Visto che in sti giorni con persone diverse, in discorsi diversi, mi son emersi nella mente un po' di quei luoghi comuni, quei cliché, quei falsi miti che, nella storia di un giovane vecchio quale sono, lo rendono quello che è, un giovane vecchio di sinistra, un nipote dei fiori, ho deciso di elencarne alcuni, non del tutto in ordine temporale. Dunque lo scopo di quanto segue è di ricordarci quello che si è stati da giovinotti, sapendo ridere del proprio stereotipo e, infine, ricordarsi un po' perché era importante essere come si è. Insomma, ricordarsi che c'è bisogno di sinistra, nella vita, o tutto si chiamerà centro e le persone andranno sempre dritte, in linea retta, inconsapevoli ed incapaci di svoltare quando serve.
Si comincia un po' in sordina, inconsapevolmente, sul finale delle medie, con i maglioni sformati, i jeans consumati fino a strapparsi, le magliette scolorite e niente, niente che sia nike. Sono i tempi di Genova 2001, del io quell'acqua non la bevo ché è della Nestlé, dell'eco per anni di quelle parole giuste, e oggi sappiamo quanto dannatamente giuste, che si son perse nelle grida della violenza, del sapete solo tirare sassi, mai una proposta. Mai una volta che si ascoltasse una manifestazione.
Sono gli anni in cui pian pianino cresci, ti interessi, gli anni dei capelli lunghi, la barba incolta (all'inizio perché spunta così, all'improvviso e a tradimento, poi perché è così che deve essere, ribelle). Ti ritrovi con un libro ingiallito nei jeans, di quei vecchi tascabili che hai trovato in cantina o su qualche bancarella polverosa e che stanno bene nella tasca dietro. In inverno porti un cappottone, oramai da decenni non è più obbligatorio che sia un eskimo, ma il Manifesto piegato che spunta dalla tasca è sempre gradito. L'Unità, se vuoi fare il moderato. Quei tempi in cui sviluppi le tue idee di socialismo, hai la tua deriva marxista, la grande utopia, la feroce disillusione, leggi molto, che un po' intellettuale ti piace esserlo, hai sempre pronto il graffiante l'abolizione della proprietà privata non è nel Manifesto di Marx ed il tuo modo di definire l'infinito è, e per certi versi rimarrà sempre, il punto dove guarda il ché nelle foto.
Cresci in fretta, ti senti crescere in fretta, perché alle volte sei davvero due persone in una, e partono le grandi manifestazioni per la pace, con le fascette bianche di Emergency appese allo zaino. Mai che ci ascoltasse qualcuno, anche lì. Si riempiono le piazze e ci si conosce sempre tutti, anche se non sei propriamente la socialità fatta persona.
Si comincia un po' in sordina, inconsapevolmente, sul finale delle medie, con i maglioni sformati, i jeans consumati fino a strapparsi, le magliette scolorite e niente, niente che sia nike. Sono i tempi di Genova 2001, del io quell'acqua non la bevo ché è della Nestlé, dell'eco per anni di quelle parole giuste, e oggi sappiamo quanto dannatamente giuste, che si son perse nelle grida della violenza, del sapete solo tirare sassi, mai una proposta. Mai una volta che si ascoltasse una manifestazione.
Sono gli anni in cui pian pianino cresci, ti interessi, gli anni dei capelli lunghi, la barba incolta (all'inizio perché spunta così, all'improvviso e a tradimento, poi perché è così che deve essere, ribelle). Ti ritrovi con un libro ingiallito nei jeans, di quei vecchi tascabili che hai trovato in cantina o su qualche bancarella polverosa e che stanno bene nella tasca dietro. In inverno porti un cappottone, oramai da decenni non è più obbligatorio che sia un eskimo, ma il Manifesto piegato che spunta dalla tasca è sempre gradito. L'Unità, se vuoi fare il moderato. Quei tempi in cui sviluppi le tue idee di socialismo, hai la tua deriva marxista, la grande utopia, la feroce disillusione, leggi molto, che un po' intellettuale ti piace esserlo, hai sempre pronto il graffiante l'abolizione della proprietà privata non è nel Manifesto di Marx ed il tuo modo di definire l'infinito è, e per certi versi rimarrà sempre, il punto dove guarda il ché nelle foto.
Cresci in fretta, ti senti crescere in fretta, perché alle volte sei davvero due persone in una, e partono le grandi manifestazioni per la pace, con le fascette bianche di Emergency appese allo zaino. Mai che ci ascoltasse qualcuno, anche lì. Si riempiono le piazze e ci si conosce sempre tutti, anche se non sei propriamente la socialità fatta persona.
Inizi con i Berlinguer era una brava persona, peccato non averlo visto vivo, oppure il Nudi si, ma contro la DC, oppure ancora lunghe invettive contro i quarant'anni di malgoverno democristiano che non hai visto. Urli fascisti carogne tornate nelle fogne. Ci si lancia a bomba contro l'ingiustizia.
Vai alle feste dell'Unità, seduti per terra, con la birra che gira, illuminati dai lapilli della complicità. Come i punkabbestia col cane, che stanno più in là e in cuor tuo sai che puzzano troppo. Diventano gli anni in cui balli scalzo, con la braccia larghe e la faccia verso il cielo, perché ai concerti si va per pogare e volersi bene. Se cominci a volerti veramente bene è il tempo dei baci sudati al vino ai bordi dei concertoni, in cui le punte delle dita devono in qualche modo terminare coi suoi fianchi, a limitarsi per non essere infiniti perché laggiù, all'infinito dico, ci può essere solo lo sguardo del che. I tempi, che si trascinano un po' per sempre se hai capito i veri perché, in cui alcune canzoni le devi ascoltare col pugno alzato.
Continui a crescere, ascoltando Radio Popolare, in inverno come in estate, coi 7 GR al giorno, i collegamenti dalle manifestazioni, la radiocronache di un po' qualunque cosa, strane storie in notturna, i se porti da mangiare puoi fare la trasmissione, se nessuno chiama entro 10 minuti mettiamo un cd e andiamo a casa, come trottole in piazza San Fedele, le risate con Passatel e, solo per un'estate, 2 all'ora, così non si suda. Cresci così e la rabbia giovanile fa spazio alla bile post adolescenziale, sei nell'era delle sigarette fai da te, sempre diverse da loro stesse, ribelli. L'era delle dita congelate per dare i volantini in dicembre quando piove e tira vento. Continui a passare il 25 Aprile a Milano ma ora concludi la giornata con la frittatona patate e cipolle in macchina. Continui con la cultura un po' da salotto che fa sempre piacere, ma ora abbandoni le pagine ingiallite, preferendo un film musicale su un pasticcere trotzkista nell'Italia degli anni '50. Inizi ad arrabbiarti davvero col tuo partito, perché si divide su tutto. Poi pian piano capisci che è un partito di sinistra, quindi c'è dibattito anche interno, fino al punto di dividersi e, guardando quelli dall'altra parte, sai nel profondo che è meglio così, alla fine. Cominci con InformareXresistere, poi capisci che son dei fascisti peggio di quei servi del potere.
Ci si divide, infine, in quelli che hanno accettato il compromesso e quelli che non l'hanno fatto e, per questo, ce l'hanno col PD.
E, D'Alema, dica qualcosa di sinistra.
Vai alle feste dell'Unità, seduti per terra, con la birra che gira, illuminati dai lapilli della complicità. Come i punkabbestia col cane, che stanno più in là e in cuor tuo sai che puzzano troppo. Diventano gli anni in cui balli scalzo, con la braccia larghe e la faccia verso il cielo, perché ai concerti si va per pogare e volersi bene. Se cominci a volerti veramente bene è il tempo dei baci sudati al vino ai bordi dei concertoni, in cui le punte delle dita devono in qualche modo terminare coi suoi fianchi, a limitarsi per non essere infiniti perché laggiù, all'infinito dico, ci può essere solo lo sguardo del che. I tempi, che si trascinano un po' per sempre se hai capito i veri perché, in cui alcune canzoni le devi ascoltare col pugno alzato.
Continui a crescere, ascoltando Radio Popolare, in inverno come in estate, coi 7 GR al giorno, i collegamenti dalle manifestazioni, la radiocronache di un po' qualunque cosa, strane storie in notturna, i se porti da mangiare puoi fare la trasmissione, se nessuno chiama entro 10 minuti mettiamo un cd e andiamo a casa, come trottole in piazza San Fedele, le risate con Passatel e, solo per un'estate, 2 all'ora, così non si suda. Cresci così e la rabbia giovanile fa spazio alla bile post adolescenziale, sei nell'era delle sigarette fai da te, sempre diverse da loro stesse, ribelli. L'era delle dita congelate per dare i volantini in dicembre quando piove e tira vento. Continui a passare il 25 Aprile a Milano ma ora concludi la giornata con la frittatona patate e cipolle in macchina. Continui con la cultura un po' da salotto che fa sempre piacere, ma ora abbandoni le pagine ingiallite, preferendo un film musicale su un pasticcere trotzkista nell'Italia degli anni '50. Inizi ad arrabbiarti davvero col tuo partito, perché si divide su tutto. Poi pian piano capisci che è un partito di sinistra, quindi c'è dibattito anche interno, fino al punto di dividersi e, guardando quelli dall'altra parte, sai nel profondo che è meglio così, alla fine. Cominci con InformareXresistere, poi capisci che son dei fascisti peggio di quei servi del potere.
Ci si divide, infine, in quelli che hanno accettato il compromesso e quelli che non l'hanno fatto e, per questo, ce l'hanno col PD.
E, D'Alema, dica qualcosa di sinistra.
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