sabato 20 aprile 2013

La vera essenza della legislatura

Considerazione a caldo.
Ha vinto, come previsto, il nome che non aveva ancora detto nessuno. Un peccato sia lo stesso nome che non aveva detto nessuno nemmeno 7 anni fa.

Come sospettavo, il PD aveva un piano. Si è realizzato, bravi.

È che era un piano di merda.

Gli errori e le prospettive

A cercar di capire il PD di questa settimana si fa oggettivamente fatica e, come detto nello scorso post, serve per forza aspettare il risultato finale. Il problema di un vecchio modo di fare politica, cioè IL modo di fare politica con discussioni, compromessi, accordi, tatticismi, è che abbiamo una visione in diretta di ogni movimento e, chiaramente, il malcontento sale.

Sono convinto, verbo forte e non così veritiero, che quello che la dirigenza sta facendo sia, al netto di strategismi vari, una mossa per riabilitare l'immagine di quello che rimarrà del partito. Un partito che di figuracce ne ha collezionate tante e gravi e che sta raccogliendo tutta l'imbecillità all'interno delle figure della vecchia dirigenza, la quale sta, rumorosamente in modo che sia evidente che chi rimane imbecille non sia, lasciando il campo ad una classe dirigente nuova che colpevolmente non hanno formato negli ultimi 20 anni (almeno). Sventolato lo spauracchio dell'accordo suicida con il PdL si sono ricompattati come non mai sotto il nome del solito salvatore Prodi, nome da bruciare in quanto eleggerlo così, a maggioranza assoluta, avrebbe rappresentato una forzatura che a parti invertite non vorremmo mai vedere. Quello che Bersani, che è il capro espiatorio di una lunga storia di sotterfugi, non poteva prevedere è che ci fossero così tanto traditori della linea concordata dal partito tutto. Probabilmente il piano era non passare di poco, fare un passo indietro su Prodi che così non risultava condiviso come si richiederebbe e puntare sul nome che hanno in testa dal principio e che, come al solito, non è stato detto per non esporlo al tritacarne dell'opinione pubblica.

Le dimissioni di Bersani, che comunque si sarebbe dimesso a fine mese per decadenza naturale del suo mandato, sono un'altra azione plateale fatta con l'intenzione di sottolineare questa manovra rinnovante.

Insomma, una buona cosa. Quello che non perdonerò mai, tra le altre cose, al partito è che sta bagarre han deciso di farla nel momento in cui si elegge la più alta carica dello Stato, una mancanza di rispetto per il ruolo del futuro eletto e del ruolo che i grandi elettori hanno di una bassezza che raramente si è vista. Citando il buon [c*]: nel pidí troppa gente che non aspettava che una scusa. spaccarsi per marini è come lasciarsi perché lei schiaccia il dentifricio dal mezzo. Ecco, se ho indovinato i loro scopi nelle rige sopra, farlo in un momento alto come l'elezione della prima carica dello Stato è sconfortante.

Così invece si è consumata la resa dei conti finale e ora, che piano piano si sfileranno tutti i grandi vecchi, al PD si presenta l'occasione d'oro di una svolta vera. Non per quanto riguarda la Presidenza della Repubblica, quello è IL ruolo istituzionale e con la politica ha meno a che fare di quanto si pensi. L'occasione è di poter dare al partito una nuova dirigenza, una nuova organizzazione e, auspicabilmente, un nuovo modo di fare politica, al di là del leader, che non è mai stata una parola rilevante tra le fila del PD. Un modo di cambiare la spina dorsale, lo scheletro, così che il cuore pulsante ed i muscoli del partito, che ci sono, la base, i volontari, possano finalmente fare meno fatica.

L'occasione potrebbe essere una rottura col passato apatico, col passato di incomunicabilità, di incomprensioni. L'occasione è quella di costruire ciò che, mancando da anni, è in un certo senso il motivo del declino del Paese: una forza a sinistra. La costruzione di una sinistra definita, compatta, culturale, che ritorni veramente a parlare con la popolazione, che sviluppi nuovamente quell'empatia verso gli ultimi necessaria per garantire la giustizia sociale nelle loro azioni farebbe tornare a votare compatto il famoso 30% che ha sempre votato a sinistra. Essendo una sinistra post ideologica, se riempita sapientemente di idee (che non tutte devono essere di sinistra, ma almeno facciamo che tutte le idee di sinistra le propone quel partito e non gli altri, di sinistra deve esserci il modo di metterle in pratica), raccoglierebbe l'elettorato che di sinistra non è mai stato, una parte, che il 100% non lo si può avere (e non lo si deve avere, nessuno ha mai fatto bene col 100%). Toglierebbe voti ad un partito la cui idea di politica è chiedere ogni volta ad una parte dell'elettorato cosa fare, riducendo il ruolo del parlamentare a quello di guardiano e maggiordomo senza idee o iniziativa. Soprattutto costringerebbe la destra (che non c'è mai stata, come una sinistra, noi siamo il Paese del più o meno, del pressapoco, del grossomodo) a sdoganarsi da una gestione berlusconiana della cosa pubblica, a incentrare il dibattito sulla politica e non sulle cose di poco conto (perché il problema non è Berlusconi che pensa a se stesso da 20 anni, ma che il partito di maggioranza pensa solo a lui da 20 anni). Insomma il PD ha l'occasione di togliere i contorni fumosi che ha sempre avuto e riscattare la politica del Paese tutto, ha l'occasione di farci cambiare passo, a tutti, facendo finire in colpo solo Berlusconi ed il berlusconismo.

Per altro questo farebbe di fatto scomparire il M5S, che ha sicuramente dato un bello scossone alla politica (bastava una spintarella) ma che sta culturalmente agendo in maniera dannosa. Non tutti possono fare i parlamentari, non si può chiedere a tutta la popolazione ogni volta se si vogliono prendere delle decisioni, semplicemente perché serve preparazione, serve visione d'insieme, serve dialogo con chi tuo elettore non è. Per questo fare il parlamentare è, sebbene ce ne siamo dimenticati, un grande onore, un premio verso quei cittadini si sono distinti per capacità ed attenzione per la cosa pubblica. Per questo i parlamentari non sono e non devono diventare delle scimmie cui le dichiarazioni sono proibite, che devono allinearsi al volere di un popolo della rete che, anche a pensar bene (e non è il mio caso, io stesso so di essere un esempio lampante di quanto scadente sia il popolo della rete), al più ha un visione sul proprio giardino, raramente anche su quello del vicino, ma quello del vicino gli fa antipatia.

Non farlo, a questo punto, sarebbe un colpo finale ad ogni cosa per cui in sto Paese si è combattuto, pensateci bene.

giovedì 18 aprile 2013

Perfavore Detestateci

Sapete quanto mi piaccia sparare sul PD, bersaglio facile, un po' fumoso in questi giorni, ma non per questo meno facile. Tuttavia sta volta temo che il mio bersaglio sia il secondo più facile.

No, Berlusconi e compagnia son fuori concorso.

Il popolo della rete è il mio bersaglio di oggi. Questo è l'anno italico in cui l'esperienza di socialità virtuale ha il ruolo di protagonista nel dibattito pubblico durante delle elezioni di cariche di un certo spessore. È successo col Papa ed è stato divertente (Che vi custodisca la Madonna, cit.). Poi certo, la parte complottista della rete ha rispolverato il papa nero, i templari. Quella più entusiasta ha iniziato ad usare parole come rivoluzionario, riferendosi al capo di un'istituzione che parla ancora in latino, vede le donne comme serve adoranti, si fa baluardo della discriminazione (crimine più grande, visto che la dottrina indicherebbe proprio l'opposto), copre sovente arzilli vecchietti troppo interessati a giovani ragazzini, è permeata da un livello di omertà che nemmeno nella Palermo degli anni 70 ed obbliga i fedeli a bizzarre pratiche di travestimento per diventare tali. Però ha preso un pulman, è rivoluzionario.

Ma sto divagando, non è del Papa, che è pure molto più simpatico del precedente (anche di quello prima, dittatori benedetti a parte), che vi voglio parlare. Ho osservato con divertito stupore il polverone che la presunta base del PD ha sollevato nel momento in cui ha proposto un candidato condiviso con il PdL, quando dall'altra parte c'era Rodotà. Mi son abituato con gli anni ad aspettare gli effetti delle intenzioni politiche, più che le intenzioni. Ad esempio, le intenzioni di ogni provvedimento verso l'istruzione pubblica del governo Berlusconi terzo erano ridurre gli sprechi, diminuire il potere dei baroni, migliorare la produzione scientifica. Tutte cose magnifiche, un po' come l'amore che vince sull'odio, la vita è meglio della morte e Julian Ross che senza il problema al cuore avrebbe fatto fare la panchina a Holly. Gli effetti di tali intenzioni son stati per lo più grandi difficoltà per quelle realtà che funzionavano bene, baroni che certo non si son sentiti attaccati (e infatti non han protestato) e, in sostanza, una serie di paletti sempre nuovi che han solo reso più macchinoso garantire un'istruzione. Dunque, come dicevo, gli effetti sono la cosa importante, in politica, che sia la strada per l'inferno che quella per il paradiso sono lastricate di intenzioni più o meno buone.

Dunque ho provato a dare una lettura alla manovra di Bersani di questi 2 giorni, così manifestamente suicida da lasciar tutti pieni di parole di disprezzo. Un tiro libero, smarrimento, depressione, fastidio, tessere tagliate. Sperma dei renziani in ogni dove.

E se...

Se Bersani, che ha fatto malissimo la campagna elettorale non riuscendo a vincere elezioni già vinte, che ha provato l'unica cosa sensata (l'accordo con Grillo), che ha ricevuto porte in faccia, insulti, colpe del suo partito (e si, del partito, troppo facile dire Bersani, che per dio non è come gli altri), avesse pensato a qualcosa di più articolato?

Per esempio, supponiamo di essere a 3 giorni fa. Tuonavano i giornali contro una sinistra che ci faceva perdere tempo (certo, un partito sta zitto da 1 mese, l'altro dice solo vaffanculo e cazzate costituzionali ed è colpa della sinistra se perdiamo tempo). Il PdL si poneva come compatto, pronto all'accordo, istituzionale, responsabile, rassicurante. Il M5S che perde voti ad ogni dichiarazione dei suoi, perché grossomodo la sensazione è che stiano andando peggio di quanto i critici prevedessero. Renzi che spacca le balle perché non sa fare dichiarazioni senza distruggere il suo fragile partito. Lui, Bersani, è nel mezzo, col sigaro, la birra e la consapevolezza che il suo turno ormai è passato ma che, ad oggi, ogni alternativa distruggerebbe il partito in maniera irrimediabile. Quindi che fa? Si sacrifica e salva il partito, quel che ne rimane almeno. Fa l'accordo col PdL su Marino presidente della Repubblica. Putiferio, Sel che esce, il PD che si indigna, vecchia guardia ben arroccata, elettorato che intasa il sito di Rayanair. Ma se quel voto, che a quel punto volevo dire elezione certa, evidenziasse che in fondo il PdL non è così compatto, che c'è  una responsabile voglia di dialogo pur di uscire dall'empasse, che c'è una parte di PD che rivendica un'appartenenza di sinistra, uno spirito anticasta, una riabilitazione del distruttore per eccellenza, Renzi. Se servisse solo a bruciare il candidato che vuole il nemico, facendo vedere al nemico che le forze non le ha, così da aver le mani libere e abbracciare un accordo, questo si, di governo per un presidente condiviso con coloro che si proclamano rinnovatori e che solo con un governo avrebbero la possibilità di rinnovare. Se tanto ormai lui, Bersani, è perduto (per colpe non sue per la maggior parte) e allora tanto valeva spazzare via insieme a lui i responsabili di questo fallimento.

D'altro canto perfino D'Alema è qualche giorno che si sposta verso Renzi.

Ovviamente anche questo è un discorso ipotetico, fatto prima di vedere gli effetti, un potenziale boomerang che però vuole evidenziare una cosa molto semplice: la rete ancora non è pronta ad accogliere il dibattito politico, l'attualità. O meglio, ancora non siam pronti a riconoscere dove cominci il delirio e finisca la notizia, dove ci sia una manovra politica e dove cominciamo ad abboccare come pesci senza idee proprie. Insomma Twitter non può essere, non ancora, il modo di diffondere la notizia. Non siete pronti, non lo siamo. Abbiamo fretta di smettere di ragionare e non abbiamo ancora gli automatismi che servirebbero per dare il giusto peso alle cose. In questo i telegiornali ci son caduti da tempo, i giornali pure, qua e là. Ma la partita per la partecipazione consapevole e utile del cittadino alla vita politica non deve essere necessariamente persa a colpi di hashtag.

Poi oh, teste di pirla, il pd non è un partito di sinistra da un po'. Non facciamo quelli che cascan dal pero ogni volta che fanno una cosa da partito di centro centrosinitra con qualche lieve cedimento a destra. Insomma.


martedì 16 aprile 2013

Tirare giù il muro

Il retroscena che rende questo post unico è che lo sto scrivendo su Windows, non capitava da anni, 4 per l'esattezza. Niente, volevo rompere il ghiaccio con un'informazione che stupisce prima me di voi. Stavo per scrivere che in fondo il blocco note di windows è comodo quanto un qualunque editor di testo a licenza libera, ma mi sono accorto che sta mettendo tutto quello scritto fin qui in un'unica stramaledettissima riga, una cosa tanto idiota che manco una scimmia fatta di crack e arrabbiata con l'umanità perché gli ha attaccato la sifilide progetterebbe mai. Ecco, sistemato, la frase prima non la correggo (credo manchi della punteggiatura) così percepite il disagio di dover schiacciare 2 tasti per fare una cosa ovvia.

Dunque, amorevoli lettori e lettiere di queste pagine, è un po' che non ci sentiamo seriamente, mesi direi. I tempi delle supposte son stati gratificanti per me, ma in fondo avevan il sapore delle battute di qualcosadelgenere (che per altro mi legge, lo so per certo, è successo almeno 2 volte, punto fierezza per me) su Umore Maligno nella semestrale attesa per un suo post cui ormai ci ha abituato. Beh, in proporzione almeno. La verita è che son giunto alla conclusione di quel magico ovattato mondo dell'università, sono sceso dalla mia torre d'avorio rossa con il mio pomposo pezzo di carta pronto a succhiare la linfa vitale del mondo, che per chiarezza vorrei fosse la mia ostrica e non un sudamericano scorbutico. La sensazione credo che molti di voi la capiscano, almeno quello su 3 di voi che vota il PD, ed è di totale, imbarazzante, smarrimento. Questo si è sovrapposto a qualche sigaretta di troppo scroccata qua e là che decisamente ha messo a repentaglio i miei buoni propositi di circa 7 mesi fa. Che si è sovrapposto allo deludente sviluppo di serie televisive che potevano riempirmi la giornata. Che si è sovrapposto alla mia istantanea (nel senso di ora ora) scoperta che la funzione cerca su sto coso è ctrl+t e non ctrl+f come è giusto che sia. Ancor peggio: non usa ctrl+s per salvare, ma MAIUSC+F12, cristodio. Che si sovrappone all'irritante atteggiamento di 2 partiti su tre in parlamento. Che si sovrappone all'incapacità totale del terzo partito di resistere agli scossoni artificiosi di qualche giornalista e che, non pago, permette a tali scossoni di occupare l'intero dibattito interno. Che si è sovrapposto al fastidio che mi danno i renziani con quel sorrisetto da "ve l'avevo detto che bersani perdeva", che è esattamente la misura della pochezza di un partito, quel sorrisetto da stronzi che portate in parlamento. Che si è sovrapposto a quell'ansia attanagliante che può cogliere uno che si accinge ad andarsene dall'Italia per almeno 3 anni. Che si sovrappone alla rabbia verso tutte quelle cose che mi han a calci accompagnato verso questa decisione.

Insomma, è un periodo un po' denso e si traduce, come spesso accade, in una qual certa inoperosità reiterata, sempre uguale a se stessa, che mi ha portato a non trovare più contatto virtuale con voi. Ho percepito il vostro dispiacere, il vuoto che ho lasciato dentro i vostri cuori e non me ne è fregato un cazzo. Questo ha portato a del disprezzo verso la mia bontà d'animo, un processo di antitesi verso se stessi che si è tradotto, in sintesi, in strane, molto divertenti, conversazioni che avrei voluto tradurre in sceneggiature, in poesie costruite senza la minima idea di come vadano costruite, in un romanzo breve scritto e abortito. Nel processo di sintesi il tempo mi è volato via dalle dita, la scrittura è svanita, le occasioni sono sfumate, il tempo da disocuppato si è fatto minacciosamente grande. Inquietante.

Tra l'altro volevo far un post sull'epopea del movimento 5 stelle, su come abbian fatto dimenticare ai giornalisti quel minimo di dignità che servirebbe in quel lavoro (che, perdio, se voglion fare un incontro segreto non vi dicono nulla, mica vi tengono nascosto il dove), però ho commesso l'errore di non prendere appunti mentre lo pensavo con le gambe a penzoloni sulla finestra e quando ho provato a ricostruirlo non ho raggiunto lo stesso slancio di feroce creatività che vorrei metterci.

Però vi ricordo che una riduzione di 2500 euro al mese per 163 deputati è un bel messaggio, sicuramente, però si traduce in un risparmio di circa 8 centesimi di euro l'anno per ogni italiano. Deve essere chiaro che è un messaggio, bello e a mio avviso volutamente incompleto (perché il problema non è che guadagnano tanto, bensì che a conti fatti non devono neppure pagare niente), e chi lo fa passare per ciò che salva l'Italia è un mistificatore, un venditore di fumo.

Scusate, son molto arrabbiato dall'inizio della campagna elettorale, non riesco a non sconfinare nella politica ad ogni pié sospinto. Aspetto vostri consigli.

Dunque eccomi qui di nuovo, nella speranza che qualche piccola martellata butti giù la diga che trattiene il me scrittore (il me scrivente diciamo, più appropriato), il me fisico (nel senso scientifico), il me neolaureato disoccupato dall'uscire dalla calda coperta bagnata dell'irrealtà, abbracciare nuovamente la massa di stronzi comunemente detta società civile (per il 99%) e diventare finalmente un bimbo grande.

Per lo meno tirare fino ai 50 anni e farmi eleggere presidente della repubblica e ciao bastardi.

Per altro, se aggiungete delle frasi sul blocco note di Windows e avete impostato l'accapo automatico perché senza è oggettivamente delirante, lui terrà comunque gli accapo messi in precedenza, facendoti ritrovare il testo con l'aspetto di un orrendo haiku. Ditemi voi se non è un vita di merda questa.

giovedì 4 aprile 2013

Lo scorrere del tempo

Giusto perché si prospetta un ritorno del Cavaliere come unico grande vincitore delle prossime elezioni pensate che quando lui scendeva in campo (Gennaio 94) avevo appena imparato a contare e facevo cose del genere



Ora sono dottore magistrale (si, fa pomposo, ma è così) in fisica teorica e faccio cose del genere


Se non è il tempo trascorso che vi ha impressionato, provate a pensare a quanto son migliorato io... e quanto lui.

martedì 2 aprile 2013

Le colpe dei padri

Tempi incerti, tempi anarchici, tempi freddi, da primavera timida, che non entra sicura, che manco pare averci la voglia di bussare. Siamo uggiosi, tutti, un trenta per cento che prova a governare, un trenta meno poco per cento che dice che no perché loro rappresentano di più il Paese reale e il trenta meno un po' di più per cento che fa finta di non aver alcuna responsabilità passata o futura e se ne sta zitto, buono buono in un angolone, che senza di loro tanto non si può far nulla, ma con loro non è che sia proprio la festa dell'operosità. Voglio dire, vent'anni... Beh magari i prossimi 20 se li giocano meglio dai, basta aspettare. Ma magari di questo parliamo nei prossimi giorni.

Riflettevo, nello smarrimento tipico di chi sta scegliendo da che parte dirigersi una volta superate le alpi, sulla grande stagione delle proteste giovanili, delle proteste operaie, degli studenti con gli operai, dei metalmeccanici con gli autisti dei bus, degli studenti contro gli studenti, delle donne contro l'ingiustizia, dei sindacati contro il potere. Poi è passato subito.

In fondo noi si è la generazione del dopo. Troppo giovani per aver visto i Rolling Stones dal vivo, troppo giovani per alzare un pugno al cielo con la giustizia nel cuore, troppo giovani per aver provato la droga, di quella buona, prima dell'avvento della chimica malvagia, quando ancora c'erano le porte della percezione. La generazione senza valori, che non esistavamo mica quando si protestava davvero, quando aveva un senso protestare. Non siamo quelli che hanno provato a cambiare il mondo, siamo gli adagiati, i soddisfatti, cui tutto è concesso e cui il vizio è garantito. La generazione di fannulloni privi di identità politica, culturale e musicale che pensa a guardare la televisione (da piccoli) e il social network (da medi) e chissà quale altra diavoleria succhia anima che distruggerà il nostro pensiero (da grandi).

La generazione cresciuta a colpi di ai miei tempi e ragazzo mio, di fossi per il lungo e di quante ne ho fatte alla tua età.

Insomma, quelli che non hanno il merito di nulla e che non potranno mai avere il merito di nulla, perché i Rolling Stones mica torneranno mai a suonare come prima e il mondo mica si può cambiare ancora, che quelli prima l'han già cambiato nel modo giusto, che se vai alle manifestazioni e peschi a caso gente, 9 su 10 manco sanno per cosa stan protestando, che se i valori son morti mica li si può resuscitare.

Certo, quelli prima sono proprio i responsabili di grossomodo ogni singola ingiustizia presente su questo sasso roteante nella galassia, quelli prima son quelli che da piccoli ci han messo davanti alla televisione che così magari il cazzo lo si rompeva di meno, son quelli che ci han spazzato sotto al culo, son quelli che andavano alle manifestazioni perché ci stava quella tipa carina e che invecchiando s'è fatta meno carina e alle manifestazioni cazzo ci vado a fare. Sono quelli che non vedevano l'ora di dire alla generazione dopo quello che gli diceva la generazione prima, che in quegli anni eran diventati tutti partigiani, pure i fascisti, pur di dire a quelli dopo che non facevano un cazzo. Sono quelli che poi sono andati nei consigli di amministrazione con le loro lauree finte, nei consigli regionali coi loro voti comprati e hanno, finalmente, come promesso, sfasciato tutto. Nella maniera sbagliata, forse. No, sicuramente. Quelli che c'erano prima si son stancati, come quelli prima di loro, di sognare e sorridere come una volta, di far il più piccolo gesto che esista per lasciare il mondo un filino, ma proprio poco, migliore di come lo si è trovato. Anzi, in una spinta di invidia per la sopraggiunta gioventù con potenzialmente le stesse occasioni che loro hanno bruciato, han trovato ogni modo, e su questo son pure stati efficienti, per evitare che qualche sbarbato imparasse che quello di cui il mondo ha bisogno è dentro di lui.

Così ci troviamo degli ex rivoluzionari che stanno con la giacca e la cravatta nel cervello (che mica è questione di bei vestiti, mica si deve andare in giro con le scarpe di cartone) e finiscono di spartirsi la carcassa della società che hanno contribuito a distruggere, dei giovani che prendono il potere e dicono di essere giovani anche se c'han 40 anni e pensieri da ottantenni e dei ragazzi che crescono droni perché così gli hanno insegnato quelli che li criticano per la lobotomia che loro gli han prenotato.

Quindi forse al posto di pensare a cosa fare dopo i partiti, oltre i sindacati, proviamo a pensare a cosa dovremmo fare prima dei partiti, prima dei sindacati, prima dei movimenti, proviamo a cogliere quell'occasione che tutti han calpestato prima di noi e riflettiamo su quei piccoli, insignificanti, gesti che definiscono la generosità e, per dio, cambiano il mondo. Poi vedi che il governo si fa in fretta, fidati. Fidati cazzo.

E se non lo fai sei stronzo, non ci sono scuse, non ti costa nulla, farebbe bene pure a te, te l'ho pure detto, se non lo fai è un atto deliberato, contro tutto, contro tutti, contro te stesso. E mi fai schifo.