lunedì 18 novembre 2013

La febbre e la mattina

Irrompe con funzione continua nell'oscurità, ha il sapore del tabacco fresco bruciato, ha la violenza di miliardi di fotoni. Cancella la notte, il tramonto precedente e tutto ciò che c'era in mezzo. La mattina ha il volto della mietitrice del fascino. Formichine operose intorno a me camminano spedite, io guardo il cielo come il solito tossico e brucio il mio tabacco con sfrigolii di piacere. Nuvola. La notte è passata, sei sopravvissuto, quasi indenne con i pensieri criminali di una notte insonne, e ne sei uscito più forte.

Non prende sonno e quando dorme trema.

Una mezzora di follia, cancellata nel turbinio di parole, nella febbre, nei tremori, nelle urla soffocate da un cuscino, da una porta presa a pugni, dai malti.

Ma è mattina, sei in piedi e il mondo scorre operoso intorno alla tua nuvola, colazione dei campioni, gli occhi si fanno meno stanchi ad ogni sospiro, l'aria fresca di Parigi in una mattina di metà novembre. Fin da piccolo i malanni li sconfiggi con la notte, un'abilità che non hai perso, perché la notte è la dama delle frasi facilmente costruibili. Sempre.

Rimani splendido.

Rimaniamo.

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