbene, caro lettore che entri di gran carriera nella categoria snob, entro fine pagina ne troverai almeno 15, di errori dico.

A questo punto viene da chiedersi dove io voglia, con questo fiume di parole che si tormentano l'un l'altra come una nave israeliana contro una nave non governativa, andare a parare. No, l'obiettivo non è creare la proposizione incidentale che unisca prolissità e pochezza di significato.
E' che, nel mio furibondo tentativo di rimanere lontano dall'ascella del bisonte brianzolo incravattato che stava illogicamente vicino a me, ho notato, perché ogni tanto mi capita di notare qualcosa mentre mi sposto da un punto A ad un punto B, che sostanzialmente quando ero più un fringuello di questa società la gente interagivano di più tra di loro. Ora che son l'equivalente societario di un piccione, quindi dopo la grande e capillare rivoluzione tecnologica, la gente o la conosci o ti fa schifo (beh calma, non mi azzarderei mai ad imporre un così secco aut aut). Il che è ironico se si pensa che la grande e capillare rivoluzione tecnologica è in concomitanza con l'affermarsi su ogni livello del modello globalizzatore, creato appositamente per ridurre le distanze tra persone.

Non vorrei ora sembrare più semplicistico di un'analisi politica dell'onorevole Gasparri però, in quei 13, sudati, calorosi e vagamente erotici minuti di treno, l'ironia andava rapidamente risolvendosi nel momento in cui ci si ragiona un attimo su. Ormai si hanno così tanti modi di comunicare, tenere contatti, avvicinarsi, conoscersi senza vedersi con le persone che alla fine ci siam avvicinati troppo. E, diciamo la verità, la gente fanno schifo (escluse le splendide persone ricche di gusto e cultura che son giunti fino a questo punto, ovviamente).

E, gnente, vedete voi.

3 commenti:

  1. altro che errori di battitura, tu sembri uscito dall'accademia della crusca...ciao e buona serata,Florian

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  2. Ti ringrazio, ma io metto le mani avanti a prescindere :)Buona serata a te

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  3. quando studiavo a milano avevo rilevato che la quantità di belle fiche era inversamente proporzionale alla distanza dal centro città. è ancora così? r.

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