piesse. Approposito di libertà, mi è attualmente impossibile pubblicare da Chromium su questo blog dando una struttura coerente al testo. Su Firefox invece pare che un senso lo si possa trovare. Idee?
venerdì 30 dicembre 2011
Sono tra noi e moriremo tutti
piesse. Approposito di libertà, mi è attualmente impossibile pubblicare da Chromium su questo blog dando una struttura coerente al testo. Su Firefox invece pare che un senso lo si possa trovare. Idee?
giovedì 29 dicembre 2011
Da piccolo ero un bambino tutto speciale
La cosa senza dubbio più difficile è dare i nomi ai vari personaggi. Non ho fantasia per i nomi, non ne ho mai avuta, sarà dovuto al fatto che non so mai il nome di quasi nessuno, il più delle volte. Per ovviare a questa mancanza di fantasia, i personaggi io li numero, che magari poi, per motivi altri, il loro nome mi sembrerà evidente.
La controindicazione è che poi ci si ritrova con situazioni in cui 1 dice a 6 che 4 ha ucciso 38 e nessuno dei due sa come dirlo a 115, che è il figlio di 38 e 922. O cose simili, per decine di pagine, a mano.
Ecco credo che il fatto che poi il racconto abbia comunque senso per me denoti un qualche disturbo mentale. Non ai livelli di quando davo i numeri alle parole, che per altro non faccio più dacché la rai, ad una certa ora, faceva finire le trasmissioni con un disco colorato e un suono costante ed ipnotico (che no, non cambiava se stavate a guardarlo per 3 ore, magari alla quarta ora si, però non saprei), però credo che in qualche modo questa storia, quella dei personaggi numerati dico, sia in qualche modo collegata con quell'altra. La cosa poi divertente è inserire volutamente qualche errore qua e là, sostituendo in punti casuali i ruoli dei vari personaggi e ingegnarsi per tenere in piedi la trama. Così, male che vada, se decidono di fare la settima stagione di Lost sei prontissimo a scriverne la sceneggiatura.
L'altra cosa è ben più superabile ed è un po' il filo conduttore di ognuna di queste pagine virtuali: la banalità. Ritengo particolarmente difficile, se non impossibile evitare di dire delle spaventose banalità. Se non altro perché, spesso, si mettono per iscritto pensieri oramai consolidati e quando li scrivo non mi pare abbiano più tutta sta originalità. E dunque niente, ci si riduce al compromesso con se stessi di cercare di dare ad ogni momento la banalità che più si merita.
Pensieri profondi, quelli di 18.
lunedì 26 dicembre 2011
Di natale, progetti e altre cose di cui potrei fare a meno di scrivere
lunedì 10 ottobre 2011
Da Nord a Sud
La seconda foto viene dalla Val di Susa, in Piemonte, dove un gruppo di abitanti locali si sta opponendo da anni alla costruzione dell'alta velocità, ritenuta inutile e i cui appalti lasciano non pochi dubbi sulla loro regolarità.
Due scritte forti, nella loro diversità storica, che ripercorrono da nord a sud quella che è la reazione al fenomeno mafioso.
Perché si, la mafia anche qua al nord ha smesso di infiltrarsi, ne è ormai ben radicata. E di questo si è parlato nella due giorni di incontri che Libera ha organizzato in quel di Torino, uno dei cuori industriali del nord. Due giorni per analizzare un fenomeno, quello della mafia al nord, ma anche questa illegalità diffusa che tutto pervade, in cui sono riaffiorati personaggi e fatti che è bene portarsi sempre dietro. Un grido, quello che viene dai relatori di questi incontri, che porta un messaggio di profonda emergenza, in cui il problema viene identificato, da Don Ciotti, come un problema di illegalità forte perché la politica è debole ed autoreferenziata, in cui bisogna ricordarsi che la democrazia si fonda su due doni: giustizia e dignità. Un'analisi che conduce l'assemblea a ragionare sul fatto che la vera forza delle mafie sta fuori dalle mafie, sta nell'omertà, nella delega sempre e comunque quando c'è qualcosa da fare, sul fatto che le radici del crimine sono nei vuoti sociali e nelle disuguaglianze e sul fatto che si è perso di vista il concetto che la speranza se non è di tutti, non è speranza.
E in questo il nostro nord, il nord del governo del fare, quel governo che ha combattuto la mafia più di tutti, è rimasto indietro di decenni rispetto al sud. È rimasto indietro nella mentalità, intanto che vendeva la sua anima alle mafie e alla loro garanzia di prezzi più bassi, burocrazie più snelle, tanto qualche regolina si riesce sempre ad aggirare e se si va in perdita c'è sempre una mole di denaro spaventosa proveniente dal traffico di droga (si parlava del 3% del pil italiano). Una mentalità che continua, dopo decenni di esempi lampanti del radicamento delle mafie in appalti pubblici, appalti privati, ristorazione, servizi al cittadino, grandi opere, a negare, come negli anni 70 palermitani, che la mafia esista. Qui la mafia non esiste, i cantieri bruciano per vandalismo o autocombustione, i sindacalisti vengono pestati o uccisi dalle baby gang, ma secondo me si picchiano e uccidono da soli, via Palestro a Milano non è a Milano, i commercianti non pagano il pizzo, fanno donazioni. Questo si fa, si finge che tutto vada bene, che siano pochi episodi isolati, anche se si fanno centinaia di arresti tutti insieme, passa, scivola via perché, per citare l'ex sindaco Moratti, "qua a Milano non le facciamo mica quelle cose lì". E intanto si espande, questa melma malavitosa, dall'arcipelago di paesini che ricoprono ogni centimetro di territorio, scoraggiando la concorrenza e offrendo prezzi bassi, perché non gli importa certo di andare in perdita, l'importante è reciclare i soldi che gli abbiamo dato noi, gente del nord, per la loro droga. Li paghiamo due volte. Ma no, non sono mica mafiosi. Però ecco, appena la magistratura inizia a funzionare salta fuori di tutto, ce lo ha spiegato molto bene la vice sindaco del comune di Desio, sciolto un anno fa per infiltrazioni mafiose, che in una toccante testimonianza ha riportato la sua costante attenzione verso il territorio, in cui ha imparato che se c'erano i teli verdi sulle reti dentro c'era un abuso edilizio o una discarcia abusiva di rifiuti tossici, che nessuna società sana si può permettere di continuare a costruire case (poi risultate non sicure e dunque in futuro abbattute) senza affittarle o venderle, ma lasciandole sempre vuote. A Ottobre 2011 ci sono 1392 beni confiscati nel 2011 al nord. E intanto la popolazione sta zitta, perché se un cantiere è aperto da 10 anni e non ci lavora mai nessuno il problema sono i 20 minuti di coda, non che qualcuno di poco limpido ci sta lucrando sopra.
Il tutto era contornato, a Torino dico, da un attento occhio verso il nuovo codice antimafia di Alfano, che a detta di tutti i professionisti del settore fa compiere significativi passi indietro nella lotta alla mafia. Non ho le competenze per esporvi i motivi di questa affermazione, ma vi raccomanderei di documentarvi su alcuni punti: beni confiscati, intercettazioni e prescrizione. Perché si è stufi di un governo che si vanta di essere il migliore di sempre nella lotta alla mafia, ma salva il Ministro Romano, fa condoni, scudi fiscali, non si occupa del problema della corruzione, dell'evasione fiscale, tutti canali di illegalità in cui poi fluiscono anche le acque mafiose. Un governo che con le sue leggi ha mandato chiari messaggi alla mafia, che infatti si continua ad espandere. Perché, come dice il figlio di Pio La Torre (primo firmatario della prima legge antimafia, nel 1982, in cui mafia diventa una definizione giuridica, ucciso pochi mesi prima della discussione parlamentare) "Se la politica non si occupa di mafia, va a finire che la mafia si occupa di politica".
Quindi si, la situazione, anche e soprattutto qui al nord, è tragica, perché a furia di prendere con sorrisi e simpatia una tendenza di noi italiani a scavalcare le regole ci siamo dimenticati a cosa servono le regole, che costo enorme paghiamo tutti i giorni per scavalcare queste regole. Ed è bello che Libera dia un, purtroppo, piccolo esempio di movimento civile per la legalità, per riscattare l'infamia che, non paghi di gettarcela addosso, esportiamo in tutto il mondo.
P.S. Si, ho preferito non parlare dell'emozione, molto bella e genuina, di rivedere i miei compagni di lavoro nel campo di Polistena perché se no son troppo un sentimentale del cazzo.
lunedì 4 luglio 2011
Fascismi e sterilità. Ma, se preferite, sterilizziamo i fascisti
Mi ci son trovato a discutere ripetutamente in questi giorni e dunque provo a mettere giù un paio di righe.
Non perdiamo ulteriore tempo su discorsi su inciviltà, violenza da condannare, i soliti4stronzichevoglionosolofarecasinoeprendersilebotte e tutte quelle profonde espressioni che ognuno di noi ha ben imparato dai talk show di approfondimento politico. Esprimo la mia preoccupazione sul fatto che la contestazione, appena esce dal seminato perbenista, che quasi sempre percorro con orgoglio, viene catalogata come fascista.
Poi c'è una brevissima riflessione grillina (che poi è la parte sterilizzante del post), intesa come su grillo, non da grillo, sebbene il qualunquismo mi rifiuti di lasciarglielo in esclusiva. Parlerò solo di quello che ho visto: corteo immenso con tre generazione di valsusini (e valsusine per la regolarità valintestinale, sono stanco), arriva grillo a far il suo comizietto tritro e ritrito e in mezzo al pacifismo della mattinata da ai manifestanti degli eroi; nel pomeriggio parte la guerriglia che abbiam intravisto e tutti giù ad attaccar grillo che oggi ha dovuto giustificarsi così che bersani con faccia grave accettasse la precisazione e, da gran uomo politico, desse lui delle indicazioni su come si comunica in questi casi. Questo giusto per evidenziare, con amarezza, quanto sia sterile il dibattito politico su un tema che riguarda il benessere di una nazione, sia per l'impatto ambientale sia per un costo non irrilevante in un ottica di un'opera che per lo meno qualche interrogativo lo solleva.
Insomma, il messaggio conclusivo è che voglio poterti sputare in faccia e non prendermi del fascista.
sabato 26 marzo 2011
Sulla delusione che può dar una banalità dopo un lungo silenzio
Pagine virtuali trascurate queste, per troppo tempo forse. Ora so, miei accaniti lettori, che le vostre crisi d'astinenza vi han portato ad assunzione di alcolici, sesso non protetto, consumo occasionale di droghe. Ebbene a violentare il buio silenzio del vostro spirito abbandonato con un bianco nulla lucente ci sono queste righe, poche o tante ancora, come sempre, non lo so.
Un'assenza, la mia, di cui voglio parlarvi per rompere il ghiaccio della nostra separazione. Il fatto è che per mesi, semplicemente, c'è stato troppo di cui parlare, processi, guerre, apocalissi nipponiche. E dunque niente, semplicemente ero smanioso, lo sono ancora, un'interferenza distruttiva di troppi pensieri. E quindi nulla, scegliere un argomento di attualità mi è tutt'ora impossibile, pertanto parlerò di quelli che io chiamo in codice icazzimiei.
L'altro giorno, tipo 4 mesi fa, tornavo a casa a piedi, incamminato verso la terra che nessuno mi aveva promesso, che mi ascoltavo la mia musica. Là fuori se ne stava addormentata su ogni cosa, la nebbia. Quando fumo la musica rallenta, come se ogni istante si consumasse dentro se stesso, terminandosi in ogni minuto ma senza terminare mai di terminarsi. Che poi mica li capisco io i fan delle droghe pesanti, che gli si accelera tutto, rendendo impossibile godersi le cose importanti della vita. Fumare uccide, ma lentamente, una capriola di fumo dopo l'altra. E, in un impeto di profondità spicciola degna del miglior Fabio Volo, visto come sono andate a finire le vite di tutti quelli prima di noi, posso assumere che lo scopo della vita sia la morte, dunque perché aver fretta.
Non drogatevi.
Picchiate i vostri figli illegittimi piuttosto.
Oppure drogatevi, se questo può aiutarvi a non scrivere una brutta canzone. Ve lo dico con profonda consapevolezza, che sono come Syd Barrett, ma senza il talento, che se dovessi far parte di un gruppo farei parte di Simon & Garfunkel, nel prestigioso ruolo della ecommerciale. Non scrivete brutte canzoni, nessuno può sopportare di associare ad un ricordo una brutta canzone. Ehi ma un bel ricordo o un brutto ricordo? Direte voi con accorata curiosità. Ottima domanda bambini, avete vinto dell'erba che vi garantirà delle canzoni per lo meno più lunghe. Per rispondere al vostro pretestuoso interrogativo, penso che le persone spesso siano tristi perché non hanno nessun ricordo, bello o brutto che sia, da associare una bella canzone.
Questo non avrà risposto al vostro dubbio esistenziale, ma conto che l'erba vi abbia distratto.
Il che mi fa venire in mente la volta che mi hanno minacciato di morte al telefono.
Riattaccai prima che finissero la frase, così da non aver nulla da temere.
Vi lascio così, senza darvi né denaro né amore, e solo qualche volta piacere. Italian style.