mercoledì 5 dicembre 2012

Le cuffie sono uno strumento di oppressione del popolo


Quando mi sposto da un punto A ad un punto B, tipicamente, ascolto la musica. La ascolto per le stesse ragioni di tutti: mi piace, solo così riesco a impararla, solo così riesco a non pensare a sti due fisici teorici francesi che mi prendono in giro nei loro articoli, non voglio sentire i discorsi della gente, la gente fa schifo. Pertanto mi trovo costretto a confrontarmi con uno dei maggiori drammi della vita dell'uomo moderno: le cuffie, gli auricolari.

Col passare del tempo si sono evolute parecchio, oramai è come se avessi il batterista seduto tra l'incudine e il martello che rulla sulla staffa, e proprio qui sta il problema: sono ormai di gran lunga l'unico modo sensato di ascoltare la musica che voglio io, al volume che voglio io, ben nascosto dal mondo cattivo che ascolta musica di merda. Insomma, un oggetto inutile si è reso indispensabile e come tutti gli oggetti inutili che si rendono indispensabili fa cagare.

No, cari miei, non son caduto nell'affollata fossa comune della contraddizione, è che non sono ancora arrivato al punto.

Io le mie cuffie le tratto sempre benissimo, non si annodano mai, ma mai, quando non le uso le stacco dal lettore mp3, le ripiego ordinate senza tendere il filo, senza creare curvature strette, senza avvitamenti. Ho un dannatissimo talento naturale nello stare ben attento che nessuna parte, ivi comprese le fragili parti iniziali e finali del filo, si pieghi o comunque si sposti dalla naturale posizione rettilinea. Il mio talento, nonché uno dei motivi che mi rende persona migliore di te, caro lettore, sta nel fare tutto questo senza il minimo sforzo, saprei farlo anche con i piedi mentre penzolo dalla cima del Monte Bianco durante una bufera.

Ci sono voluti anni per sviluppare questa maniacale cura di un oggetto di poco conto, in particolare ce ne sono voluti 11. Me lo ricordo perché il momento in cui i poteri forti hanno deciso che le cuffie non potevano non rompersi mai è stato, probabilmente, a cavallo tra il 2000 ed il 2001. I poteri forti hanno percepito che il mondo della musica egoista stava per prendere il sopravvento alla più socialista musica diffusa attraverso quei comodi stereo appoggiati alla spalla o ad uno scaffale e han deciso che no, gli auricolari non potevano non rompersi. Ed è così che hanno inziato a rompersi, sistematicamente, non succede loro nulla, un momento vanno, il momento dopo ti sembra di essere Van Gogh. Comincia dunque il periodo in cui per avere nuovamente il caldo abbraccio della tua musica, un abbraccio con due braccia intendo, vai in giro con la testa inclinata verso destra di 32.7°, mentre col dito tieni l'attaccatura del filo ad una curvatura compatibile con quella che si può trovare in prossimità di una singolarità dello spazio tempo. 

Ti dirò, oramai è diventato pure comodo ascoltare la musica così, faccio anche stretching.

Si, ma toglimi la mano dal culo.

428 giorni di utilizzo, il mio attuale record di utilizzo di un paio di auricolari. Fortunatamente per la dignità umana il momento in cui il primo auricolare muore segna l'inesorabile morte del gemello entro 8/9 giorni, speriamo che i poteri forti non si accorgano che lasciandolo funzionare potrebbero costringerci tutti a fare qualunque cosa. Cominci ad aggirarti per la città, con le orecchie stuprate dai racconti delle patetiche vite altrui, a sottolineare quanto sia patetica anche la tua, sebbene tu sia meglio degli altri perché sai conservare le cuffie, finché non vai a comprartene delle altre, ti convinci pure che, in fondo, una volta all'anno puoi anche permetterti di comprare una cosa per romperla. Così paghi non meno di 10 euro per avere un suono decente, consapevole che quella vostra unione più profonda di qualunque relazione umana è destinata a morire in due colpi, consapevole che finirà, deprimente felicità. 
Pensi che forse potresti prendere quelle più costose che magari durano di più.
No. Non durano di più, costano di più, ogni tanto suonano sensibilmente meglio delle altre, ma se non siete dei direttori d'orchestra il più delle volte non ve ne accorgerete.
Esci dal negozio, vergognandoti come una puttana minorenne, ti godi quelle prime note intorno a te.
Ti senti meglio a sentire meglio.
Ti riprometti che questa volta le farai durare di più.

Ti hanno reso schiavo e sei pure in affitto nella tua baracca.

2 commenti:

  1. Un giorno pagai di più per qualità superiore. Suono stupendo, ma durata uguale. In compenso, le mie attuali cuffie non si annodano mai. Neanche volendo.
    Non so quanto dureranno.

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  2. Ogni tanto provo un moto di invidia verso quelli che sanno girare con un paio cuffie da studio di registrazione, di quelle enormi, magari coloratissime, senza vergognarsi. Sembrano belle solide e di una qualità pazzesca!

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