Tempi incerti, tempi anarchici, tempi freddi, da primavera timida, che non entra sicura, che manco pare averci la voglia di bussare. Siamo uggiosi, tutti, un trenta per cento che prova a governare, un trenta meno poco per cento che dice che no perché loro rappresentano di più il Paese reale e il trenta meno un po' di più per cento che fa finta di non aver alcuna responsabilità passata o futura e se ne sta zitto, buono buono in un angolone, che senza di loro tanto non si può far nulla, ma con loro non è che sia proprio la festa dell'operosità. Voglio dire, vent'anni... Beh magari i prossimi 20 se li giocano meglio dai, basta aspettare. Ma magari di questo parliamo nei prossimi giorni.
Riflettevo, nello smarrimento tipico di chi sta scegliendo da che parte dirigersi una volta superate le alpi, sulla grande stagione delle proteste giovanili, delle proteste operaie, degli studenti con gli operai, dei metalmeccanici con gli autisti dei bus, degli studenti contro gli studenti, delle donne contro l'ingiustizia, dei sindacati contro il potere. Poi è passato subito.
In fondo noi si è la generazione del dopo. Troppo giovani per aver visto i Rolling Stones dal vivo, troppo giovani per alzare un pugno al cielo con la giustizia nel cuore, troppo giovani per aver provato la droga, di quella buona, prima dell'avvento della chimica malvagia, quando ancora c'erano le porte della percezione. La generazione senza valori, che non esistavamo mica quando si protestava davvero, quando aveva un senso protestare. Non siamo quelli che hanno provato a cambiare il mondo, siamo gli adagiati, i soddisfatti, cui tutto è concesso e cui il vizio è garantito. La generazione di fannulloni privi di identità politica, culturale e musicale che pensa a guardare la televisione (da piccoli) e il social network (da medi) e chissà quale altra diavoleria succhia anima che distruggerà il nostro pensiero (da grandi).
La generazione cresciuta a colpi di ai miei tempi e ragazzo mio, di fossi per il lungo e di quante ne ho fatte alla tua età.
Insomma, quelli che non hanno il merito di nulla e che non potranno mai avere il merito di nulla, perché i Rolling Stones mica torneranno mai a suonare come prima e il mondo mica si può cambiare ancora, che quelli prima l'han già cambiato nel modo giusto, che se vai alle manifestazioni e peschi a caso gente, 9 su 10 manco sanno per cosa stan protestando, che se i valori son morti mica li si può resuscitare.
Certo, quelli prima sono proprio i responsabili di grossomodo ogni singola ingiustizia presente su questo sasso roteante nella galassia, quelli prima son quelli che da piccoli ci han messo davanti alla televisione che così magari il cazzo lo si rompeva di meno, son quelli che ci han spazzato sotto al culo, son quelli che andavano alle manifestazioni perché ci stava quella tipa carina e che invecchiando s'è fatta meno carina e alle manifestazioni cazzo ci vado a fare. Sono quelli che non vedevano l'ora di dire alla generazione dopo quello che gli diceva la generazione prima, che in quegli anni eran diventati tutti partigiani, pure i fascisti, pur di dire a quelli dopo che non facevano un cazzo. Sono quelli che poi sono andati nei consigli di amministrazione con le loro lauree finte, nei consigli regionali coi loro voti comprati e hanno, finalmente, come promesso, sfasciato tutto. Nella maniera sbagliata, forse. No, sicuramente. Quelli che c'erano prima si son stancati, come quelli prima di loro, di sognare e sorridere come una volta, di far il più piccolo gesto che esista per lasciare il mondo un filino, ma proprio poco, migliore di come lo si è trovato. Anzi, in una spinta di invidia per la sopraggiunta gioventù con potenzialmente le stesse occasioni che loro hanno bruciato, han trovato ogni modo, e su questo son pure stati efficienti, per evitare che qualche sbarbato imparasse che quello di cui il mondo ha bisogno è dentro di lui.
Così ci troviamo degli ex rivoluzionari che stanno con la giacca e la cravatta nel cervello (che mica è questione di bei vestiti, mica si deve andare in giro con le scarpe di cartone) e finiscono di spartirsi la carcassa della società che hanno contribuito a distruggere, dei giovani che prendono il potere e dicono di essere giovani anche se c'han 40 anni e pensieri da ottantenni e dei ragazzi che crescono droni perché così gli hanno insegnato quelli che li criticano per la lobotomia che loro gli han prenotato.
Quindi forse al posto di pensare a cosa fare dopo i partiti, oltre i sindacati, proviamo a pensare a cosa dovremmo fare prima dei partiti, prima dei sindacati, prima dei movimenti, proviamo a cogliere quell'occasione che tutti han calpestato prima di noi e riflettiamo su quei piccoli, insignificanti, gesti che definiscono la generosità e, per dio, cambiano il mondo. Poi vedi che il governo si fa in fretta, fidati. Fidati cazzo.
E se non lo fai sei stronzo, non ci sono scuse, non ti costa nulla, farebbe bene pure a te, te l'ho pure detto, se non lo fai è un atto deliberato, contro tutto, contro tutti, contro te stesso. E mi fai schifo.
Riflettevo, nello smarrimento tipico di chi sta scegliendo da che parte dirigersi una volta superate le alpi, sulla grande stagione delle proteste giovanili, delle proteste operaie, degli studenti con gli operai, dei metalmeccanici con gli autisti dei bus, degli studenti contro gli studenti, delle donne contro l'ingiustizia, dei sindacati contro il potere. Poi è passato subito.
In fondo noi si è la generazione del dopo. Troppo giovani per aver visto i Rolling Stones dal vivo, troppo giovani per alzare un pugno al cielo con la giustizia nel cuore, troppo giovani per aver provato la droga, di quella buona, prima dell'avvento della chimica malvagia, quando ancora c'erano le porte della percezione. La generazione senza valori, che non esistavamo mica quando si protestava davvero, quando aveva un senso protestare. Non siamo quelli che hanno provato a cambiare il mondo, siamo gli adagiati, i soddisfatti, cui tutto è concesso e cui il vizio è garantito. La generazione di fannulloni privi di identità politica, culturale e musicale che pensa a guardare la televisione (da piccoli) e il social network (da medi) e chissà quale altra diavoleria succhia anima che distruggerà il nostro pensiero (da grandi).
La generazione cresciuta a colpi di ai miei tempi e ragazzo mio, di fossi per il lungo e di quante ne ho fatte alla tua età.
Insomma, quelli che non hanno il merito di nulla e che non potranno mai avere il merito di nulla, perché i Rolling Stones mica torneranno mai a suonare come prima e il mondo mica si può cambiare ancora, che quelli prima l'han già cambiato nel modo giusto, che se vai alle manifestazioni e peschi a caso gente, 9 su 10 manco sanno per cosa stan protestando, che se i valori son morti mica li si può resuscitare.
Certo, quelli prima sono proprio i responsabili di grossomodo ogni singola ingiustizia presente su questo sasso roteante nella galassia, quelli prima son quelli che da piccoli ci han messo davanti alla televisione che così magari il cazzo lo si rompeva di meno, son quelli che ci han spazzato sotto al culo, son quelli che andavano alle manifestazioni perché ci stava quella tipa carina e che invecchiando s'è fatta meno carina e alle manifestazioni cazzo ci vado a fare. Sono quelli che non vedevano l'ora di dire alla generazione dopo quello che gli diceva la generazione prima, che in quegli anni eran diventati tutti partigiani, pure i fascisti, pur di dire a quelli dopo che non facevano un cazzo. Sono quelli che poi sono andati nei consigli di amministrazione con le loro lauree finte, nei consigli regionali coi loro voti comprati e hanno, finalmente, come promesso, sfasciato tutto. Nella maniera sbagliata, forse. No, sicuramente. Quelli che c'erano prima si son stancati, come quelli prima di loro, di sognare e sorridere come una volta, di far il più piccolo gesto che esista per lasciare il mondo un filino, ma proprio poco, migliore di come lo si è trovato. Anzi, in una spinta di invidia per la sopraggiunta gioventù con potenzialmente le stesse occasioni che loro hanno bruciato, han trovato ogni modo, e su questo son pure stati efficienti, per evitare che qualche sbarbato imparasse che quello di cui il mondo ha bisogno è dentro di lui.
Così ci troviamo degli ex rivoluzionari che stanno con la giacca e la cravatta nel cervello (che mica è questione di bei vestiti, mica si deve andare in giro con le scarpe di cartone) e finiscono di spartirsi la carcassa della società che hanno contribuito a distruggere, dei giovani che prendono il potere e dicono di essere giovani anche se c'han 40 anni e pensieri da ottantenni e dei ragazzi che crescono droni perché così gli hanno insegnato quelli che li criticano per la lobotomia che loro gli han prenotato.
Quindi forse al posto di pensare a cosa fare dopo i partiti, oltre i sindacati, proviamo a pensare a cosa dovremmo fare prima dei partiti, prima dei sindacati, prima dei movimenti, proviamo a cogliere quell'occasione che tutti han calpestato prima di noi e riflettiamo su quei piccoli, insignificanti, gesti che definiscono la generosità e, per dio, cambiano il mondo. Poi vedi che il governo si fa in fretta, fidati. Fidati cazzo.
E se non lo fai sei stronzo, non ci sono scuse, non ti costa nulla, farebbe bene pure a te, te l'ho pure detto, se non lo fai è un atto deliberato, contro tutto, contro tutti, contro te stesso. E mi fai schifo.
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