Il paese dove vado a dormire ogni notte è un paesino piccolo piccolo, incastrato in quella distesa di case a perdita d'occhio che parte da Milano e termina, credo, in Finlandia. Ci si vive, se si può aver l'ardire di definire così il susseguirsi di respiri in uno stesso posto, in poco più di 7000 anime. L'età media è verso i 400 anni (contando anche i neonati), uno di quei paesotti che ha tutto, non ti serve uscire dai confini per soddisfare i tuoi bisogni primari. Infatti quando andavo a quell'inferno giovanile chiamato scuola media inferiore i ragazzi del paese si trovavano nella piazza centrale, al sabato sera, a non fare niente, ad essere fighi. E oggi? Oggi pure, son passati più di 10 anni e sono ancora tutti lì, a fare niente, cambiano i vestiti, alcuni hanno addirittura una barba quasi percettibile, ci arrivano in macchina anche se abitano a non più di 200 metri da lì, ma sono fighi esattamente come 10 anni fa. È una piazza con un parrucchiere, 5 banche, il grande palazzo del comune, un finto canale sempre senza acqua, un bar, 2 pizzerie e un ottico. Al sabato c'è il mercato, si sveglian tutti presto per raggiungere il pompelmo migliore prima degli altri, le quattro chiacchere di circostanza che qua chiamano vita sociale e dopo cena non trovi niente di aperto, nessuno in giro. Quelli sotto gli 80 anni sono giovanissimi e hanno ancora la luce accesa, percepisci il bagliore di qualche televisore.
Credo aspettino la fine del Carosello.
Non c'è altro, vicino alla scuola media c'è l'oratorio, non lontano dalla chiesa, un oratorio che prima che il bar diventasse una cappella per non pagare l'ICI era anche ritrovo di giovanissimi e meno giovanissimi.
Nel paese dove vado a dormire, 5 giorni fa, è bruciato il ripetitore della tv. Da 5 giorni la televisione non funziona, prende solo scariche, qualche frammento di frequenza rai, l'indispensabile Capri TV e, fortunatamente, Telemarket. Non so bene cosa sia successo, so solo che è successo e così sanno tutti in paese, nessuno in realtà sa se sia vero, lo si è dedotto dalla presenza di un camion dei pompieri in sosta lì davanti. Fattostà che non va: accendi la televisione e vedi solo te stesso, sei il tuo unico programma della serata. C'è smarrimento nella popolazione, ho visto alcuni addirittura comprare un giornale (e fin lì nulla di strano) e, lo so non ci credete, leggerlo. Non solo i titoli che riesci a vedere anche se hai settemila anni, anche tutte quelle parole intorno che circondano le fotografie.
La mia vicina è un donnone sottile, che a vederla ti da l'impressione di esser tenuta insieme dal fondotinta, che senza quel trucco così sfacciatamente giovanile si sgretolerebbe al vento, disperdendosi, abbracciando tutti. È una signora molto dolce, ma anche molto sola e la televisione era quel rumore ad alto volume che riempiva i suoi pomeriggi estivi, invernali, autunnali, primaverili, ma anche le sere, ma anche le mattine. Insomma, una presenza così costante che anche quando si andava a trovarla per farle compagnia si sentiva, da altre stanze, la voce di, chessò, Fabrizio Frizzi.
Ho un serpente nello stivale.
La tv non funziona da 5 giorni e tutti, come la mia vicina, anche se loro non han la scusa di essere anziani e soli, sono disperati. I genitori non possono nemmeno riempire qualche minuto della loro giornata chiedendo ai figli cos'hanno fatto a scuola. I figli non possono nemmeno riempirne altri rispondendo con candore niente. E nella disperazione l'animo umano ne esce esaltato dal suo ingegno, la gente hanno cominciato a parlarsi, incontrarsi casualmente e andare quel passettino oltre alle domande di circostanza cui in realtà non ascolti la risposta. Pare abbiano quasi imparato ad ascoltare la risposta e, lo so che pare fantascienza, andare oltre, rispondere a loro volta. Nel merito.
La tv non funziona da 5 giorni e i bambini sono, timidi e un po' spaesati, nei prati, anche se fa caldo, che quando sei bambino il caldo non ti ucciderà. Se non si conoscessero già tutti sono convinto che si sentirebbero addirittura dei scusate posso giocare con voi. È una situazione al limite dell'assurdo, come se esistesse una vita all'infuori di casa, come se la passeggiata si potesse fare anche di lunedì e non solo la domenica al tramonto, giusto in tempo per il banchetto zanzariero. Insomma, è come se si fosse tutti da giorni in vacanza in un Paese straniero. No, di più, anche all'estero in vacanza, se puoi, la tv la accendi, giusto per guardarla, senza capire.
Come a casa.
La tv non funziona da 5 giorni e sono il protagonista delle mie trasmissioni serali, l'immagine è un po' scura ma trasmettono stentate note di violino, frenetici studi di fisica delle particelle, il mio superquark, una trasmissione di sonno profondo che concilia il riposo e quella trasmissione, di un quarto d'ora al giorno, uguale in tutte le case, in cui si prova a riaccendere tutto, risintonizzare, stando con la faccia da tossici a fissare il nero dello schermo. Anche se si è nel profondo convinti che, mi piace sognare, altri 5 giorni così e si comincerebbe ad organizzare qualcosa, come comunità. Che in fondo interagire è meno fastidioso di quanto sembrerebbe, se non ci si crogiola come il sottoscritto nel caldo abbraccio della nullafacenza e, soprattutto, se non fossero una quasi omogena prateria di gente fastidiosa. Però in fondo basta trovarne uno accettabile per interagire.
Tutti in attesa del tecnico che si arrampichi verso Dio ad aggiustare la nostra torre di Babele.
Credo aspettino la fine del Carosello.
Non c'è altro, vicino alla scuola media c'è l'oratorio, non lontano dalla chiesa, un oratorio che prima che il bar diventasse una cappella per non pagare l'ICI era anche ritrovo di giovanissimi e meno giovanissimi.
Nel paese dove vado a dormire, 5 giorni fa, è bruciato il ripetitore della tv. Da 5 giorni la televisione non funziona, prende solo scariche, qualche frammento di frequenza rai, l'indispensabile Capri TV e, fortunatamente, Telemarket. Non so bene cosa sia successo, so solo che è successo e così sanno tutti in paese, nessuno in realtà sa se sia vero, lo si è dedotto dalla presenza di un camion dei pompieri in sosta lì davanti. Fattostà che non va: accendi la televisione e vedi solo te stesso, sei il tuo unico programma della serata. C'è smarrimento nella popolazione, ho visto alcuni addirittura comprare un giornale (e fin lì nulla di strano) e, lo so non ci credete, leggerlo. Non solo i titoli che riesci a vedere anche se hai settemila anni, anche tutte quelle parole intorno che circondano le fotografie.
La mia vicina è un donnone sottile, che a vederla ti da l'impressione di esser tenuta insieme dal fondotinta, che senza quel trucco così sfacciatamente giovanile si sgretolerebbe al vento, disperdendosi, abbracciando tutti. È una signora molto dolce, ma anche molto sola e la televisione era quel rumore ad alto volume che riempiva i suoi pomeriggi estivi, invernali, autunnali, primaverili, ma anche le sere, ma anche le mattine. Insomma, una presenza così costante che anche quando si andava a trovarla per farle compagnia si sentiva, da altre stanze, la voce di, chessò, Fabrizio Frizzi.
Ho un serpente nello stivale.
La tv non funziona da 5 giorni e tutti, come la mia vicina, anche se loro non han la scusa di essere anziani e soli, sono disperati. I genitori non possono nemmeno riempire qualche minuto della loro giornata chiedendo ai figli cos'hanno fatto a scuola. I figli non possono nemmeno riempirne altri rispondendo con candore niente. E nella disperazione l'animo umano ne esce esaltato dal suo ingegno, la gente hanno cominciato a parlarsi, incontrarsi casualmente e andare quel passettino oltre alle domande di circostanza cui in realtà non ascolti la risposta. Pare abbiano quasi imparato ad ascoltare la risposta e, lo so che pare fantascienza, andare oltre, rispondere a loro volta. Nel merito.
La tv non funziona da 5 giorni e i bambini sono, timidi e un po' spaesati, nei prati, anche se fa caldo, che quando sei bambino il caldo non ti ucciderà. Se non si conoscessero già tutti sono convinto che si sentirebbero addirittura dei scusate posso giocare con voi. È una situazione al limite dell'assurdo, come se esistesse una vita all'infuori di casa, come se la passeggiata si potesse fare anche di lunedì e non solo la domenica al tramonto, giusto in tempo per il banchetto zanzariero. Insomma, è come se si fosse tutti da giorni in vacanza in un Paese straniero. No, di più, anche all'estero in vacanza, se puoi, la tv la accendi, giusto per guardarla, senza capire.
Come a casa.
La tv non funziona da 5 giorni e sono il protagonista delle mie trasmissioni serali, l'immagine è un po' scura ma trasmettono stentate note di violino, frenetici studi di fisica delle particelle, il mio superquark, una trasmissione di sonno profondo che concilia il riposo e quella trasmissione, di un quarto d'ora al giorno, uguale in tutte le case, in cui si prova a riaccendere tutto, risintonizzare, stando con la faccia da tossici a fissare il nero dello schermo. Anche se si è nel profondo convinti che, mi piace sognare, altri 5 giorni così e si comincerebbe ad organizzare qualcosa, come comunità. Che in fondo interagire è meno fastidioso di quanto sembrerebbe, se non ci si crogiola come il sottoscritto nel caldo abbraccio della nullafacenza e, soprattutto, se non fossero una quasi omogena prateria di gente fastidiosa. Però in fondo basta trovarne uno accettabile per interagire.
Tutti in attesa del tecnico che si arrampichi verso Dio ad aggiustare la nostra torre di Babele.
Altro che pacchi bomba a equitalia, i ripetitori, vanno assaltati i tralicci dei ripetitori!
RispondiEliminaPoi però ci si sposta prima del botto.
Non volevo fomentare l'azione terroristica, al più ricordare che le cose si possono spegnere e non cambia la vita. Anzi.
RispondiEliminaIl che mi rammenta una storia che mi ero appuntato da qualche parte, un pelino più drastica...
RispondiEliminaChe dire, se venisse meno la corrente ho un kit di sopravvivenza per qualche mese, ma un pochino ci soffrirei. Della televisione, invece, posso tranquillamente fare a meno per l'eternità.